fbpx Le proteine della totipotenza | Scienza in rete

Le proteine della totipotenza

Read time: 2 mins

Un gruppo dell’Università Statale di Milano coordinato da Roberto Mantovani scopre il ruolo centrale di una proteina nel mantenimento della totipotenza delle cellule staminali embrionali. Le particolari proprietà della proteina la rendono promettente per l’utilizzo in numerosi tessuti e per svariate applicazioni cliniche. Il lavoro è stato pubblicato su StemCell.

Com'è noto, le cellule staminali embrionali sono cellule non differenziate, la cui caratteristica fondamentale è di essere “totipotenti”, ossia in grado di dare origine a qualunque tipo di organo presente nell’organismo. Il mantenimento di tale caratteristica, ossia della “staminalità” di queste cellule – fondamentale anche per le loro applicazioni in ambito clinico – dipende da alcuni fattori trascrizionali – proteine che regolano l’espressione genica – sulla cui individuazione si concentra naturalmente l’attenzione di molti gruppi di studio internazionali.

Questo ristretto gruppo di proteine – ad oggi se ne conoscono una decina - è una sorta di “aristocrazia” alla quale si aggiunge ora un nuovo membro: NF-YA, questo è il nome del fattore trascrizionale al centro dello studio condotto dal gruppo di Roberto Mantovani del Dipartimento di Bioscienze della Statale di Milano, ha dimostrato di avere un ruolo centrale nella totipotenza di queste cellule, rivelandosi in particolare indispensabile per attivare altri fattori trascrizionali già noti.

Un aspetto originale della pubblicazione riguarda la modalità di “somministrazione” di NF-YA alla cellula. Lavorando su cellule staminali embrionali di topo - precedentemente indebolite nella loro “staminalità” - il gruppo di Roberto Mantovani ha dimostrato che, somministrata direttamente nella cellula, la proteina ricombinante e ingegnerizzata è in grado di ripristinarne la “staminalità” senza rendere necessario l’eventuale ricorso ai virus. Questa sua proprietà rende NF-YA molto promettente per l’utilizzo in numerosi tessuti e per svariate applicazioni cliniche, come ad esempio il sistema emopoietico per il trapianto di midollo.

Il fattore trascrizionale NF-YA studiato nel Laboratorio di Roberto Mantovani è stato incluso nelle analisi genomiche del Progetto ENCODE, guidato dal National Genome Research Institute (Nhgri) e dallo European Bioinformatics Institute (Embl-Ebi).

Fonte: StemCell http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22969033

Autori: 
Sezioni: 
Dossier: 
Staminali

prossimo articolo

La Valle dei dinosauri ritrovata nel Parco dello Stelvio

parete di roccia

Nel cuore delle Alpi, a 2500 metri di quota, si conserva la memoria di un mondo perduto. Pareti quasi verticali di Dolomia Principale, un tipo di roccia sedimentaria, custodiscono migliaia di impronte lasciate 210 milioni di anni fa da dinosauri erbivori che camminavano lungo le rive di un mare tropicale ormai scomparso. Una scoperta eccezionale, avvenuta nel Parco Nazionale dello Stelvio, che apre una finestra senza precedenti sul Triassico europeo e sulla vita sociale dei primi grandi dinosauri.

Prima della formazione delle Alpi, qui esisteva un paesaggio incredibilmente differente. Immaginate una distesa tropicale pianeggiante, lambita dalle acque di un oceano poco profondo e ormai scomparso che oggi chiamiamo Tetide, con un clima che non aveva nulla a che vedere con le vette gelide di oggi. Proprio in questo luogo tanto diverso dall’attualità, 210 milioni di anni fa, il fango soffice ha registrato il passaggio di svariati giganti: si trattava di prosauropodi, dinosauri erbivori dal collo lungo, che si muovevano in branchi lungo le rive di un'antica piattaforma carbonatica.