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Al Mario Negri grazie a Telethon

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Il programma carriere istituito da Telethon per favorire le giovani eccellenze in Italia ha premiato Ester Zito, che fa il suo ingresso all'Istituto Mario Negri grazie a un finanziamento quinquiennale di oltre 500mila euro, finalizzato alla creazione di gruppi di ricerca indipendenti per lo studio delle malattie genetiche. 35 anni, laureata in Chimica e tecnologie farmaceutiche presso l'Università Federico II di Napoli, Ester Zito ha proseguito gli studi specializzandosi con un dottorato e post-dottorato all'Istituto Telethon di genetica e medicina, il Tigem. In quest'occasione, la Zito ha potuto lavorare per sei anni in collaborazione con Andrea Ballabio e Maria Pia Cosma su una rara malattia metabolica, il deficit multiplo di solfatasi, causata da un difetto enzimatico nel reticolo endoplasmatico - definito dalla stessa ricercatrice come il "deus ex machina della cellula".

Nel 2008, ha ottenuto prima un finanziamento dell’Organizzazione europea per la biologia molecolare (Embo), grazie al quale ha lavorato per tre anni all’Università di New York, poi il grant europeo “Marie Curie” presso l’Università di Cambridge.

“Siamo molto felici - ha dichiarato Silvio Garattini, Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’– per la scelta della dottoressa Zito che, grazie al sostegno di Telethon, costruirà presso di noi un nuovo gruppo di lavoro. La strada seguita da Telethon, che ha già attratto altri ricercatori italiani dall’estero, stanziando cifre che garantiscono per 3/5 anni stipendio, collaboratori, apparecchiature e spese, è il modo efficace per sostenere il ‘rientro dei cervelli’ e la ricerca italiana”.

L'attività di Ester Zito all’Istituto Mario Negri di Milano inizierà entro la fine di quest'anno, non prima di aver chiuso gli esperimenti in sospeso e aver reclutato i suoi collaboratori. 

“Il nostro obiettivo – conclude Ester Zito - sarà studiare una particolare proteina del reticolo endoplasmatico responsabile, quando alterata, di diverse patologie come la distrofia muscolare da spina rigida e altre miopatie. Studiandone il meccanismo d’azione contiamo di individuare una strategia farmacologica efficace. Mi sento investita di una grossa responsabilità, però sono pronta a mettermi in gioco: cercherò ricercatori giovani, menti fresche e appassionate per la scienza, pronte a mettersi in gioco ogni giorno insieme a me e ad affrontare anche le inevitabili frustrazioni di questo lavoro. Mi piacerebbe che non fossero tutti italiani e che si parlasse in inglese quotidianamente, per abituare tutti alla lingua ufficiale di questo mestiere. Un mestiere, certo, ma così speciale”.


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