fbpx ChemCam, buona la prima! | Scienza in rete

ChemCam, buona la prima!

Primary tabs

Read time: 2 mins

La prima sommaria analisi dei dati raccolti da Curiosity nel test di prova di ChemCam indica che lo strumento sta funzionando alla perfezione. Già spunta, però, un piccolo mistero da chiarire.

Una prestazione davvero eccellente, questo in sintesi il giudizio del team del Los Alamos National Laboratory che ha la responsabilità diretta della gestione di ChemCam, il delicato strumento frutto della collaborazione franco-statunitense incaricato di svelare i segreti delle rocce di Marte. Davvero significative anche le immagini dell'esperimento diffuse dalla NASA. Secondo le dichiarazioni di Roger Wiens, Principal investigator del team di ChemCam, la qualità degli spettri raccolti dallo strumento è paragonabile a quelli raccolti nelle fasi di sperimentazione a Terra.

Le prime analisi di Coronation, la roccia che è stata il primo bersaglio degli impulsi laser di ChemCam sul suolo marziano, indicano una composizione sostanzialmente basaltica, in linea dunque con quanto ci si attendeva. In occasione del primo lampo laser – e solo in tale circostanza – gli spettri raccolti dallo strumento hanno però individuato anche un eccesso di magnesio e idrogeno. Anche se si dovranno attendere analisi più approfondite per riuscire a decifrare quella strana presenza, già è stata avanzata una prima ipotesi, che attribuisce la rilevazione alla polvere che ricopriva la roccia.

In attesa dei risultati, su Marte non si perde tempo ed è già stato individuato il prossimo obiettivo di ChemCam: si tratta di un gruppo di rocce nella zona investita dai retrorazzi della sonda al suo arrivo e battezzata Goulburn.

Los Alamos National Laboratory

Autori: 
Sezioni: 
Marte

prossimo articolo

Misurare l’energia della biodiversità per la salute degli ecosistemi

elefanti nella savana

Una nuova ricerca rivela che il flusso di energia che attraversa le reti alimentari africane si è ridotto di quasi due terzi dall’epoca preindustriale. Capire come l’energia scorre negli ecosistemi permette di leggere in anticipo segnali di degrado e orientare strategie di conservazione più efficaci.

Biodiversità significa non solo ricchezza e abbondanza delle forme di vita in un luogo, ma anche delle relazioni che esse intessono tra loro. La vita chiama vita, una specie crea i presupposti per l’esistenza di altre, la rete di connessioni e interazioni  dà forma e funzione agli ecosistemi.  Misurare le relazioni consente dunque di valutare lo “stato di salute” delle comunità biologiche e fornire una diagnosi precoce dei problemi ambientali, che possono insorgere ben prima che una specie si estingua. È però un compito tutt’altro che semplice.