fbpx Cos’è cambiato nell’epidemia da Covid-19 tra agosto e settembre? | Scienza in rete

Com'è cambiata l’epidemia tra agosto e settembre?

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I 2.500 casi del 1° ottobre preoccupano ma non fanno ancora tendenza: importante quindi considerare ciò che è avvenuto ad agosto e settembre. Cesare Cislaghi analizza i dati di questi due mesi, quando l'epidemia ha nuovamente cominciato ad "allargarsi" anche con un'accelerazione importante, per poi rallentare la crescita a settembre. Il futuro è incerto, ma nel frattempo dobbiamo far di tutto per rafforzare il più possibile l’efficacia delle misure di contenimento.

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Il 1° ottobre sono stati diagnosticati 700 nuovi casi positivi in più rispetto a quelli di ieri l'altro, e così tanti non ce li si aspettava. Un singolo dato, però, preoccupa ma non fa ancora tendenza e comunque deve essere analizzato considerando anche quanto accaduto in precedenza, nei mesi di agosto e in settembre.

Esaminando, nella seconda quindicina di agosto, i dati delle frequenze giornaliere di casi di soggetti con tampone positivo a Covid-19, si poteva facilmente ipotizzare che si fosse attivata una crescita esponenziale dei contagi, come mostra la figura 1. 

Figura 1. Frequenze di nuovi casi positivi nei mesi di luglio e agosto

Per questo motivo è sembrato giusto, a inizio settembre, ipotizzare che la crescita epidemica potesse svilupparsi coerentemente ai dati di agosto interpretati da un modello di crescita lineare o da un modello di crescita esponenziale, come indicato in figura 2. 

Figura 2. Modello di crescita lineare ed esponenziale sui dati di agosto 2020 e loro proiezione sul mese di settembre

Il miglior fitting dei dati dei due modelli era quello esponenziale e quindi era lecito temere che l’evoluzione fosse, appunto, di tipo esponenziale; il che avrebbe portato a un'“esplosione” di casi simile a quella osservata in Spagna, Francia e Inghilterra.

A seconda dei due diversi modelli, a fine settembre si sarebbe arrivati a poco più di 2.000 casi al giorno se la crescita fosse stata lineare e a più di 8.000 se fosse stata invece esponenziale. Da un punto di vista epidemiologico, i due modelli corrispondono a due ipotesi, seppur semplificate, di evoluzione dell’epidemia: lo sviluppo esponenziale è tipico delle progressioni geometriche, dove l’incremento è moltiplicativo. Se ogni infetto contagiasse più di una persona senza che intervenissero misure di contenimento, l’evoluzione sarebbe appunto esponenziale.

Se lo sviluppo invece fosse all’incirca lineare, vorrebbe significare che le misure di contenimento hanno fondamentalmente funzionato, seppur lasciando una quota, anche crescente, di soggetti sfuggiti al controllo delle attività di contact tracing.

Per costruire un modello con cui confrontare i dati reali è stato necessario introdurre anche la componente di ciclicità stimata sulle settimane di agosto ma risultata poi, a posteriori, anche molto simile a quella delle settimane del mese di settembre, come da figura 3.

Figura 3. Percentuale di frequenze per giorno della settimana rispetto alla media giornaliera del mese

La ciclicità intra-settimanale è dovuta a ragioni organizzative relative all’esecuzione dei tamponi, alla loro analisi e alla comunicazione dei risultati; il venerdì è sempre il giorno con più notifiche di casi e il lunedì la giornata che ne vede meno. Le differenze sembrano maggiori in agosto che in settembre, ma sono tra i due medi molto simili.

Unendo la ciclicità al trend si sono costruiti i due modelli, lineare ed esponenziale, di ciclo trend ipotizzando un effetto del ciclo moltiplicativo. Il confronto delle frequenze osservate con le frequenze attese del modello ha permesso con molta evidenza di concludere che, nel mese di settembre, l’epidemia non ha avuto un'evoluzione esponenziale, come si vede dalle due figura 4a e 4b.

Figura 4a e 4b. Dati reali, trend, ciclotrend e residui dal 1° agosto al 30 settembre

Un indicatore utile per monitorare in modo continuo e tempestivo il tipo dell’andamento che le frequenze di casi positivi stavano seguendo è la somma cumulativa dei residui del modello di ciclo trend, mostrata in figura 5. Già dai primi di settembre era evidente che l’andamento non fosse esponenziale, e da metà settembre si è incominciato a vedere che l’andamento era inferiore anche all’andamento lineare stimato sui dati di agosto.

Figura 5. Residui cumulativi dei due modelli costruiti sui dati di agosto

Si può allora ipotizzare che ci siano state quattro fasi nei due mesi osservati e, cercando di costruire dei modelli lineari ogni quindici giorni del bimestre, si è ottenuto il grafico di figura 6, che sembra descrivere bene quanto sia successo in senso quantitativo nell’epidemia ad agosto e settembre.

