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La crescita della spesa militare italiana

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Tagli alla ricerca e alla spesa pubblica (in primis sanità), crescita delle tasse: è questa la realtà del nostro paese oggi, piagato dalla crisi del debito [1]. Eppure qualcosa è sfuggito alla forbice... Per chi ha avuto il coraggio e la pazienza di leggere le 651 pagine dello Stato di Previsione del Ministero della Difesa Nota Integrativa, documento in cui sono contenute le spese per il comparto militare italiano, sin dalle prime pagine comprende che il settore della difesa italiano continua a beneficiare di amplissimi crediti.

La spesa militare italiana

Lo stanziamento complessivo, ascritto per il 2013, al Ministero della Difesa[2]  è pari a 20.935,2 mln di €, in aumento di 973,1 mln di €, pari allo 4,87% del totale, rispetto al 2012.
Esso si compone di più voci:

  • funzione difesa, che riguarda le componenti terrestri, aeree e navali delle forze armate, ed ammonta a 14,646,0mln di €, segnando un aumento di 1.032,6 mln di € pari al 7,58% del totale rispetto al 2012;
  •  funzione sicurezza del territorio, che riguarda l’arma dei carabinieri per le attività che ricadono all’interno delle competenze del dicastero della Difesa, che ammonta a 5.759,6 mln di €, con un decremento di 133,4 mln di € pari al 2,26% in meno rispetto al 2012;
  • funzioni esterne, cioè quelle attività non direttamente collegate con i compiti istituzionali di difesa come l’approvvigionamento idrico per le isole minori o voli di Stato, ammonta a 99,2 mln di €, segnando una contrazione di 0,7 mln di €, pari al – 0,75%, rispetto al 2012;
  • trattamento di ausiliaria, cioè il trattamento di quiescenza del personale che ha cessato il servizio permanente ed è collocato in ausiliaria, prima che il relativo onore sia assunto dagli organi previdenziali, è pari ha 430,6mln di €, e  segna un aumento di 74,6 mln di € pari ad incremento dello 20,96% rispetto al 2012.

La funzione difesa si suddivide in tre voci: personale, esercizio e investimento; la ripartizione ottimale dei fondi si ha nel momento in cui essi risultino assegnati per il 50% al personale e per il restante 50% all’esercizio ed investimento. Nella tabella sottostante sono riportate le varie voci che compongono la funzione difesa e gli importi relativi al 2012 ed al 2013.

Settori               

Esercizio finanziario 2012

Esercizio finanziario 2013

Variazione monetaria

Variazione %

Personale

9.612,6

9.683,2

+70,6

+0.73

Esercizio

1.522,5

1.331,5

-191

-12.55

Investimento

2.478,2

3.631,3

+1.153

+46,53

Totale

13.613,3

14.646,0

+1.032,6

+7.58

Dati ottenuti dalla Nota integrativa al disegno di legge di Bilancio del Ministero della Difesa per l’anno 2013. Le cifre sono in mln di €.

Come si nota dalla tabella le spese militari italiane sono in gran parte assorbite dai costi per il personale militare e civile in sevizio. Il modello di difesa prevede la riduzione degli organici dell’esercito di 40.000 unità (da 190 mila a 150 mila anche se oggi gli effettivi non superano i 183mila uomini) e la riduzione del personale civile da 30.000 a 20.000 unità. Sono previste una serie di salvaguardie per il personale in esubero che, in molti casi, transiterebbe nelle altre amministrazioni dello Stato con problemi di competenze e con un aumento della spesa pubblica. In tal modo il ministro spera di riequilibrare la spesa non eliminando gli sprechi ma tagliando il personale. Come in ogni riforma italiana, al centro non vi è il cambiamento del sistema con l’introduzione di novità positive ed aggiornate con i tempi ma una serie infinita di tagli.

