Non
sarebbe l'Ilva ma il fumo di sigaretta a provocare l'eccesso di
tumori polmonari a Taranto. L'affermazione del commissario
straordinario dell'ILVA Enrico Bondi, poi più volte rettificata
(nonché prontamente commentata dai blogger locali con un'immagine
spiritosa), si basa su un documento dei consulenti Paolo Boffetta,
Carlo La Vecchia, Marcello Lotti e Angelo Moretto che in realtà è
una minuziosa analisi critica del documento di Valutazione di danno
sanitario (VDS) elaborata da Comune di Taranto, ARPA Puglia e ASL
Taranto sull'ILVA (per leggere le osservazioni al VDS clicca qui). Il VDS è uno strumento di cui si è dotata la
regione Puglia per le “aree a elevato rischio ambientale” in base
alla legge regionale n. 24 del 21 luglio 2012.
Il
rapporto, firmato dai quattro consulenti dell'ILVA, rappresenta le
osservazioni che per legge la parte interessata può elaborare
nell'arco di trenta giorni, in modo che la parte pubblica possa, alla
luce di esse, licenziare una versione definitiva. L'aver reso
pubblico il documento prima del suo recepimento da parte della VDS ha
scatentato la reazione da parte delle autorità sanitarie di Taranto
(vedi riquadro 1). Tra le varie critiche di metodo e di merito del
Documento dei consulenti, spicca la mancata considerazione nella
Valutazione del contributo rappresentato dalle emissioni di PM10, per
il quale secondo il documento Boffetta-La Vecchia l'IlVA sta dentro i
limiti di legge.
C'è però da sottolineare, come ha mostrato un recente studio pubblicato su Lancet Oncology, che anche al di sotto di tali limiti, esiste un rischio aumentato di tumore al polmone nella popolazione esposta, come non ha mancato di osservare il comunicato dell'Associazione italiana di epidemiologia (AIE), molto critico nei confronti delle “esternazioni” di Bondi (vedi riquadro 2).
Al di là delle schermaglie scientifiche – che si spera possano contribuire comunque a migliorare la Valutazione di danno sanitario nella sua versione definitiva – ciò che probabilmente ha infiammato gli animi è la presa di posizione di una figura pubblica come il commissario straordinario per il risanamento dell'ILVA con le inevitabili interpretazioni che ne sono seguite. E che la diatriba ricalchi più i riti processuali (con la dialettica delle perizie di parte contrapposte) che un tentativo costruttivo di far uscire finalmente questa città da una gravissima contaminazione ambientale che si trascina da troppo tempo.
Con questo spirito scienzainrete (che spesso si è occupata di Taranto nel suo canale Ambiente & Salute) ha chiesto a tutti i soggetti implicati nel dibattito ambientale e sanitario sul caso-ILVA di contribuire a un chiarimento su questo tema.
Comunicato
stampa del sindaco di Taranto, della ASL di Taranto e di ARPA Puglia
A
seguito della conferenza stampa tenuta stamattina presso la Direzione
Generale della Asl di Taranto dal Sindaco di Taranto, dr. Ippazio
Stefano, dal direttore generale della ASL di Taranto, dr. Fabrizio
Scattaglia e dal Direttore Generale di Arpa Puglia prof. Giorgio
Assennato si è convenuto di produrre il seguente comunicato in
riferimento alla lettera del dr. Bondi inviata il 27 giugno u.s. ad
Arpa Puglia e al Presidente della Regione Puglia e agli allegati
tecnici redatti dai consulenti di ILVA.
Innanzitutto
si chiarisce che il procedimento della Valutazione del Danno
Sanitario (VDS) ex legge regionale n. 24 del 21 luglio 2012 prevede
che la prima versione della VDS sia inviata al gestore (in questo
caso ILVA) che ha 30 giorni di tempo per far pervenire le proprie
osservazioni. Ricevute le quali, gli organi tecnici competenti (Arpa
Puglia, Asl di Taranto e Arespuglia) provvedono a redigere la
versione definitiva della VDS alla Regione Puglia per gli ulteriori
provvedimenti (eventuale riesame dell’AIA, eventuale obbligo di
riduzione delle emissioni). La bozza di VDS è stata inviata ad ILVA
il 30 maggio u.s. ed il 27 giugno Il dr. Bondi ha inviato la nota di
trasmissione del documento dei consulenti.