Figura 6. Andamenti lineari delle frequenze dei casi positivi nelle quattro metà dei mesi di agosto e settembre

Sembra di poter concludere che l’intensità della crescita della prima metà di agosto sia simile a quella della seconda metà di settembre, mentre vi sono state un'accelerazione evidente nella seconda settimana di agosto e una riduzione nella prima di settembre.

Ma questi andamenti riproducono effettivamente l’andamento dell’incidenza di contagi da Covid-19 oppure dipendono da come si è osservata l’epidemia? Domanda che sarà necessario porsi anche in relazione a questo improvviso incremento di 700 nuovi casi diagnosticati il 1° ottobre, per capirne bene le ragioni e le possibili evoluzioni.

La prima domanda da porsi è se, durante i due mesi, siano stati effettuati dei test molecolari a soggetti con un rischio omogeneo, ovvero se è cambiata in modo considerevole la strategia diagnostica.

Figura 7. Numero di tamponi e di casi indagati e rapporto tra casi indagati e tamponi effettuati

In realtà, da metà agosto, quando si sono manifestati dei nuovi casi di importazione dall’estero e dei nuovi casi in località turistiche e soprattutto in Sardegna, i tamponi sono cresciuti e quasi raddoppiati, come anche i nuovi casi indagati. Questi sono passati da circa 25.000 a 50.000 al giorno come media giornaliera settimanale. In effetti, la percentuale di casi indagati risultati positivi cresce considerevolmente dall’1% di inizio agosto al 3% di fine settembre e quindi cresce maggiormente rispetto alla crescita del numero dei nuovi casi indagati (figura 8).

I casi indagati vengono classificati a seconda che vi sia un sospetto diagnostico (cioè avevano sintomi che creavano il sospetto) ovvero solo per screening ( cioè erano asintomatici o avevano avuto contatti con dei soggetti positivi).

Figura 8: positività dei casi indagati e % dei casi indagati per sospetto diagnostico

Dopo i primi dieci giorni di agosto, la proporzione tra i due gruppi di indagati non è molto cambiata e sembrerebbe si possa ritenere che la crescita della positività sia dipesa anche dall’aumento della proporzione dei casi indagati per sospetto sui loro sintomi.

Un altro aspetto che aiuta a capire se in questi due mesi siano aumentati i casi perché si sono indagati più asintomatici oppure no è il rapporto tra casi indagati e casi ricoverati in ospedale e tra questi quelli assistiti in terapia intensiva.

Figura 9. Percentuale della prevalenza di ricoverati sulla prevalenza dei casi positivi è percentuale dei casi in terapia intensiva sui casi ricoverati

La percentuale delle prevalenze dei casi ricoverati in ospedale sul totale dei casi complessivamente positivi è costante durante tutti i due mesi, e attorno al 5%, 6%, il che fa ritenere che in realtà non vi sia stata una modifica importante nella serietà della casistica. Tra i ricoverati, però, sono aumentati quelli assistiti in terapia intensiva, che sono passati da un 5% dei ricoverati a quasi il 9% a fine settembre.

Come si potrebbe concludere questa analisi dell’andamento dell’epidemia nei mesi di agosto e settembre? Si potrebbe innanzitutto collocare l’andamento di questi due ultimi mesi nell’intero periodo dell’epidemia esaminando il grafico di figura 10, che in ascissa indica la “velocità” di espansione e in ordinata la corrispondente accelerazione.

Figura 10. Velocità e accelerazione della dinamica dell’epidemia da Covid-19

L’epidemia aveva avuto una “stagnazione” nei mesi di giugno e luglio per ricominciare a espandersi in agosto, anche con un'importante accelerazione dopo la metà del mese, per ritornare invece a una lenta crescita nel mese di settembre.

Sin qui si è considerata l’Italia come un unico insieme da analizzare. In realtà, la situazione regionale mostra una importante variabilità di cui qui si riporta in figura 11, solo un'immagine sintetica delle incidenze regionali di casi positivi nei mesi di agosto e di settembre e il loro rapporto di crescita. Tralasciando il caso della Basilicata e della provincia di Trento, la cui crescita potrebbe anche dipendere da una possibile maggior variabilità casuale per la scarsa ampiezza di popolazione, la crescita maggiore si osserva nelle regioni Liguria e Campania.

Figura 11. Incidenze regionali dei casi positivi nei mesi di agosto e settembre e percentuale di crescita tra i due mesi

Questi i dati dei mesi di agosto e di settembre: il futuro è molto incerto, anche se speriamo rimanga nei limiti di questi due mesi. Ma la riapertura delle scuole, la riduzione dello smart working, la stagione fredda e umida sono fattori che non possono non preoccupare e sulla base dei quali consigliano di non abbandonare ma anzi di rinforzare tutte le possibili misure di contenimento. Certamente i numeri al 1° ottobre non possono non preoccupare, ma per capire quale sarà l’andamento futuro dell’epidemia dobbiamo aspettare i prossimi giorni. Nel frattempo, comunque, dobbiamo far di tutto per rafforzare il più possibile l’efficacia delle misure di contenimento convincendo anche i tanti che volevano illudersi che ormai tutto fosse finito.

 


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