fbpx Vaccini: la più grande conquista della salute | Scienza in rete

Vaccini: la più grande conquista della salute

Primary tabs

Tempo di lettura: 4 mins

Come tutte le cose importanti, anche la vaccinazione è spesso oggetto di critiche indiscriminate, fatte nella maggior parte dei casi da persone che ne ignorano l’effettiva importanza. E così alcuni attribuiscono ai vaccini malattie di cui non sappiamo l’origine, come la sindrome del golfo dei militari americani che tornavano dalla guerra in Iraq, oppure l’autismo che in Inghilterra sarebbe causato dal vaccino MMR (morbillo-orecchioni-rosolia), mentre in America dal timerosale. Insomma, diventa conveniente attribuire ai vaccini tutto quello di cui non conosciamo l’origine.

La vaccinazione è la pratica più importante mai introdotta nella storia della medicina. Insieme alle moderne pratiche di igiene e all’uso di antibiotici, i vaccini hanno eliminato la maggior parte delle malattie infettive che hanno da sempre afflitto l’umanità. Secondo un recente documento (il Global Action Plan) pubblicato dalla library dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel decennio 2011-2020 i vaccini eviteranno 25 milioni di morti. In altre parole, la vaccinazione salva 2,5 milioni di vite all’anno, circa 7000 al giorno, 300 ogni ora, 5 ogni minuto. Per la popolazione italiana, che è circa lo 0,7% della popolazione mondiale, secondo queste stime, l’assenza di vaccini causerebbe circa 17800 morti all’anno, 50 al giorno, 2 ogni ora.

Difterite, tetano, vaiolo, poliomielite, pertosse, morbillo, rosolia, varicella, epatite B, emofilo, sono nomi che oggi leggiamo nei libri di testo di medicina e che la maggior parte di noi non ha mai visto da vicino. Tuttavia, prima dell’introduzione della vaccinazione, queste malattie erano la causa principale della mortalità infantile. Non più di un secolo fa, solo due bambini nati su cinque raggiungevano l’età di venti anni, gli altri soccombevano alle malattie infettive. La mortalità infantile è ancora un grande problema nei paesi in via di sviluppo, dove ogni anno circa 10 milioni di bambini muoiono ancora a causa di malattie che potrebbero essere prevenute usando i vaccini che esistono oggi.

Facciamo un esempio moderno: la meningite da meningococco. Non molto tempo fa, alla fine degli anni novanta, ogni anno in Inghilterra circa 1500 tra giovani e bambini venivano ricoverati in ospedale colpiti da un batterio chiamato meningococco di tipo C. Di questi, 150 morivano nel giro di 2 giorni, 400 sopravvivevano con conseguenze gravi che si portavano dietro per tutta la vita, come ad esempio l’amputazione delle braccia e delle gambe. Nell’anno duemila un vaccino sviluppato in Italia fu usato per vaccinare l’intera popolazione inglese da due mesi a 18 anni di età. Nel giro di un anno la malattia è letteralmente scomparsa dall’Inghilterra e ogni anno 1500 famiglie non vivono più la tragedia di questa malattia. Il vaccino per il meningococco di tipo C è stato poi introdotto in molte altre parti del mondo e dovunque ha avuto effetti simili. L’impatto positivo della vaccinazione non si limita al miglioramento della salute della popolazione, ma anche ai costi che altrimenti ciascun sistema sanitario dovrebbe affrontare. Ad esempio, uno studio della Meningitis Research Foundation svolto in UK e pubblicato da Pediatric Drugs all’inizio di quest’anno dimostra che ciascun paziente che sopravvive ad un’infezione da meningococco riportando delle sequele, costa in media al Sistema Sanitario Nazionale 3.879.300 euro. Lo stesso caso avrà un impatto ancora maggiore sulla società, a cui verrà a costare circa 5.238.762 euro se aggiungiamo ai costi del sistema sanitario quelli per l’assistenza sociale di cui una persona portatrice di handicap ha bisogno.

Visto che la maggior parte delle malattie sono scomparse nei nostri paesi e che tanti genitori moderni non le hanno mai conosciute grazie alla vaccinazione, molti si domandano perché dobbiamo continuare a vaccinare contro malattie che non esistono più. La ragione è che, con l’eccezione del vaiolo, eliminato dal nostro pianeta grazie ad una campagna globale di vaccinazione, tutte le altre malattie esistono ancora e in assenza di vaccinazione farebbero il loro ritorno molto velocemente. Un esempio recente è la difterite in Russia, ritornata una volta che, con la caduta dell’Unione Sovietica, c’è stata meno attenzione alla vaccinazione. Altro esempio di malattia che è tornata con l’interruzione della vaccinazione è stata la pertosse in Inghilterra e Giappone.

Chi tuttavia, per ignoranza o per volontà diabolica, si scaglia contro i vaccini, dovrebbe sapere che l’interruzione della vaccinazione, pur per un lasso di tempo limitato, porterebbe inevitabilmente anche in Italia ad un aumento delle malattie e delle morti nei bambini, di cui potrà essere ritenuto responsabile.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Intelligenza artificiale ed educazione: la ricerca di un incontro

Formazione ed educazione devono oggi fare i conti con l'IA, soprattutto con le intelligenze artificiali generative, algoritmi in grado di creare autonomamente testi, immagini e suoni, le cui implicazioni per la didattica sono immense. Ne parliamo con Paolo Bonafede, ricercatore in filosofia dell’educazione presso l’Università di Trento.

Crediti immagine: Kenny Eliason/Unsplash

Se ne parla forse troppo poco, almeno rispetto ad altri ambiti applicativi dell’intelligenza artificiale. Eppure, quello del rapporto fra AI ed educazione è forse il tema più trasversale all’intera società: non solo nell’apprendimento scolastico ma in ogni ambito, la formazione delle persone deve fare i conti con le possibilità aperte dall’IA.