fbpx La strada trascurata dell'efficienza | Page 2 | Scienza in rete

La strada trascurata dell'efficienza

Read time: 2 mins

Si investe molto per produrre energia e molto meno per usarla bene. I finanziamenti e gli sforzi per migliorare l'efficienza nell'utilizzo finale dell'energia sono sensibilmente minori rispetto a quelli destinati alla produzione. Circa la metà, secondo una ricerca su scala globale del Tyndall Centre for Climate Research e dell'International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA), pubblicata questo mese sulla rivista Nature Climate Change.

 

Il team di ricercatori inglesi, statunitensi ed austriaci ha analizzato i potenziali benefici e i relativi investimenti nelle due aree. Le risorse destinate da istituzioni e politiche pubbliche negli anni hanno privilegiato nettamente lo sviluppo delle fonti energetiche (con la creazione, per esempio, di nuovi impianti), mentre le ricerche sull'efficienza nei trasporti, nell'edilizia e negli elettrodomestici continuano a rimanere sottofinanziate.

 

Questo avviene a dispetto di un maggior potenziale delle tecnologie end-use nelle strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici. La ricerca dimostra infatti che tecnologie efficienti di consumo dell'energia contribuiscono ad importanti riduzioni delle emissioni di gas serra e garantiscono un maggiore ritorno sociale ed ambientale degli investimenti. Gli scienziati hanno usato tre parametri per fare il confronto tra i due modelli di innovazione energetica: il potenziale di sviluppo tecnologico, i benefici in campo sociale, ambientale e di sicurezza energetica, la capacità di riduzione delle emissioni. Le tecnologie end-use hanno raggiunto valori più alti in tutti e tre gli ambiti.

Secondo i dati dell'Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA), dal 1974 la spesa pubblica in ricerca e sviluppo per l'efficienza energetica ammonta a circa 38 miliardi di dollari, mentre  41 miliardi sono stati destinati alle ricerche sulla fusione nucleare. Circa 500 miliardi di dollari sono stati spesi per i sussidi ai combustibili fossili. Una cifra che mette decisamente in ombra gli investimenti per le fonti rinnovabili, che invece ammontano a circa 160 miliardi.

Secondo Charlie Wilson, alla guida del progetto di ricerca,  “la moltitudine di innovazioni nell'efficienza energetica spesso passano inosservate perchè non hanno quel prestigio che ha caratterizzato lo sviluppo dei pannelli solari o delle turbine a vento. Non beneficiano del sostegno di istituzioni consolidate, dei potenti interessi di mercato o dell'influenza politica che circondano la ricerca sulle fonti energetiche, come i combustibili fossili, il nucleare, l'energia solare o eolica. E' vitale che l'innovazione nel campo dell'energia rinnovabile continui, ma è necessario riequilibrare in fretta la sproporzione evidenziata nel rapporto. I risultati indicano chiaramente che l'efficienza energetica è la strada più  efficace nella mitigazione del cambiamento climatico”.

Autori: 
Sezioni: 
Energia e Clima

prossimo articolo

Influenza aviaria, le infezioni nei bovini e la risposta sanitaria

Si riaccende l'attenzione sull'influenza aviaria, soprattutto dopo la recente scoperta di un ceppo ad alta patogenicità in bovini da latte negli Stati Uniti. Il salto di specie rimarca la capacità dei virus influenzali di adattarsi e infettare nuovi ospiti, aumentando la necessità di sistemi di sorveglianza e risposta efficaci. Nonostante i rischi, attualmente non ci sono prove di trasmissione diretta tra bovini; le misure di controllo si concentrano sulla prevenzione del contagio e la protezione dei lavoratori esposti.

Ora che la pericolosità delle infezioni da Covid-19 è stata domata, anche se non completamente sconfitta (più di 3.000 nuovi casi notificati negli ultimi 30 giorni e un non trascurabile numero di ricoveri in ospedale), i virus dell’influenza aviaria si riaffacciano all’attenzione di chi studia l’orizzonte di prossime eventuali minacce pandemiche. Soprattutto da quando, il 25 marzo 2024, i funzionari federali del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti hanno annunciato di aver identificato un ceppo di influenza aviaria ad alta patogenicità in alcuni bovini da latte.