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Internet in Italia raccontato da uno dei protagonisti

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Fino a qualche mese fa non avrei mai pensato che la data del 30 Aprile 1986, nota ormai col nome di Internet Day, avrebbe ricevuto tanta attenzione da parte dei media, del mondo politico, della scuola e di tante altre persone più o meno esperte del settore. Men che mai avrei immaginato che tale data sarebbe stata scolpita su una targa inaugurata la mattina dell’Internet Day a Pisa in Via S. Maria, 36, dove si trovava l’Istituto CNUCE presso il quale fu attivato il primo nodo Italiano di Internet. Ovviamente questi episodi suscitano una grande soddisfazione non solo in me ma anche  nei colleghi che,  ciascuno con il proprio ruolo, hanno  partecipato al progetto.

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Tuttavia, parlando di Internet in Italia, spesso ci si concentra prevalentemente sul primo click dimenticando così di sottolineare il lungo lavoro che ha consentito di raggiungere questo risultato.  In realtà,  per quelli come me che lo hanno vissuto in prima persona, il click è visto come la parola FINE di un film durato parecchi anni,  di cui conosco trama e perfino i titoli di coda! Ma andiamo per gradi.

Da Arpanet a Internet

La prima rete di computers, denominata Arpanet (Advanced Research Project Agency network), progenitrice di Internet, divenne operativa negli USA alla fine del 1969. Da quel momento in poi Arpanet crebbe ad un tasso molto sostenuto. Verso la metà degli anni ’70, Arpanet già collegava un gran numero di Università e centri di ricerca USA. In parallelo a questo processo di crescita di Arpanet si svilupparono altre reti. Si pensi, ad esempio, ad ALOHA network e SATNET (SATellite NETwork). Queste reti, ed altre ancora, essendo state progettate da gruppi diversi, implementavano protocolli di comunicazione incompatibili tra di loro con il risultato che due computers, collegati a reti distinte, non erano in grado di comunicare. Per risolvere questo problema vennero formulate tante proposte ma su tutte prevalse quella basata sul famosissimo TCP/IP (Transmission Control Protocol/Internet Protocol) di Vinton Cerf e Robert Kahn descritta in un lavoro del 1974. Il 16 Febbraio del 2005, Vinton Cerf and Robert Kahn vennero insigniti del Turing Award per il loro lavoro visionario sul TCP/IP. Il Turing Award è considerato il “Premio Nobel per l’Informatica."

La rete Rpcnet

Il mondo scientifico Italiano aveva seguito gli sviluppi di Arpanet fin dalla sua nascita.  In Italia il networking si fece largo, in un istituto di via Santa Maria, a Pisa: il CNUCE. Questo accadde,  probabilmente, per una somma di fattori favorevoli: il CNUCE  -  prima interno all’Università di Pisa e, dalla metà degli anni 70, trasferito in ambito CNR - era allora agli inizi e, nel tentativo di dotarsi di una struttura propria, aveva favorito l’assunzione di giovani ricercatori, motivati ed entusiasti nell’approccio alle tecnologie emergenti. Non solo: alla direzione dell’istituto operavano in quel momento il professor Alessandro Faedo, allora rettore dell’Università di Pisa, e il professor Guido Torrigiani. Due matematici di grande valore che si dimostrano particolarmente sensibili verso tale ambito di ricerca. La prima tappa fondamentale è datata 1972, quando venne stipulata una convenzione tra il CNUCE e il Centro Scientifico IBM di Pisa, anch’esso localizzato in via Santa Maria. In forza di quell’accordo quattro ricercatori italiani - due dell’IBM e due del CNUCE – nel 1973 si recarono al Centro scientifico IBM di Cambridge, nel Massachusetts, USA, per approfondire gli studi sul networking e avviare una prima serie di studi e ricerche. Il centro scientifico IBM di Cambridge era già famosissimo nel mondo: tra le sue mura erano state condotte ricerche che avevano contribuito sensibilmente alla storia dell’informatica. Anche la logistica aveva il suo peso: il centro scientifico IBM era diviso da una strada dal campus del MIT, ed era a due passi dalla Harvard University e dalla BBN (Bolt, Beranek and Newman), la software house che implementò i primi nodi della rete Arpanet. Nella seconda metà del ’74 fu completata la progettazione della prima rete italiana a commutazione di pacchetto, denominata Rpcnet, e nel 1976 era disponibile l’implementazione di un prototipo di Rpcnet su calcolatori IBM. Dal 1978 al 1984 Rpcnet, divenne la rete sperimentale tra i centri di calcolo del CNR e dell’Università.

