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La Sapienza si fa “nano”

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Sarà inaugurato giovedì prossimo 9 febbraio il Laboratorio per le Nanotecnologie e le Nanoscienze della Sapienza (SNN-Lab), core facility della prima Università capitolina, destinato a diventare la struttura di riferimento per la ricerca d’avanguardua e le imprese del territorio.

“Il Laboratorio è dotato di strumentazioni e professionalità di assoluta eccellenza a livello internazionale – spiega il rettore Luigi Frati – ed è stato realizzato interamente con fondi dell’Università e della Regione Lazio (a sostegno di Joint Labs per l’innovazione e il trasferimento tecnologico) recuperando un’area di circa 400 mq all’interno della Città universitaria”.

Particolarmente interessanti e innovative le applicazioni degli studi che si sviluppano lungo le diverse linee di ricerca del Laboratorio. “In questa struttura – chiarisce Maria Sabrina Sarto, responsabile del Laboratorio – si potrà fare ricerca e studiare applicazioni, in un’ottica di filiera, in numerosi ambiti: dalle nanostrutture e i micro/nano dispositivi per l’elettronica e la fotonica (batterie al litio più potenti e sicure per telefonini e auto elettriche, cellule fotovoltaiche integrate nei vetri delle finestre per case ecosostenibili), ai nanomateriali e alle superfici multifunzionali intelligenti per applicazioni industriali (pneumatici destinati a mandare in pensione l’ABS). “Ma non ci si limita a questi settori; - aggiunge Alberto Gulino, responsabile del Centro di Genomica e Bioinformatica – la ricerca si estende all’ambito della salute con la piattaforma di genomica e bioinformatica (per il sequenziamento del DNA e dell’intero genoma)”.

I punti di forza del SNN-Lab della Sapienza sono:

  • interdisciplinarietà dei gruppi di ricerca operanti in diversi settori dell’ingegneria, delle scienze, della medicina, della farmacia e che afferiscono a circa 20 dipartimenti della Sapienza;
  • strumentazioni di avanguardia, in tutto 12 macchine del valore complessivo di 2 milioni di euro circa, dislocate in 5 aree funzionali e di servizio. Tra le novità un microscopio a scansione elettronica che gestisce contemporaneamente più funzioni (microscopia, nanolavorazione e individuazione delle caratteristiche dei materiali), consentendo al ricercatore di osservare e allo stesso tempo operare con interventi di vario tipo. È l’unico con queste caratteristiche a livello internazionale. Fra le altre novità, il sequenziatore di DNA è il frutto dell’ultima generazione di strumenti di “deep sequencing” con sorprendenti capacità diagnostiche nel settore della genetica e della medicina molecolare.
  • membership con enti di ricerca pubblici e privati per fornire attrezzature e servizi di ricerca di elevata qualità in diversi ambiti disciplinari. Attraverso un sistema di prenotazione on-line sarà possibile accedere alle attrezzature, richiedere servizi specifici o corsi di formazione per l’uso delle strumentazioni.

INFO
Maria Sabrina Sarto, responsabile del Laboratorio SNN-Lab direttore del CNIS - Centro di ricerca per le Nanotecnologie applicate all'Ingegneria  
[email protected]
http://w3.uniroma1.it/sapienzanano http://w3.uniroma1.it/cnis

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Nanotecnologie

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parete di roccia

Nel cuore delle Alpi, a 2500 metri di quota, si conserva la memoria di un mondo perduto. Pareti quasi verticali di Dolomia Principale, un tipo di roccia sedimentaria, custodiscono migliaia di impronte lasciate 210 milioni di anni fa da dinosauri erbivori che camminavano lungo le rive di un mare tropicale ormai scomparso. Una scoperta eccezionale, avvenuta nel Parco Nazionale dello Stelvio, che apre una finestra senza precedenti sul Triassico europeo e sulla vita sociale dei primi grandi dinosauri.

Prima della formazione delle Alpi, qui esisteva un paesaggio incredibilmente differente. Immaginate una distesa tropicale pianeggiante, lambita dalle acque di un oceano poco profondo e ormai scomparso che oggi chiamiamo Tetide, con un clima che non aveva nulla a che vedere con le vette gelide di oggi. Proprio in questo luogo tanto diverso dall’attualità, 210 milioni di anni fa, il fango soffice ha registrato il passaggio di svariati giganti: si trattava di prosauropodi, dinosauri erbivori dal collo lungo, che si muovevano in branchi lungo le rive di un'antica piattaforma carbonatica.