Occorre
innanzitutto rilevare che, facendo proprio il contenuto della
consulenza tecnica, il dr. Bondi se ne è assunta personalmente la
responsabilità, tanto da consentirgli di evidenziare “numerosi
profili critici, sia sotto il profilo dell’attendibilità
scientifica, sia sotto il profilo delle conclusioni raggiunte”. Non
ha quindi alcun significato il fatto che lo stesso dr. Bondi neghi di
aver personalmente affermato il ruolo primario del fumo di sigaretta
nell’eccesso di tumori polmonari che ancor oggi si riscontra nella
città di Taranto. Se il dr. Bondi si fosse limitato a trasmettere la
consulenza senza alcun commento, forse la sua responsabilità
(comunque oggettiva) sarebbe stata minore. La sua esplicita
condivisione del documento tanto da indurlo ad una critica irrituale
del lavoro di tre enti pubblici non ammette ripensamenti, a meno che
non ci sia un esplicito ritiro del documento tecnico allegato.
L’articolato tecnico, lungi dall’essere basato su mere
osservazioni sulla bozza di VDS ricevuta, è invece caratterizzato da
un approccio difensivistico, più consono al supporto tecnico proprio
di un processo penale, in cui si ipotizzano addirittura presupposti
psicologici tipici dell’intendimento percepito come persecutorio
della magistratura inquirente che ad un atto endoprocedimentale di
tipo amministrativo. Oltre ad alcune osservazioni che saranno
puntualmente valutate in sede di documento finale di VDS, il
documento contiene critiche aspre nei confronti della stessa legge
regionale e del relativo regolamento approvato dalla giunta regionale
pugliese (totalmente fuori luogo nel contesto della procedura) ed un
paragrafo di critica ancor più aspra nei confronti del progetto
Sentieri, progetto scientificamente realizzato dall’Istituto
Superiore di Sanità, organo tecnico del Ministero della Salute. La
relazione presentata dal ministro per la Salute a Taranto il 22
ottobre 2012 è largamente fondata sull’elaborazione dei dati del
progetto Sentieri. Ne consegue che, facendo proprio tale documento,
formulato dai consulenti di ILVA s.p.a., il Commissario dr. Enrico
Bondi non poteva non rendersi
conto dell’incompatibilità tra la sua funzione di commissario
nominato per l’interesse pubblico dal Governo Italiano e un
documento che costituisce un attacco frontale contro il Ministero
della Salute. Tali
rilievi formali sono ben più gravi delle risibili conclusioni a cui
pervengono i tecnici, nel tentativo di convincere una inesistente
giuria popolare della innocenza di ILVA rispetto agli effetti
sanitari che un ben consolidato corpo di evidenza scientifica ( e non
solo) consente di attribuire specificamente alle emissioni (anche
recenti) di tali impianti.
Il
Sindaco di Taranto
Il
Direttore generale di ARPA Puglia
Il
Direttore generale della ASL di Taranto
Comunicato
stampa Associazione italiana di Epidemiologia
Sul caso ILVA si sta
facendo un uso distorto e strumentale delle evidenze scientifiche
Il
Commissario Straordinario dell’ILVA Enrico Bondi ha trasmesso un
documento firmato dai consulenti dei Riva nel quale si contestano i
dati relativi all’impatto sanitario delle emissioni inquinanti e si
sostiene che a Taranto l’aumento dell’incidenza di tumori e
patologie croniche respiratorie e cardiovascolari non sarebbe da
attribuire all’inquinamento ambientale prodotto da ILVA bensì agli
stili di vita, in particolare che l’aumento del tumore del polmone
sia da attribuire all’abitudine al fumo di sigaretta.