Esercizio: con tale termine si indicano tutti i costi sostenuti per il funzionamento delle forze armate, incluse le spese per l’addestramento, per la manutenzione dei mezzi e dei materiali, per le infrastrutture, il casermaggio e altre spese minori. La partecipazione alle missioni internazionali ha notevolmente incrementato l’usura dei mezzi che richiedono manutenzioni sempre più particolareggiate e approfondite, ma la maggior parte delle volte non possono essere effettuate, per mancanza fondi. Nei rapporti degli anni passati, lo Stato maggiore evidenzia come i tagli costanti apportati a tale voce mettano a repentaglio il corretto funzionamento dei mezzi e l’addestramento del personale da inviare in missioni di pace. Bisogna ricordare che nella nota aggiuntiva alla difesa per il 2011, in riferimento ai tagli, leggiamo: “[…]va evidenziato che le organizzazioni quali la NATO e l’Unione Europea fissano precisi standard qualitativi, addestrativi e di efficienza da conseguire e mantenere per i reparti e le unità specificamente richieste o che ciascuna nazione partecipante, sulla base di intese ed accordi periodici, rende disponibili. Il mantenimento di questi standard internazionalmente riconosciuti è conseguito con attività specificatamente definite e finalizzate a garantire la piena integrazione e l’immediata interoperabilità dei reparti nei dispositivi multinazionali, attività queste che devono essere preparate e sostenute nel tempo. Stante il livello di risorse previsto per il triennio 2011-2013, in assenza di specifici interventi, la prontezza operativa dello Strumento militare rimarrà al livello minimo necessario per far fronte agli impegni internazionali, con il rischio di veder aumentare le criticità che la caratterizzano”.

Dopo il piccolo rialzo avvenuto nel 2012, si credeva che l’Italia avesse deciso di cambiar rotta e dedicarsi alla manutenzione di ciò che già possedeva anziché acquistare nuovi mezzi che stante la scarsità di fondi sarebbero finiti a far la ruggine in qualche deposito. Il 2013, invece, ripropone il vecchio vizio italico di disinteressarsi dei mezzi e degli uomini che mandiamo in missione di pace, in barba a tutti i pomposi discorsi che fanno i politici.

Per quest’anno vi è addirittura un peggioramento della situazione, perché se fin ora a lamentarsi delle deficienze vi era solo lo Stato Maggiore della difesa, nella nota integrativa per il 2013 leggiamo: “il volume delle risorse finanziarie previsto per la categoria economica dei consumi intermedi si colloca a livelli non sostenibili, com’è chiaramente evidente confrontando le disponibilità registrate nel 2008 (pari a circa 2,3 mld) a quelle del 2013 (circa 0,8 mld), in applicazione dei provvedimenti di contenimento della spesa pubblica emanati nei precedenti esercizi finanziari ed in considerazione delle ulteriori riduzioni di imposta. Tali riduzioni, pari ad oltre il 64% non potendo concentrarsi che in minima parte sulle spese per il funzionamento delle struttura, pur in un processo di riduzione delle stesse, giocoforza dovranno incidere ulteriormente sull’organizzazione operativa, con conseguenti ricadute negative sul rispetto degli standard fondamentali richiesti a livello internazionale. Inoltre, sta progressivamente esaurendosi la disponibilità delle scorte derivante anche dagli effetti di esecuzioni contrattuali dei precedenti esercizi finanziari che hanno decisamente contribuito al mantenimento dei livelli di efficienza superiori a quelli conseguibili con il solo volume di risorse a bilancio”.

Insomma, la componente politica prende atto del fatto che la situazione è critica, e al posto di prendere provvedimenti incisivi che fa? Assolutamente nulla. Tutto ciò si tradurrà in mezzi meno sicuri, uomini meno addestrati e inefficienze generalizzate dello strumento militare. Si punta cioè sulle acquisizioni di nuovi sistemi d’arma anziché sul mantenimento di ciò che già possediamo e che molto utile agli uomini presenti in Afghanistan e Libano (ma anche a tutti gli altri impegnati in missioni di pace che l’Italia ha dimenticato).