La rete Osiride

L’esperimento con Rpcnet ebbe un grande successo. Fu però subito evidente che c’era l’esigenza di aprire Rpcnet a tutti i costruttori e non solo all’IBM. Così nel 1978 proposi il progetto Osiride (OSI su Rete Italiana Dati Eterogenea). Tale progetto era basato sull’architettura OSI (Open Systems Interconnection) che in quel periodo era alternativa ad Internet e che sembrava potersi affermare a livello mondiale. Oggi la scelta OSI può sembrare a dir poco “stravagante” visto il peso di Internet ma in quel periodo vi erano segnali molto forti che potesse diventare l’architettura adottata da tutti i costruttori di computer. Se questo fosse accaduto, il progetto Osiride ci avrebbe di colpo catapultati nel gruppo dei primi, a livello mondiale, ad avere una rete aderente allo standard OSI. Ne è testimonianza il fatto che la Cooperation for Open Systems International, la più grande organizzazione mondiale OSI costituita da tutti i costruttori di elaboratori, inserì Osiride nel novero dei sei progetti OSI più interessanti a livello mondiale.

La rete STELLA

In Europa la progettazione, realizzazione e sperimentazione della prima rete via satellite, denominata STELLA (Satellite Transmission Experiment Linking LAboratories), ebbe inizio nel 1978 su proposta del CERN di Ginevra. L’obiettivo di STELLA era quello di interconnettere ad alta velocità (2Mbps), via satellite, i laboratori di fisica delle alte energie, dislocate in Europa, con il CERN medesimo. Nell’ambito di STELLA l’Istituto CNUCE assunse la leadership nella progettazione e sviluppo della parte relativa al networking. Il 19 Ottobre del 1983 realizzammo una dimostrazione del progetto alla Domus Galileiana di Pisa. Vennero fisici da tutta Europa e poterono seguire con grande entusiasmo, in tempo reale, l’evoluzione di un esperimento di fisica delle alte energie che si svolgeva, in quel momento, al CERN.

Internet in Italia

La svolta giunge alla fine degli anni ’70. L’agenzia Darpa (ARPA nel tempo cambiò nome e divenne Defence ARPA ovvero DARPA), dopo aver sperimentato Internet tra le varie organizzazioni USA, decise di estenderne la sperimentazione anche ad alcuni istituti di ricerca europei con significativa esperienza nel settore del networking. In Italia la scelta cadde proprio sul CNUCE, in virtù della visibilità scientifica internazionale dell’istituto nel settore del networking. Dopo lo University College of London e la telecom Norvegese NTE, anche il CNUCE entrò dunque nel progetto.

Gli USA decisero di usare la rete SATNET (SATellite NETwork) per estendere la sperimentazione di Internet in Europa (Figura 2).


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Ogni nazione doveva provvedere al collegamento Internet tramite il satellite geostazionario "Intelsat 4", posizionato sull’oceano Atlantico ed in grado di illuminare, con le sue antenne, la costa occidentale degli USA. In Italia, tale satellite veniva gestito tramite un’antenna parabolica (30 metri di diametro) situata presso la stazione di Telespazio del Fucino. Quindi, attraverso un collegamento via satellite sul Fucino, a sua volta collegato con una linea velocissima su Pisa, fu di fatto realizzato il primo nodo Internet d’Italia. Proprio a Pisa.

In realtà il percorso non è stato così lineare. Qualche episodio, in particolare, può aiutare a comprendere le difficoltà che abbiamo incontrato nel nostro cammino di ricerca. Robert Kahn, il direttore del programma di sperimentazione congiunto USA/Europa, venne a Pisa per tracciare con me la configurazione del primo nodo Internet italiano.

