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ESOF, da Tolosa a Trieste

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Credits: ©GuillaumeGimenez/ESOF2018

Lo scorso 14 luglio, a Tolosa, un sole caldo martellava i tetti delle case color pastello mentre la città si preparava per i tradizionali giochi pirotecnici serali organizzati sul fiume in occasione della fête nationale. Mentre l’elettrizzante attesa della finale mondiale iniziava a riempire le strade, al centro congressi Pierre Baudis alle spalle del giardino botanico si concludeva, senza troppo clamore, l’ottava edizione dell’EuroScience Open Forum (ESOF).

Sono ancora in pochi a conoscerlo, ancora meno coloro che vi hanno attivamente preso parte. Eppure ESOF resta oggi il più importante evento paneuropeo dedicato al dibattito tra scienza, tecnologia, società e politica.

Nessun’altra manifestazione raccoglie una tale varietà di attori, tematiche, pubblici. Pur non rientrando nelle definizioni classiche di festival della scienza, conferenza specialistica o fiera tecnologica, ESOF conserva e mescola aspetti di tutti questi formati, facendoli propri.

Credit: Anna Lombardi

Il risultato è una piattaforma aperta per discutere di scienza nel suo significato più ampio di conoscenza, un luogo dove sapere e competenze vengono condivisi in una dimensione interdisciplinare, multiculturale e transgenerazionale. “Spero che, nel corso di questa settimana, ciascuno di voi troverà qualcosa di speciale e originale, un buon ricordo da portare a casa”, aveva auspicato Anne Cambon-Thomsen (Champion ESOF 2018 Tolosa) durante la cerimonia di apertura.

La scienza prova ad aprirsi alla cittadinanza

L’idea è che tutti possano trovare uno spunto di riflessione, una curiosità da approfondire: che si tratti di bambini, giovani ricercatori, imprenditori, politici, appassionati di scienza, l’evento offre un’ampia scelta di temi e attività. L’essenza di questo forum è racchiusa in quella terza lettera dell’acronimo: “O” che sta per “open”, aperto. Aperto all’ascolto dei giovani e dei cittadini, alla discussione dell’agenda politica, alla definizione di un nuovo concetto di sistema scientifico, alla promozione di un dialogo genuino tra scienza e società. Secondo Carlos Moedas, Commissario europeo per la ricerca, la scienza e l’innovazione: “ESOF è un importante punto di ritrovo per la nostra società, per discutere di ricerca e innovazione. Qualcosa di unico e, al tempo stesso, necessario: oggi più che mai abbiamo bisogno di una ricerca che sia più collaborativa, aperta e d’impatto per la società”.

Carlos Moedas a ESOF 2018. Credit: ©GuillaumeGimenez/ESOF2018

Arrivato all’ottava edizione, ESOF nasce quattordici anni fa da un’idea di Carl Johan Sundberg, docente di fisiologia al Karolinska Institutet e membro di EuroScience: “Quando venni eletto nel board di EuroScience nel 1998, capii subito che era necessario accrescerne l’impatto. Ero convinto che l’Europa dovesse unirsi in una qualche forma di forum per discutere dell’importanza della scienza e della tecnologia per lo sviluppo e la democrazia,” ha dichiarato. Fu così che, ispirandosi al format ormai consolitato dell’American Association for the Advancement of Science (AAAS) meeting americano, propose di istituire l’EuroScience Open Forum. La prima edizione fu organizzata a Stoccolma nel 2004 e, da allora, è stato ospitato a cadenza biennale da una diversa città europea: Monaco, Barcellona, Torino, Dublino, Copenhagen, Manchester, Tolosa, e il prossimo a Trieste.

I temi dell'edizione di Tolosa

Un’edizione, quella di Tolosa, in linea con la tradizione in termini di partecipazione e di programma. Le prime stime parlano di oltre 4.300 partecipanti provenienti da 85 nazioni, più di 200 sessioni, 120 eventi in città per il Science in the City festival, oltre 50 espositori in rappresentanza del mondo dell’industria, dell’editoria scientifica, degli istituti di ricerca.

