Grazie alla nanotecnologia, un team di fisici è per la prima volta riuscito a rilevare il fermione di Majorana, la particolare ed elusiva particella la cui esistenza era stata prevista teoricamente dal fisico italiano negli anni Trenta.
La particolarità di questo fermione, annunciato da Majorana quale possibile soluzione delle equazioni dalle quali in fisica quantistica si deducono le particelle elementari, è che coincide con la sua antiparticella, si trova dunque per così dire proprio sulla linea di confine che separa la materia dall'antimateria. Sono stati attivati molti progetti di ricerca per riuscire a catturare questa particella, soprattutto presso i grandi acceleratori di particelle, ma finora senza risultati attendibili.
L'analisi teorica, però, ha mostrato che esiste una strada alternativa per dargli la caccia, quella di realizzare particolari nanostrutture con materiali superconduttori e in presenza di intensi campi magnetici. E' stata proprio questa la strada seguita da Leo Kouwenhoven (Kavli Institute of Nanoscience) e dagli altri membri del team che qualche giorno fa hanno pubblicato su Science Express il felice esito della loro caccia. Secondo i ricercatori, le delicate misure delle particelle presenti alle estremità del particolare nanocircuito di loro concezione non possono essere spiegate se non chiamando in causa coppie di fermioni di Majorana.
Secondo alcuni la soluzione del mistero dei fermioni di Majorana potrebbe aprire un nuovo capitolo nella cosmologia: alcune teorie, infatti, ipotizzano che la misteriosa materia oscura sia composta di fermioni. Particolarmente interessati alla scoperta, inoltre, i sostenitori del computer quantistico, secondo i quali l'utilizzo dei fermioni di Majorana assicurerebbe al dispositivo una stabilità eccezionale.