Si trattava a questo punto di mettere d’accordo contemporaneamente la Difesa Italiana, la SIP, Italcable e Telespazio: il problema non era di natura tecnologia ma riguardava l’affermazione di una visione strategica per l’Italia. Ci sono voluti circa tre anni per mettere tutti d’accordo. Ma ero giovane, avevo energia ed entusiasmo e molti sogni, oggi non so se ce l’avrei fatta. Concordata la piattaforma hardware e software, il CNUCE inviò l’ordine al CNR. Dopo un anno giunse la risposta positiva per l’acquisto ma, praticamente in contemporanea, gli americani ci segnalarono che software e hardware erano da considerarsi ormai obsoleti per il salto tecnologico che aveva già investito il settore. In particolare si rendeva necessario l’acquisto di un nuovo gateway di concezione innovativa, l’ormai celebre butterfly gateway, i cui costi erano ovviamente elevati. La sostituzione dell’hardware era da considerarsi obbligatoria. A distanza di alcuni giorni partecipai a Washington DC all’International Cooperation Board, il gruppo di lavoro che allora guidava la sperimentazione internazionale di Internet. In quell’occasione annunciai pubblicamente che mi sarei ritirato dal progetto – l’approvazione del nuovo hardware avrebbe forse richiesto un altro anno, con il rischio concreto di dovere far fronte ad un nuovo salto tecnologico – e che, di conseguenza, mi sarei ritirato dal progetto. Robert Kahn anticipò il coffee-break, durante il quale lo vidi discutere con gli altri membri del board, tra i quali lo stesso Vinton Cerf. Alla ripresa dei lavori, Robert Kahn prese la parola e mi disse: “Luciano, il butterfly gateway sarà finanziato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti”. Fu una scelta importantissima, che consentì all’Italia di entrare in Internet il 30 Aprile del 1986 (Figura 3).


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Al di là dei problemi tecnici, c’era tantissimo da fare sul fronte della divulgazione e della “sensibilizzazione”, anche negli ambienti di ricerca. Ricordo che quando, qualche giorno dopo il collegamento, scrissi una lettera al presidente del CNR di allora per informarlo della cosa, non ebbi nessuna risposta. La cosa non mi meravigliò perché un ente importante come il CNR gestisce molti progetti in settori diversi della ricerca e perché Internet era “soltanto” uno dei grandi progetti di ricerca. Immagino che il Presidente, leggendo la lettera, abbia pensato, magari compiaciuto: bravi questi pisani, e sia passato quindi ad analizzare la lettera successiva! Due anni dopo però, rividi il Presidente nella sede del CNR a Roma. Lo ricordo benissimo, mi vide da lontano e mi chiamò festoso: “Luciano!”. Era appena tornato dagli Stati Uniti, mi disse, e aveva visto “una rete interessantissima”: Internet. “Dobbiamo collegarci subito”. Solo allora capii che non si ricordava della mia lettera del 1986. A livello stampa fu poi un vero disastro! Nonostante fosse stato emesso un comunicato, nessun quotidiano riportò la notizia. Seguì un “silenzio radio” durato trent’anni, interrotto solo il 26 Maggio 2006 dall’Università di Pisa che su mia proposta, conferì a Vint Cerf e a Bob Kahn la Laurea Honoris Causa in Ingegneria Informatica(https://www.unipi.it/ateneo/comunica/cerimonie/honoris/laureahc.htm_cvt.htm)

Ce l'abbiamo fatta!

Anche se il nodo Italiano diventò operativo il 30 aprile del 1986, per me la partita era già stata vinta quando il butterfly gateway era arrivato in Italia. Mettere su il primo nodo Internet in Italia è stata un’impresa titanica, oggi posso dirlo. Ma ci eravamo prefissi come scopo il fatto che l’Italia facesse parte di Internet (Figura 4).


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Questo contava e ce l’abbiamo fatta!  Ce l’abbiamo fatta anche grazie al ruolo attivo giocato dai due illustri scienziati, Vint Cerf e Bob Kahn (Figura 5). E di aver collaborato con loro sono ancora molto orgoglioso!


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