Dati ufficiali relativi al numero di partecipanti, paesi rappresentati ed espositori delle prime sette edizioni di ESOF (Fonte: EuroScience)

Minimo, tuttavia, è parso il coinvolgimento della città: il festival organizzato per le vie cittadine, da sempre parte integrante di ESOF, era percepito come un’entità a sé state rispetto a quanto avveniva all’interno del centro congressi, di fatto riducendo la risonanza dell’evento a livello locale.

Come in passato, numerose sessioni correvano in parallelo trattando al contempo temi di stringente attualità, come gli effetti della Brexit sulla scienza europea, e altri più generali come la ricerca di nuove fonti di energia e l’invecchiamento della popolazione. Quest’anno molto spazio è stato dedicato alla parità di genere nel mondo scientifico e alle politiche della ricerca, ai cambiamenti climatici e all’intelligenza artificiale. Pur trattandosi di temi molto ampi, si può scorgere un filo rosso: molti degli argomenti più ricorrenti corrispondono alle aree scientifiche maggiormente finanziate dai Programmi Quadro e ai principali interessi scientifici dei cittadini europei emersi in un sondaggio di qualche anno fa (Public perceptions of science, research and innovation, Eurobarometro 2014).

Poco spazio alle scienze umane e sociali

Le scienze umane, anche stavolta, grandi assenti, con pochissime sessioni dedicate. “Ma non c’è da stupirsi,” ha dichiarato la vicepresidente di EuroScience, Raphaëla Kitson-Pantano. “Finché ci sarà un solo membro del programme committee in rappresentanza delle scienze umane e nove appartenenti alle scienze cosiddette dure, non possiamo aspettarci che le cose cambino”.

Ancora una volta, dunque, ESOF ha restituito un’immagine della scienza ormai profondamente radicata nella nostra società ma che è ben lontana dall’essere realmente inclusiva di tutti i campi del sapere.

Nel complesso, Tolosa non ha brillato per vivacità, coraggio o spirito di innovazione. Stessa impostazione, stessi formati, nessun ospite di particolare rilevanza mediatica fatta eccezione per Cédric Villani, vincitore della medaglia Fields nel 2010 e oggi deputato tra le fila del partito di Emmanuel Macron, che è intervenuto nel corso della cerimonia di apertura.

Cerimonia di apertura, ESOF 2018 Tolosa. Credits: ©GuillaumeGimenez/ESOF2018

Unica vera novità rispetto al passato, il programma YESOF (Young + ESOF), dedicato ai giovanissimi: oltre cento eventi realizzati tra il 2017 e il 2018, incontri con scienziati, attività per le scuole della regione, con l’obiettivo di avvicinare bambini e ragazzi a tematiche scientifiche e mostrando loro alcuni aspetti della complessa macchina della ricerca europea. Nel corso della settimana del forum hanno presentato poster, partecipato a tavole rotonde dedicate, ideato e assemblato la mascotte ufficiale dell’evento. Per la prima volta anche i più piccoli sono così entrati a pieno titolo tra i tanti attori di ESOF. 

Concepito per essere una piattaforma europea aperta a tutti coloro che ruotano, a vario titolo, attorno al mondo della scienza, ESOF attrae da sempre una varietà di pubblici unica nel suo genere. Scienziati e accademici cui si affiancano imprenditori, politici, comunicatori, insegnanti, studenti, appassionati e curiosi. Tutti trovano un loro spazio all’interno di ESOF, i confini tra scienza e società si fanno più sfumati e i ruoli tradizionali perdono significato: la produzione di conoscenza è un atto collettivo, non più appannaggio di pochi. Ciascuna delle categorie enumerate poc’anzi è diversamente rappresentata a ESOF: tanti i giovani ricercatori e i comunicatori scientifici, pochissimi invece gli imprenditori e gli scienziati senior.

Coinvolgere di più le università

“Il vero fulcro di ESOF è il programma scientifico”, sostiene Sundberg. “Eppure, in ambito accademico, l’evento è poco (o affatto) conosciuto”. Professori e ricercatori partecipano solo se invitati come relatori o come organizzatori/moderatori di una o più sessioni del forum: alla ricerca di visibilità, spesso non considerano tutti gli altri vantaggi che ESOF potrebbe offrire loro.

