Il documento Issues Brief 4 - Oceans sottolinea l’importanza della tutela degli oceani e delle risorse marine
per il raggiungimento di uno sviluppo sostenibile.
Gli oceani comprendono più del 70% della superficie del pianeta,
influenzano il clima terrestre e forniscono risorse fondamentali; rappresentano
inoltre una risorsa preziosa per il turismo, le telecomunicazioni e i
trasporti.
Sin dal 1982, anno in cui è stata stabilita la Convenzione sulla legge
del mare (UNCLOS), nota anche come “Costituzione degli oceani”, sono state
prese diverse misure per la tutela degli oceani. La loro implementazione è però
risultata lenta e spesso poco efficace. Le criticità principali ancora da
risolvere comprendono l’overfishing, la perdita di biodiversità marina,
l’acidificazione e il riscaldamento dei mari, così come la distruzione delle
barriere coralline e l’inquinamento.
La messa a punto di una gestione più efficiente degli oceani è un obiettivo
prioritario se si prendono in considerazione i cospicui benefici economici,
sociali e ambientali che garantiscono. I maggiori sforzi andranno diretti verso
una migliore regolamentazione della pesca e verso la riduzione della perdita
della biodiversità marina.
Lo sviluppo della green economy, che sarà uno dei temi principali di
Rio+20, non può prescindere da una gestione sostenibile del mare e delle sue
risorse. Di conseguenza, anche l’approccio della cosiddetta blue economy, che
si prefigge l’obiettivo di una gestione sostenibile degli oceani e della
conservazione delle risorse oceaniche (in linea con l’Agenda 21) sarà
determinante nel prossimo futuro.
Un primo passo in questa direzione sarà intrapreso dalla Commissione per
lo Sviluppo Sostenibile, che compierà una valutazione complessiva degli
oceani tra il 2015 e il 2016, allo scopo di monitorare lo stato di salute dei
mari e della biodiversità marina.
Issues Brief 4 - Oceans
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Misurare l’energia della biodiversità per la salute degli ecosistemi

Una nuova ricerca rivela che il flusso di energia che attraversa le reti alimentari africane si è ridotto di quasi due terzi dall’epoca preindustriale. Capire come l’energia scorre negli ecosistemi permette di leggere in anticipo segnali di degrado e orientare strategie di conservazione più efficaci.
Biodiversità significa non solo ricchezza e abbondanza delle forme di vita in un luogo, ma anche delle relazioni che esse intessono tra loro. La vita chiama vita, una specie crea i presupposti per l’esistenza di altre, la rete di connessioni e interazioni dà forma e funzione agli ecosistemi. Misurare le relazioni consente dunque di valutare lo “stato di salute” delle comunità biologiche e fornire una diagnosi precoce dei problemi ambientali, che possono insorgere ben prima che una specie si estingua. È però un compito tutt’altro che semplice.
