fbpx Proboscidi in Australia | Page 2 | Scienza in rete

Proboscidi in Australia

Primary tabs

Read time: 2 mins

Prevenire e gestire gli incendi boschivi in Australia non è cosa semplice. L’ultima catastrofe si è consumata tre anni fa e in questi giorni se ne ricorda il triste anniversario. Il Black Saturday, così è stato ribattezzato il 7 febbraio 2009, con il suo carico di fuoco ha distrutto oltre 400 mila ettari di terreno e raggiunto le zone abitate dello stato di Victoria, facendo più di 170 vittime.

Una soluzione radicale per contrastare i frequenti eventi incendiari è stata proposta da David Bowman, professore di ecologia alla School of Plant Science dell’Università della Tasmania, in un commento apparso su Nature. L’idea è semplice e un pò provocatoria: introdurre specie in grado di consumare le grandi masse di vegetali che si accumulano nelle foreste e nei boschi, carburante principale di questi fenomeni incendiari naturali. Elefanti, rinoceronti e altri grandi mammiferi, con la loro dieta, potrebbero svolgere il ruolo di “spazzini della foresta”, limitando i costi di gestione anti-incendio delle vaste aree incolte. Ma introdurre delle specie aliene, non appartenenti in origine a un particolare ecosistema, può comportare grossi danni. E in Australia lo sanno bene. Le specie invasive hanno occupato nella rete trofica un buco creato da una estinzione di massa dei grandi mammiferi indigeni (come gli ippopotami) avvenuta nel Pleistocene, circa 50.000 anni fa. Grazie all’arrivo dei primi australiani, popolazioni di maiali, capre, bovini, cavalli, bufali e un numero elevato di piante esotiche hanno invaso gli ecosistemi riproducendosi con estrema facilità e distruggendo gli equilibri della rete alimentare. “Ammetto che questo è un modo di pensare radicale” afferma Bowman, “l’idea di introdurre gli elefanti può sembrare assurda ma è l’unica alternativa all’uso di pesticidi per il controllo della crescita esponenziale dell’erba gamba (graminacea molto diffusa di origine africana, altamente invasiva e infiammabile, ndr). Utilizzare mega-erbivori può essere più pratico e conveniente e contribuirebbe a conservare animali che sono minacciati dal bracconaggio nel loro ambiente naturale. L’altro passo sarebbe quello di incentivare le pratiche delle popolazioni aborigene come la caccia (per il controllo degli animali selvatici) e l’uso del fuoco programmato e prescritto a piccole aree (patch burning)”. Una possibile soluzione per prevenire gli incendi che sfrutta le conoscenze del passato con un approccio ecologico moderno.

http://www.nature.com/nature/journal/v482/n7383/full/482030a.html
http://en.wikipedia.org/wiki/Black_Saturday_bushfires 

Autori: 
Sezioni: 
Indice: 
Ecosistema

prossimo articolo

Fibrosi cistica: una persona su trenta è portatore sano. E non lo sa.

Immagine tratta dalla campagna "Uno su trenta e non lo sai" sul test del portatore sano della fibrosi cistica: persone viste dall'alto camminano su una strada, una ha un ombrello colorato

La fibrosi cistica è una malattia grave, legata a una mutazione genetica recessiva. Se è presente su una sola copia del gene interessato non dà problemi. Se però entrambi i genitori sono portatori sani del gene mutato, possono passare le due copie al figlio o alla figlia, che in questo caso svilupperà la malattia. In Italia sono circa due milioni i portatori sani di fibrosi cistica, nella quasi totalità dei casi senza saperlo. La Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica sta conducendo una campagna informativa sul test del portatore sano, che consente ai futuri genitori di acquistare consapevolezza del proprio stato.

Se due genitori con gli occhi scuri hanno entrambi un gene degli occhi chiari nel proprio patrimonio genetico, c’è una probabilità su quattro che lo passino entrambi a un figlio e abbiano così discendenza con gli occhi chiari. Questo è un fatto abbastanza noto, che si studia a scuola a proposito dei caratteri recessivi e dominanti, e che fa sperare a molti genitori con gli occhi scuri, ma nonni o bisnonni con gli occhi celesti, di ritrovare nei pargoli l’azzurro degli occhi degli antenati.