L’investimento: Negli ultimi anni, il nostro Paese si è lanciato in una serie di programmi di acquisizioni di dubbio valore strategico. Un esempio della testardaggine delle scelte del governo è rappresentata dalla prosecuzione a del programma F–35. Quale Stato vorrebbe acquisire un caccia:

  • sthealth, che però invisibile non è come hanno dimostrato le prove sul campo;
  • che non può avvicinarsi a più di 25 miglia (più o meno 50 km) da una nube temporalesca perché se un fulmine lo dovesse colpire il caccia potrebbe esplodere (a causare questo problema potrebbe essere o l’eccessiva riduzione della corazza del serbatoio oppure un problema ben più grave al sistema che deve mantenere all’interno del serbatoio la giusta percentuale di ossigeno);
  • che si crepa, sono state riscontrate sia crepe sui piani alari che di coda oltre a problemi nei punti di attacco dei missili e delle bombe. A quanto pare i portelli non riescono a restare o ben aperti o ben chiusi (quale Stato non vorrebbe acquisire un caccia che rischia di perdersi le bombe per strada, se poi sono nucleari);
  • a rischio incendio, se il pilota si trova obbligato a scaricare il carburante in eccesso esso fluisce sulle ali, quindi giunge sui piani di coda con il rischio che si incendi a contatto con il Bust del motore incandescente, oppure si può accumulare in alcune piccole rientranze;
  • il software che dovrebbe rendere il caccia di quinta generazione continua a latitare;
  • il sistema avvenieristico del casco che dovrebbe permettere al pilote una visione all round non si allinea con l’aereo e richiede di essere attentamente calibrato per ogni singolo pilota;
  • vi è un problema anche con l’Automatic Logistics and Information Systems, che in un rapporto del Dipartimento della Difesa statunitense viene reputato immaturo ed indietro rispetto ai programmi. Inutile dirlo, senza ALIS l’aereo è un catorcio[3].

E i costi del programma quali sono? Neanche questo è sicuro tant’è che nell'aprile del 2012 la rivista Foreign Policy[4] scriveva che l'F35 è una calamità e che "l'F35 è una mediocrità insostenibile e il programma non sarà mai rimesso a posto da un qualsiasi tipo di modifica hardware o software o di controllo dei costi. C'è solo una cosa da fare con l'F35 cestinarlo. Le forze armate americane meritano un aereo migliore ed i contribuenti americani ne meritano uno molto più economico. La pattumiera attende"[5]. A fianco a questa durissima critica vi sono tutte le perplessità del GAO (Governament Accauntibility Office) del Congresso statunitense che continua a chiedere, alla Loockheed Martin stime attendibili sul costo finale del programma e pretende spiegazioni per l’incredibile esplosione dei costi.

Il nostro Paese sta allestendo presso Cameri, Novara, un centro per l’assemblaggio finale, dove Alenia Aeronautica (società di Finmeccanica) dovrebbe costruire il cassone alare del velivolo; per allestire il centro sono già stato spesi circa 800 mln di euro. Centro che risulterà sovradimensionato, dato che i recenti tagli sia italiani che esteri, hanno portato il numero di caccia da assemblare a circa 600 dai mille e passa previsti. Ai costi sotto riportati vanno aggiunti circa 735 milioni per l’acquisto dei propulsori.

E l’Italia? Il nostro Paese ha deciso di  acquisire “soltanto” 90 caccia (originariamente erano 131) senza badare a tutti i problemi non risolti. Nella tabella sottostante sono riportati i costi del programma, o almeno quelli che dovrebbero essere i costi stimati nella finanziaria del 2012, il prossimo anno senz’altro cambieranno.

Esigenza operativa

Quantità

Onere Globale previsto

Sviluppo pluriennale

Impegno 2011

Percentuale realizzazione del programma al 31.12.2012

Iniziale

Termine

Attività nazionale predisposizioni basi

N.A

4.774.927,86

2011

2011

4.774.927,86

100

Contributo all’autorità di vigilanza sui contratti pubblici

N.A.

