fbpx Invecchiamento stellare, i segreti | Scienza in rete

Invecchiamento stellare, i segreti

Read time: 2 mins

Avere la stessa età non significa necessariamente invecchiare alla stessa velocità. Una regola che vale per gli esseri viventi così come per i corpi celesti. Questa è la scoperta, pubblicata su Nature il 20 dicembre, di uno studio internazionale ricco di contributi italiani e incentrato sull’invecchiamento degli ammassi globulari, cioè quegli insiemi di stelle che orbitano come satelliti intorno al centro di una galassia.

Per studiarne l’evoluzione, i ricercatori si sono concentrati su un tipo particolare di stelle che ne fanno parte, le vagabonde blu. Queste stelle hanno una massa maggiore delle altre stelle dell’ammasso e per questo tendono ad “affondare” più velocemente verso il suo centro, mentre la loro maggiore luminosità le rende più facili da seguire. Ciò ha consentito ai ricercatori di confrontare la distribuzione radiale di queste stelle con altre di riferimento – in genere giganti rosse o stelle del ramo orizzontale – in 21 ammassi globulari. Sono così riusciti a classificare gli ammassi in tre grandi famiglie: gli ammassi “giovani”, con le vagabonde blu distribuite ovunque, quelli “intermedi”, con un addensamento di vagabonde blu intorno al centro e un ramo esterno ancora presente, e quelli “vecchi”, nei quali anche le vagabonde blu più distanti dal centro hanno iniziato a muoversi verso di esso. Poiché gli ammassi presi in esame si sono formati all’incirca nello stesso periodo, ne consegue che esistono profonde differenze nella loro età dinamica.

Questa classificazione è ovviamente una eccessiva semplificazione  come gli stessi autori ricordano nella conclusione dell’articolo, poiché eventi del genere in natura avvengono in maniera continua. La sua grande utilità sta nell’aver elaborato per la prima volta una sorta di cronometro in grado di misurare l’età dinamica di un sistema stellare basandosi su osservazioni quantitative.

Autori: 
Sezioni: 
Astronomia

prossimo articolo

Alimentazione sostenibile: imparare dalla preistoria

Dimostrazione cottura preistorica

Il progetto  Onfoods in prehistory ha voluto comprendere e ricostruire l’eredità di una agricoltura sostenibile nata nella preistoria, migliaia di anni, fa e in grado oggi di rappresentare un modello di riferimento. E lo ha fatto con particolare attenzione alla condivisione di questi valori con un pubblico più ampio possibile, sottolineando quanto si può imparare dalla ricerca archeologica e dalle comunità dell’età del Bronzo in termini di alimentazione sostenibile. Ce ne parla il gruppo di ricerca che ha portato avanti il progetto.

Nell'immagine: attività di archeologia sperimentale dimostrativa con cottura di una zuppa di lenticchie e una di roveja, con ceramiche riprodotte sperimentalmente sulla base dei reperti ceramici del villaggio dell’età del Bronzo di Via Ordiere a Solarolo (RA).

Pluridecennali ricerche sul campo, condotte da Maurizio Cattani, docente di Preistoria e Protostoria dell’Università di Bologna, e dal suo team, hanno permesso di riconoscere nell’Età del Bronzo il momento in cui si è definito un profondo legame tra la conoscenza del territorio e la sostenibilità della gestione delle sue risorse. Questa caratteristica ha infatti consentito alle comunità dell’epoca di prosperare, dando vita a villaggi sempre più stabili e duraturi nel corso del tempo.