Il libero accesso ai dati scientifici è una condizione sempre più essenziale per lo sviluppo della conoscenza scientifica in un mondo in cui il progresso tecnologico consente non solo di creare enormi quantità di dati, ma anche di condividerli nello spazio di un click, senza badare alle distanze geografiche. L’universo in espansione di “Big Data” genera nuove professioni, nuove dinamiche lavorative e, soprattutto, rivoluziona tempi e modi dell’informazione. Tutte queste nuove opportunità, tanto economiche quanto culturali, richiedono competenze sempre più specifiche per essere sfruttate. Purtroppo, l’Italia si sta muovendo con una certa lentezza sul tema dell’accesso libero ai risultati della ricerca scientifica, anche perché questo tema è poco conosciuto e discusso, sia a livello di opinione pubblica che di media.
In questo contesto non può che suscitare apprezzamento l’iniziativa della Fondazione Cariplo, che sarà la prima fondazione italiana di origine bancaria ad aderire ufficialmente al movimento “open access”. Ciò avverrà grazie all’adozione, da parte della Fondazione, di una policy che mira a rendere accessibili i risultati dei progetti finanziati nell’ambito della ricerca scientifica, e che va ad aggiungersi a un’altra già esistente in tema di tutela della proprietà intellettuale.
La policy di open access sarà efficace e vincolante dal 1 settembre 2012; a partire da questa data, tutti i contenuti prodotti nell’ambito delle ricerche finanziate, anche parzialmente, dalla Fondazione dovranno venir diffusi in modalità ad accesso aperto. Per fare ciò, esistono due possibili strategie, la Green Road e la Gold Road, entrambe ritenute vantaggiose dalla Fondazione. La Green Road consiste nell’uso di depositi digitali (repository) disciplinari o istituzionali per archiviare i proprio contenuti, mentre per Gold Road si intende la pubblicazione di articoli direttamente su riviste ad accesso aperto, che si tratti di riviste gratuite sia per gli autori che per i lettori, riviste che seguono il principio del “paga chi scrive”, o riviste che offrono agli autori la possibilità di pagare solo se vogliono che i loro articoli siano open. Non manca il riferimento a dati grezzi, dati e metadati scientifici, e rappresentazioni digitali grafiche; anche per essi la Fondazione incoraggia l’autoarchiviazione in appositi repository.
«La policy assume un carattere vincolante su tutte le nuove iniziative di finanziamento a partire dalla data di pubblicazione,» spiega il dottor Mango, direttore dell’Area Ricerca Scientifica, «ma la Fondazione si auspica che i principi in essa contenuti vengano condivisi anche da chi è già stato beneficiario di un nostro contributo». Un auspicio significativo, dal momento che nel solo 2011 ben 554 documenti finanziati dalla Fondazione Cariplo sono stati pubblicati su riviste scientifiche peer reviewed.
La ricaduta positiva della promozione di questa policy non si sono fatti attendere: la sua approvazione ha infatti fruttato alla Fondazione Cariplo il coinvolgimento nel progetto MedOANet - Mediterranean Open Access Network, progetto biennale (2012-2014) finanziato dalla Commissione Europea all’interno del programma Science in Society che si propone di migliorare il coordinamento delle strategie, delle politiche e delle strutture per l’accesso aperto in sei paesi del Mediterraneo: Grecia, Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Turchia.