Andrea Ferrari, professore dell’Università di Cambridge e ospite a ESOF 2010 Torino, ha dichiarato: “Non è un luogo in cui mi aspettavo di sentire gli ultimi risultati scientifici nel mio campo. La parte più interessante, per me, è stato il contatto con ambiti di ricerca molto lontani dal mio, ambiti con cui forse non sarei mai entrato in contatto in altro modo. Questo rappresenta un grande valore aggiunto, in grado di condurre la ricerca verso nuove e inaspettate direzioni”. Un altro aspetto da non sottovalutare è la possibilità, offerta agli universitari, di un confronto aperto con esperti e professionisti di altri settori su temi di stringente attualità per il mondo della ricerca come la costante ricerca di finanziamenti, le possibilità di carriera, il dialogo con le instituzioni.

ESOF, dal canto suo, trarrebbe vantaggio da un maggior coinvolgimento degli accademici: questi sono i migliori interlocutori per media e imprese, ricoprono il ruolo di sostenitori del mondo scientifico nei dibattiti con politici e policy maker, e sono importanti figure di riferimento per le nuove generazioni di scienziati e giovani ricercatori, che oggi rappresentano circa il 20% dei partecipanti totali. Il numero di questo gruppo di attori è aumentato esponenzialmente nel corso delle prime cinque edizioni, grazie soprattutto all’introduzione di nuovi programmi a loro dedicati tra cui il Career Programme (2006) e lo Science to Business Programme (2010).

Parità di genere ma pochi i giovani ricercatori

Interessante constatare che, a differenza di quanto accade per gli accademici senior, la parità di genere è ormai una realtà tra i più giovani e, in alcune edizioni, è stata addirittura riscontrata una prevalenza femminile. La scelta di tematiche quali mentoring, pianificazione del percorso lavorativo, sviluppo professionale dentro e fuori dal mondo accademico rivela una precisa strategia comunicativa, per attrarre questo tipo di target. Tuttavia lo scarso dinamismo, l’assenza di ospiti di spicco e di novità rilevanti nei formati, potrebbero essere alcune delle ragioni alla base del vistoso calo del numero di giovani ricercatori osservato negli ultimi anni.

Dati ufficiali relativi al numero di giovani ricercatori registrati nelle prime sette edizioni di ESOF (Fonte: EuroScience)

Fallimentare il rapporto con le imprese

Un capitolo a parte va dedicato al rapporto tra ESOF e il mondo dell’impresa. Un rapporto che, fin dall’inizio, si è rivelato fallimentare. Grandi aziende internazionali quali Johnson&Johnson, L’Oreal, Elsevier sponsorizzano l’evento fin dalle prime edizioni, ma le quantità di denaro che sono disposte a investire sono del tutto trascurabili rispetto ai loro standard. Il programma Science to Business, introdotto a Torino nel 2010 per ridurre gli ostacoli tra industria e mondo accademico, non ha avuto successo né in termini di interesse nè di partecipazione. Il numero di aziende e startup europee ad alto contenuto tecnologico presenti resta minimo: solo 113 nel 2016, su un totale di oltre 800.000 (Startup Europe, October 2017). Secondo Kitson-Pantano, “il vero problema è che ESOF non è stato in grado di parlare con le aziende. Quello che le grandi aziende bramano è avere accesso ai ricercatori. ESOF dovrebbe concentrarsi su questo, perché è esattamente quanto potrebbe offrire”.

Nel corso degli anni ESOF è cresciuto in modo costante, seppur discreto, ma non è mai riuscito a decollare davvero. Minimi gli effetti sulle città ospitanti: soltanto il Festival of Curiosity di Dublino, eredità dell’edizione ESOF 2012, è diventato un appuntamento annuale. Fatta eccezione per uno sporadico rafforzamento delle collaborazioni tra enti scientifici e istituzioni locali e una temporanea promozione del turismo scientifico, ESOF non ha mai lasciato segni tangibili e duraturi del suo passaggio. Lo stesso è accaduto anche quest’anno a Tolosa.