Eppure il
legame tra inquinamento ambientale e tumore polmonare è noto da anni
e indipendentemente dagli altri fattori di rischio (come la maggiore
abitudine al fumo). Tale legame è stato ribadito la scorsa settimana
con la pubblicazione su Lancet Oncology dei risultati dello
studio europeo ESCAPE “European Study of Cohorts for Air Pollution
Effects”, condotto su 17 coorti europee (inclusa l’Italia) che ha
evidenziano come l’esposizione prolungata all’inquinamento da
polveri sottili (PM10 e PM2.5) sia associabile ad un aumento del
rischio di tumore del polmone (specialmente l’adenocarcinoma) in
popolazioni esposte. Per ogni incremento di 10 µg/m³ di PM10 viene
stimato un aumento del rischio di tumore al polmone pari a circa il
22 % (HR pari 1.22, 95%CI 1.03–1.45)
(http://www.thelancet.com)
Tutti
gli studi condotti fino ad oggi mostrano inoltre che non esiste un
livello-soglia al di sotto del quale non siano evidenziabili effetti
dell’inquinamento sulla salute. Proprio nei giorni scorsi
l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ribadito che anche al di
sotto dei limiti di legge previsti per il particolato, vi sono
effetti sanitari sulle popolazioni esposte (documento “Review of
evidence on health aspects of air pollution – REVIHAAP” (interim
report) disponibile sul sitowww.euro.who.int)
E’
grave che nel nostro Paese possa essere sostenuta una posizione
apertamente in contrasto con le evidenze scientifiche prodotte da
studi internazionali e consolidate dall’Organizzazione Mondiale
della Sanità. Posizioni pseudo-scientifiche, basate sull’opinione
di singoli ricercatori che sono in chiara condizione di conflitto di
interessi (periti di parte dell’ILVA).
L’Associazione Italiana
di Epidemiologia sulla base dei numerosi studi condotti fino ad oggi
a Taranto, ribadisce che:
- i dati ambientali hanno dimostrato che la popolazione di Taranto è
stata esposta per decenni ad elevati livelli di diverse sostanze
chimiche con effetti cancerogeni noti e ben documentati in
letteratura.
- studi
epidemiologici multicentrici e di impatto sanitario hanno documentato
nelle popolazioni residenti nell’area che l’inquinamento
atmosferico ha determinato un aumento della mortalità e morbosità
per malattie cardiache e respiratorie;
- lo
studio SENTIERI dell’Istituto Superiore di Sanità ha evidenziato
un eccesso di mortalità per il tumore del polmone nella popolazione
di Taranto pari a circa il 30%, in entrambi i generi (Pirastu et al.
2011);
- gli
studi epidemiologici più recenti hanno documentando danni alla
salute a breve e lungo termine (mortalità per cause cardiache ed
eventi coronarici acuti ed un incremento significativo della
mortalità per patologie respiratorie e per tumori nella popolazione
0-14 anni), con effetti più forti nei quartieri più inquinati
(Tamburi e Borgo) rispetto all’intero comune di Taranto (Mataloni
et al, 2012).
L’Associazione
Italiana di Epidemiologia esprime una forte preoccupazione per
l’uso distorto e strumentale di dati pseudo-scientifici con
l’obiettivo di invalidare le evidenze prodotte fino ad oggi
attraverso gli studi epidemiologici ed a misconoscere l’impatto
sanitario delle emissioni dell’ ILVA sulla popolazione e sui
lavoratori.
L’AIE sottolinea che i risultati dei molti studi
condotti nell’area di Taranto e le evidenze ben consolidate di
letteratura devono costituire la base per effettuare una Valutazione
di Impatto Sanitario (Health Impact Assessment), che rappresenta uno
strumento di indagine utile per caratterizzare i possibili effetti
sanitari presenti e futuri di un sito, di un’opera
infrastrutturale, di un impianto industriale.
AIE sostiene infine
che i dati prodotti fino ad oggi siano sufficienti a considerare
urgente e non più rinviabile l’attuazione di interventi di
abbattimento dei livelli di inquinamento presenti nell’area di
Taranto, e di bonifica dei siti inquinati, a salvaguardia della
salute della popolazione residente e di quella delle generazioni
future.