23.915

2011

2011

23.915

100

Partecipazione alla fase di sviluppo, produzione, supporto in servizio e sviluppi successivi

90

10.458.480.233

2010

2027

71.776.844

0.76

Partecipazione alla fase di sviluppo, produzione, supporto in servizio e sviluppi successivi

N.A

681.751.507,78

2007

2046

40.099.653,98

16.61

Partecipazione alla fase di sviluppo, produzione, supporto in servizio e sviluppi successivi

N.A

323.577.042,20

2009

2026

3.226.746,30

1.13

Partecipazione alla fase di sviluppo, produzione, supporto in servizio e sviluppi successivi

N.A

112.237.670,20

2008

2046

5.171.534

28.54

Realizzazione FACO – MRO&U

N.A

312.540.822

2010

2014

95.093.857,80

50.65

Realizzazione FACO – MRO&U

N.A

400.883.216.84

2010

2014

117.350.863

42.98

Realizzazione FACO – MRO&U

N.A

42.000.000

2011

2014

20.000.000

47.62

Realizzazione FACO – MRO&U

N.A

28.000.000

2010

2011

221.038,88

39.61

Framework MOU per la partecipazione alla fase di sviluppo

N.A

924.157,42

2010

2011

221.038,88

39.61

Framework MOU per la partecipazione alla fase di sviluppo

N.A

819.649.849,10

2002

2012

12.059.515,57

99.81

Attività di previsione, verifica e validazione costi programmi di investimento

N.A

1.989.224.14

2011

2012

989.224,17

49.73

Contributo all’autorità di vigilanza sui contratti pubblici

N.A

20.855

2011

2011

20.855

100

Totale

 

13.182.054.577

 

 

376.010.133,41

 

Dati ottenuti: Stato di Previsione del Ministero della Difesa, Nota Integrativa, pag. 135 e ss.. Le cifre sono espresse in €.

Secondo le stime di costo minimo fornite dal GAO nel marzo 2012, il costo di un F–35A si aggira intorno ai 133,7 milioni mentre le versioni B e C (quelle maggiormente interessano l’Italia visto che hanno le caratteristiche per il decollo verticale) dovrebbero costare 200 mln di euro. Queste cifre sono molto indicative, infatti la legge statunitense impedisce di vendere all’estero a un prezzo inferiore rispetto a quanto pagato dal Pentagono.

Dopo quanto esposto ci si aspetterebbe quanto meno una ricaduta industriale e occupazionale importante per il nostro Paese, ma così non è. A regime, a Cameri ci saranno 2–300 nuovi posti di lavoro che diverranno 800 incluso l’indotto. In questo caso un autorevole studio dell’Università del Massachusetts dimostra come con un miliardo di dollari di investimento si creano, 11mila posti di lavoro nel settore della difesa, oppure ben 17 mila nel settore delle energie rinnovabili e 29mila in quello dell’istruzione. In cosa investire dovrebbe essere di facile comprensione per tutti. O no? 

In buona sostanza, il ministero della difesa è l’unico dicastero che ha visto aumentare i fondi a disposizione. Ministeri chiave per la crescita come lo Sviluppo Economico (i cui fondi si ridurranno dai 13,9 del 2013 ai 10 del 2015) o l’Istruzione e Salute (avranno a regime dal 2015 100 mln in meno) dovranno fare i salti mortali per far quadrare i bilanci. Per chi ci governa a quanto pare risulta  essenziale dotare il nostro Paese di un caccia colabrodo anziché impostare serie strategie di sviluppo. 

Note:
[1] Per avere un’idea dell’attuale situazione italiane si può scaricare la controfinanziaria 2013 redatta da sbilanciamocci.info e disponibile gratuitamente al seguente indirizzo: http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/alter/2013-ecco-la-vera-agenda-15684.
[2] Dati ottenuti consultando la Nota integrativa al disegno di legge di Bilancio del Ministero della Difesa per l’anno 2013 gratuitamente scaricabile da internet; se invece si vuole avere una visione più sintetica si può consultare la contromanovra di sbilanciamoci disponibile gratuitamente sul sito www.sbilanciamoci.info.
[3] Se avete voglia di deliziarvi con altre informazioni sul super caccia F – 35 JSF potete consultare i seguenti articoli: http://mazzetta.wordpress.com/2013/01/17/gli-f-35-sono-un-pacco/, http://www.repubblica.it/politica/2013/01/21/news/italia_acquista_caccia_f-35_ma_sono_a_rischio-fulmine-50980689/?ref=HREC1-2.  
[4] Rivista che di certo non può essere tacciata di pacifismo e che è molto ascoltata a Washington.
[5] Cfr. Armi un Affare di Stato, D. Facchini, M. Sasso ed F. Vignarca, ed. Chiarelette, Milano 2012.


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