Giornalisti sceintifici fra i protagonisti della manifestazione

Ad aver colto a pieno l’essenza e le potenzialità di ESOF sono invece comunicatori e giornalisti scientifici. La loro presenza è rimasta pressoché invariata dal 2004, con oscillazioni tra il 10 e il 20% dei partecipanti totali. Destreggiandosi sul fragile confine tra scienza e società, ricoprono un duplice ruolo: dare visibilità all’evento e accrescere la consapevolezza dell’opinione pubblica sulle molteplici connessioni che legano questi due mondi e sull’importanza della ricerca per uno sviluppo sostenibile.

Il ruolo di ESOF nella definizione della società europea della conoscenza

Oltre a fornire concrete possibilità di crescita professionale e di networking ad attori specifici del panorama scientifico contemporaneo, obiettivi che condivide con il corrispettivo AAAS meeting americano, ESOF gioca un ruolo importante in una partita molto più ampia: la definizione di una identità europea condivisa, per molti versi ancora in fase di maturazione.

L’Europa è una realtà molto giovane e ancora frammentata, un mosaico di culture, etnie, storie. L’invito di ESOF è rendere la scienza, nella sua accezione più ampia di conoscenza, uno dei fattori identitari per questa nuova Europa in fase di maturazione. Si auspica una società che, all’innalzamento di barriere, prediliga ideali contemplati dal sistema valoriale scientifico quali dialogo, collaborazione e integrazione; una potenza economica che promuova conoscenza e innovazione per creare opportunità commerciali, occupazionali e di crescita. “Senza scienza non c’è conoscenza e non può esserci democrazia” ha dichiarato Moedas nel corso della cerimonia di apertura a Tolosa.

Utopia? Forse, ma alcuni sondaggi commissionati dal Parlamento Europeo rivelano un rapporto dei cittadini europei con la scienza meno critico di quanto si potrebbe pensare. La maggior parte degli europei considera questo campo di studi fondamentale per il progresso della società, e l’alfabetizzazione scientifica è oggi più alta che mai: oltre il 50% ha approfondito discipline scientifiche nel corso del suo percorso di studi.

La maggior parte degli intervistati (2 su 3), tuttavia, dichiara di non avere strumenti per far valere la propria opinione in decisioni politiche su questioni a sfondo scientifico, e solo un esiguo 10% afferma di aver partecipato a dibattiti pubblici su tali argomenti nel corso della sua vita. Alla luce di questi dati è facile intuire il motivo per cui manifestazioni come ESOF, promuovendo il dialogo e offrendo uno spazio aperto a tutti gli interlocutori interessati, siano così importanti.

La scommessa di ESOF Trieste

Concluso l’evento di Tolosa, ora tutti gli occhi sono puntati su Trieste che ospiterà la nona edizione del forum nel 2020. La cerimonia di chiusura del 14 luglio scorso ha dato ufficialmente il via alla macchina organizzativa. Dopo Torino, nel 2010, questa è la seconda volta che una città italiana si fregerà del titolo di “Città europea della scienza”, e le aspettative su Trieste sono già molto alte.

Trieste spera di far meglio e ha già una serie di progetti in cantiere, tra cui un museo permanente della scienza e della tecnologia. L’obiettivo forse più ambizioso della città giuliana è però quello di diventare lo snodo strategico culturale e scientifico del centro Europa promuovendo un network di centri di ricerca e imprese proiettato verso i paesi dell’Europa Orientale e i Balcani. Per farlo, all’inizio di quest’anno è stato attivato un programma di eventi per cercare di coinvolgere quelle regioni che, fino a oggi, ESOF sembrava aver dimenticato.

Un’attenta analisi delle edizioni passate potrà aiutare Trieste a individuare punti di forza e debolezze di questa manifestazione che, pur attuale nei contenuti e nei messaggi che lancia alla società contemporante, ha ancora bisogno di tempo per crescere e farsi conoscere da un pubblico più vasto.

 


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