fbpx Nature non cita i fisici dell'Higgs | Scienza in rete

Nature non cita i fisici dell'Higgs

Read time: 2 mins

La rivista Nature pubblica il numero speciale di fine d’anno, indicando i profili dei 10 personaggi più rilevanti e influenti in campo scientifico nel 2012. Vengono raccontate le storie e i risvolti "umani" che ci sono dietro gli eventi e le scoperte scientifiche più importanti dell’anno, secondo la rivista. La lista dei Nature’s 10 comprende, tra gli altri, Cynthia Rosenzweig, che ha predetto l’impatto devastante di una tempesta su New York prima dell’arrivo di Sandy; Jun Wang, a capo della centro BGI per il suo lavoro sul sequenziamento del genoma; Adam Stelzner, l’ingegnere incaricato di rendere sicura la missione di Curiosity sulla superficie di Marte; Cedric Blanpain, autore delle tecniche di tracciamento cellulare che stanno contribuendo a risolvere la controversia sulle cellule staminali cancerogene; Elizabeth Iorns, per il suo tentativo di rendere più sicura le replicabilità degli esperimenti; Tim Gowers, il matematico coinvolto nel boicottaggio sulle modalità di pubblicazione della rivista Elsvier.

Per gli italiani c'è in lista Bernardo de Bernardis, scelto tra gli altri sei indagati per le respinsabilità sulla gestione della comunicazione del rischio prima del devastante terremoto dell'Auqila 2009. I redattori inglesi di Nature si sono guardati bene, evidentemente, dal citare gli italiani a capo degli esperimenti che hanno portato alla scoperta del Bosone di Higgs (Fabiola Giannotti e Guido Tonelli), ricordando invece solo chi ha dato l'annuncio della scoperta, ovvero Rolf-Dieter Heuer, direttore del CERN

Autori: 
Sezioni: 
Ricerca 2012

prossimo articolo

Come cominciano i terremoti

faglia di terremoto

Analizzando i primi secondi delle onde P, le prime a essere registrate dai sismometri durante un terremoto, un gruppo di ricercatori ha mostrato che è possibile stimare la magnitudo del terremoto. Il loro risultato si aggiunge al lungo dibattito sulla natura deterministica dei fenomeni di rottura all’origine dei terremoti e dunque sulla loro prevedibilità e ha implicazioni per i sistemi di allerta sismica precoce.

Nell'immagine due geologi dell'USGS misurano una rottura di faglia causata dai terremoti di Ridgecrest in California nel 2019. Foto di Ben Brooks/USGS (CC0).

È possibile prevedere la magnitudo di un terremoto osservando le onde sismiche nei loro primissimi istanti? Gli scienziati dibattono da decenni intorno a questa domanda, che è centrale per la progettazione dei sistemi di allerta sismica precoce.

Uno studio pubblicato recentemente da un gruppo di sismologi dell'Università di Napoli Federico II mostra che è possibile, analizzando circa 7000 mila onde sismiche relative a 200 terremoti avvenuti in tutto il mondo con magnitudo tra 4 e 9.