fbpx Dottori di ricerca, una risorsa su cui investire | Scienza in rete

Dottori di ricerca, una risorsa su cui investire

Primary tabs

Read time: 4 mins

Fondato il 14 aprile presso la Sala Napoleonica dell’Università degli Studi di Milano, il Comitato per la valorizzazione del Dottorato nasce a seguito di una petizione per l’aumento dell’importo minimo delle borse di Dottorato che ha raccolto migliaia di firme, e che solo pochi mesi fa ha portato a un aumento degli investimenti nel fondo dedicato di 20 milioni di euro, pari ad un aumento netto mensile per le borse di tutti i dottorandi italiani di 125 euro.

Dopo questo simbolico e importante successo, nei prossimi mesi il comitato intende incanalare i suoi sforzi lungo due direttrici principali, riassumibili nel percorso dottorale stesso e negli sbocchi lavorativi successivi.

Oggi il percorso dottorale può essere molto diverso sia tra un’università e l’altra sia all’interno della stessa università tra i vari dipartimenti. Elaborare proposte in grado di essere efficaci e di apportare benefici a tutte le situazioni presenti risulta complesso e richiede attente analisi. In generale, bisogna garantire un aumento delle opportunità formative dei dottorandi, una costante tutela, estensione e applicazione dei loro diritti garantiti per legge, una sempre maggior valorizzazione della loro figura e del loro ruolo essenziale nella filiera della ricerca e la creazione di una grande rete intra- ed inter-universitaria che faccia sentire i dottorandi parte di un unico corpo dottorale. Rispetto a quest’ultimo punto, il comitato vuole giocare un ruolo decisivo.

Un tema centrale risulta anche essere il numero complessivo di dottori di ricerca. Ad esempio, in Francia vi è circa il 30% in più di dottori di ricerca, nel Regno Unito e in Germania oltre il 200% in più. Questo dato è connesso alla situazione generale di sottofinanziamento del sistema universitario italiano, che ha come conseguenza anche una carenza di posizioni per dottorandi. Dunque, rispetto a uno degli sbocchi lavorativi primari quale la ricerca, sono  necessarie azioni che consentano un maggiore finanziamento e la crescita del sistema universitario, con il conseguente aumento delle opportunità d’impiego nella ricerca per i dottori “di ricerca”, garantendo al contempo un sano equilibrio tra il numero complessivo di posizioni di Dottorato, Post-doc e tenure.

Al di fuori dell’accademia, i dottorandi possono in primo luogo rappresentare un’importante risorsa per la pubblica amministrazione. Assumere personale altamentequalificato a livelli intermedi e dirigenziali può migliorare la sua qualità ed efficienza. Inoltre, i dottorandi possono rappresentare il raccordo tra università e imprese. Infatti, sono attualmente già presenti diversi progetti di collaborazione attraverso il finanziamento diretto da parte delle imprese alle università di borse di Dottorato. Questi progetti rappresentano un’importante opportunità per le imprese di formare insieme alle università e far crescere al loro interno professionisti in grado di farle eccellere in futuro.

Attualmente i dottori di ricerca riescono a inserirsi con successo nelle imprese di grandi dimensioni dove viene adeguatamente valorizzato il loro titolo. Nelle piccole e medie imprese, su cui nel bene e nel male si gioca comunque molto del futuro dell’Italia, questo ingresso è più difficoltoso in quanto i dottori di ricerca richiedono un investimento maggiore rispetto a un laureato magistrale e il loro grado di specializzazione più elevato spesso non viene  riconosciuto. Per invertire questa tendenza bisogna, almeno inizialmente, far conoscere i dottori di ricerca alle imprese e rendere la loro assunzione vantaggiosa anche economicamente. E’ quindi necessario da un lato organizzare eventi mirati a far incontrare le aziende e i dottori di ricerca, dall’altro prevedere facilitazioni che rendano per le imprese l’assunzione di personale altamente qualificato competitiva anche dal punto di vista economico.

Un altro dato interessante riguarda le start-up. La carenza di start-up innovative è un problema cronico del nostro Paese. Innovare è diventata una necessità per riuscire ad affrontare le sfide di un’economia globalizzata e competitiva. A livello legislativo per diventare una start-up innovativa, e ottenere le agevolazioni del caso, è necessario che il personale che le compone sia altamente qualificato. Uno dei criteri impone che almeno un terzo degli addetti sia dottorando o dottore di ricerca. E’ a maggior ragione necessario allora puntare ulteriormente sui dottori di ricerca che hanno una formazione adatta per innescare l'innovazione, fornendo anche strumenti economici efficaci alla rapida realizzazione di idee commerciali.

Valorizzare l’alta formazione attraverso queste proposte può garantire un grande sviluppo del tessuto produttivo del nostro Paese e un conseguente miglioramento della sua situazione economica. Inoltre permetterebbe di ridurre il brain drain, fenomeno tristemente noto, ma al quale nessun governo della storia repubblicana è ancora riuscito a porre argine. Nei prossimi mesi il comitato si impegnerà per costruire insieme a tutti gli attori una proposta di legge, da sostenere attraverso una raccolta firme per una Legge di iniziativa popolare che riformi la legislazione vigente sotto questi e altri aspetti.

 

Mario Murari1, Giulio Formenti2

1 Rappresentante dei dottorandi al Politecnico di Milano e Presidente del Comitato per la valorizzazione del Dottorato
2 Rappresentante dei dottorandi nel Senato accademico dell’Università degli Studi di Milano

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Fibrosi cistica: una persona su trenta è portatore sano. E non lo sa.

Immagine tratta dalla campagna "Uno su trenta e non lo sai" sul test del portatore sano della fibrosi cistica: persone viste dall'alto camminano su una strada, una ha un ombrello colorato

La fibrosi cistica è una malattia grave, legata a una mutazione genetica recessiva. Se è presente su una sola copia del gene interessato non dà problemi. Se però entrambi i genitori sono portatori sani del gene mutato, possono passare le due copie al figlio o alla figlia, che in questo caso svilupperà la malattia. In Italia sono circa due milioni i portatori sani di fibrosi cistica, nella quasi totalità dei casi senza saperlo. La Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica sta conducendo una campagna informativa sul test del portatore sano, che consente ai futuri genitori di acquistare consapevolezza del proprio stato.

Se due genitori con gli occhi scuri hanno entrambi un gene degli occhi chiari nel proprio patrimonio genetico, c’è una probabilità su quattro che lo passino entrambi a un figlio e abbiano così discendenza con gli occhi chiari. Questo è un fatto abbastanza noto, che si studia a scuola a proposito dei caratteri recessivi e dominanti, e che fa sperare a molti genitori con gli occhi scuri, ma nonni o bisnonni con gli occhi celesti, di ritrovare nei pargoli l’azzurro degli occhi degli antenati.