fbpx Spiegata l'anomalia dei Pioneer | Scienza in rete

Spiegata l'anomalia dei Pioneer

Primary tabs

Read time: 2 mins

Probabilmente ha una risposta definitiva il misterioso rallentamento nella corsa delle sonde Pioneer 10 e 11 giunte ormai ai confini del regno del Sole: sarebbe tutta colpa del rinculo originato dalla radiazione termica prodotta dai circuiti elettrici dei due satelliti.

Lanciati all'inizio degli anni Settanta con l'obiettivo principale di studiare Giove (Pioneer 11 verrà poi dirottato anche verso Saturno) le due sonde Pioneer, dopo aver compiuto la loro missione, hanno continuato il loro cammino verso lo spazio esterno. Tenute costantemente sotto controllo, hanno fatto perdere definitivamente le loro tracce nel 1995 (Pioneer 11) e nel 2003 (Pioneer 10). Dal 1998, però, l'analisi dei dati telemetrici raccolti nel corso delle due missioni ha indicato che le due sonde erano soggette a un misterioso rallentamento.

Battezzato con il nome di Pioneer Anomaly, questo insolito comportamento ha avuto le spiegazioni più disparate. Lo si attribuì, per esempio, ad anomalie gravitazionali e mentre vi fu chi chiamò in causa l'influenza della materia oscura, altri lo interpretarono come la chiara prova della necessità di rivedere la teoria gravitazionale. Secondo altri la spiegazione andava ricercata nella asimmetrica spinta della pressione di radiazione solare, mentre altri ancora chiamavano in causa una spinta riconducibile al decadimento radioattivo del plutonio a bordo delle sonde.

Con il loro studio, pubblicato su Physical Review Letters, Slava Turyshev (Jet Propulsion Laboratory) e i suoi collaboratori mettono probabilmente fine a ogni dubbio. Al termine di una accurata analisi sostenuta anche da modelli numerici basati sulle specifiche tecniche delle sonde, i ricercatori concludono che all'origine del rallentamento vi sarebbe una forza di rinculo associata all'asimmetrica emissione di calore della sonda proveniente dalla corrente elettrica che ne alimenta la strumentazione. I calcoli e le simulazioni indicano che l'intensità e la direzione di questo rallentamento di origine termica sono perfettamente compatibili con le anomalie registrate nella telemetria dei Pioneer.

NASA JPL

Autori: 
Sezioni: 
Astronautica

prossimo articolo

Alimentazione sostenibile: imparare dalla preistoria

Dimostrazione cottura preistorica

Il progetto  Onfoods in prehistory ha voluto comprendere e ricostruire l’eredità di una agricoltura sostenibile nata nella preistoria, migliaia di anni, fa e in grado oggi di rappresentare un modello di riferimento. E lo ha fatto con particolare attenzione alla condivisione di questi valori con un pubblico più ampio possibile, sottolineando quanto si può imparare dalla ricerca archeologica e dalle comunità dell’età del Bronzo in termini di alimentazione sostenibile. Ce ne parla il gruppo di ricerca che ha portato avanti il progetto.

Nell'immagine: attività di archeologia sperimentale dimostrativa con cottura di una zuppa di lenticchie e una di roveja, con ceramiche riprodotte sperimentalmente sulla base dei reperti ceramici del villaggio dell’età del Bronzo di Via Ordiere a Solarolo (RA).

Pluridecennali ricerche sul campo, condotte da Maurizio Cattani, docente di Preistoria e Protostoria dell’Università di Bologna, e dal suo team, hanno permesso di riconoscere nell’Età del Bronzo il momento in cui si è definito un profondo legame tra la conoscenza del territorio e la sostenibilità della gestione delle sue risorse. Questa caratteristica ha infatti consentito alle comunità dell’epoca di prosperare, dando vita a villaggi sempre più stabili e duraturi nel corso del tempo.