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Shutdown: a rischio la scienza made USA

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Dalla mezzanotte del primo ottobre negli Stati Uniti è incominciato il cosiddetto “shutdown”, lo “spegnimento” di tutte le attività non essenziali. Il governo americano ha finito i fondi per finanziare i propri servizi; il lungo braccio di ferro fra Democratici (che hanno la maggioranza in Senato) e Repubblicani (che controllano la Camera) ha portato alla paralisi della pubblica amministrazione statunitense.
Più di 800 mila impiegati statali sono rimasti a casa in ferie forzate e non retribuite. In tutti i 50 stati americani, non c’è un monumento, un memoriale o un museo che non subisce lo shutdown, persino la Statua della Libertà simbolo degli interi Stati Uniti ha chiuso i battenti.
Ma le transenne non bloccano solo l’ingresso al Lincoln Memorial, i cordoni della borsa si sono chiusi anche e purtroppo per il mondo della ricerca e della scienza made in USA.

Il National Institutes of Health (NIH), agenzia di ricerca medica, ha messo il 73% dei suoi 18.646 dipendenti in congedo forzato. L’agenzia non accetta più pazienti per le sperimentazioni cliniche e non avvia nuovi studi. Personale minimo è rimasto a prendersi cura degli animali da laboratorio e per proteggere gli impianti NIH.  Singolare la storia di David Johnson della GigaGen di San Francisco che doveva ricevere il primo di ottobre, proprio dal NIH, un finanziamento da 1,2 milioni di dollari per svolgere una ricerca nel campo del biotech e che ora si trova costretto a rinviare l’inizio della sua sperimentazione. "In una piccola impresa, dipendiamo dal governo per far accadere le cose , soprattutto in campi impegnativi come la biotecnologia”, ha dichiarato lo stesso Johnson. Oltre a non poter finanziare la ricerca, la NIH durante lo shutdown non sarà in grado di sostenere le risorse online che vengono adoperate di routine da parte di scienziati di tutto il mondo.
Database gratuiti come PubMed, che indicizza oltre 22 milioni di articoli e permette a tutti i ricercatori di essere sempre aggiornati sulle ultime scoperte, sono anch’essi con un personale ridotto, quindi difficilmente potranno essere inseriti nuovi articoli.
Con un messaggio sia in inglese che in spagnolo, risulta offline anche il sito della Nasa.
L’agenzia spaziale americana a causa dei tagli probabilmente dovrà rinviare il lancio di MAVEN, il nuovo progetto che ha il compito di studiare l’atmosfera di Marte. Un rinvio che potrebbe costare molto caro, dato che la prossima finestra di lancio è prevista per il 2016, quando Marte e la Terra saranno favorevolmente posizionati nelle loro orbite. Meno personale in quel di Cape Canaveral, ma il nostro Luca Parmitano può rimanere tranquillo, non sono previsti, infatti, tagli per il personale di supporto alle missioni spaziali in corso.
Tranquillità che non tutti avranno negli USA, l’arresto forzato del Centers for Disease Control and Prevention (CdC) determinerà, infatti, il blocco del monitoraggio dei casi di influenza proprio all’inizio della stagione influenzale. Inoltre i 4.000 dipendenti rimasti dovranno anche sorvegliare malattie infettive emergenti, come l’influenza aviaria. ''Il Cdc continuerà ad assicurare un minimo supporto alla salute e al benessere dei cittadini  con una capacità ridotta di rispondere ad eventuali focolai di malattie e di mantenere il suo centro operativo 24 ore su 24'', spiegano dal dipartimento.

Più fortunata è la Food and Drug Administration (FDA), che grazie ai finanziamenti della case farmaceutiche potrà conservare il 65% del personale, ma saranno comunque interrotti molti dei controlli di routine. I soli 43 dipendenti attivi dello Us Geological Survey, l'equivalente del nostro istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia, cercheranno di assicurare il funzionamento degli osservatori sui vulcani e la lettura dei dati provenienti dai due satelliti Landsat. Continueranno, invece, a essere garantiti i servizi del National Weather Service, le cui previsioni meteorologiche sono ritenute necessarie per proteggere cose e persone.

Questo è solo uno spaccato di quello che sta accadendo negli Stati Uniti. L’ultimo evento del genere è stato nel 1996, lo shutdown all’epoca durò 21 giorni, lasciando danni ingentissimi sull’economia. Ora il contesto è ancora più difficile, con un economia americana e mondiale sempre in bilico. “Spero che prevalga il buon senso, si augura in una nota Barack Obama, e si eviti alla Nazione un devastante default”.


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