fbpx Anche Veronesi per Nerviano | Page 2 | Scienza in rete

Anche Veronesi per Nerviano

Read time: 2 mins

Luca Carra

Anche Umberto Veronesi scende in campo per salvare il Nerviano Medical Sciences (vedi l'appello). Lo fa con una lettera a Giangiacomo Schiavi, che cura la rubrica delle lettere del Corriere della Sera.
"Non posso non rispondere all'appello per salvare la ricerca di Nerviano e mi unisco alle parole, che condivido in pieno, di Gianni Bonadonna, Silvio Garattini, Alberto Mantovani e Pasquale Spinelli" scrive Veronesi. "Non bisogna stancarsi di ripetere, come faccio da anni in ogni sede, in Italia e in Europa, che un Paese senza ricerca uccide il suo futuro. E' davvero paradossale che un Paese come il nostro, dove la produttività scientifica dei ricercatori, malgrado le condizioni di lavoro incerte le risorse limitate, è tra le più alte d'Europa, non solo non sappia coltivare e far fruttare questo capitale ma addirittura non si curi di garantirne l'esistenza. Se proseguiamo in questa direzione condanneremo il nostro Paese all'obsolescenza culturale e alla dipendenza tecnologica che, come la storia ci testimonia, facilmente si trasforma in dipendenza politica. Tutti i dati confermano che le nazioni che producono nuova conoscenza sono in crescita, mentre la mancanza di innovazione scientifica conduce inesorabilmente alla regressione, economica prima e sociale poi. Tuttavia il rilancio della ricerca scientifica continua a non figurare tra le priorità dell'agenda politica dei nostri governi. L'Italia continua a investire nella ricerca scientifica lo 0,9% del suo PIL, una cifra che è assolutamente al di sotto della media di tutti i Paesi avanzati. Io continuerò a impegnarmi, sia come uomo di scienza che come senatore della Repubblica, perché la voce della ricerca sia ascoltata, e credo che tutti coloro che hanno a cuore il destino del nostro Paese debbano sentirsi moralmente chiamati a rispondere al suo appello".

Ricerca

prossimo articolo

Alimentazione sostenibile: imparare dalla preistoria

Dimostrazione cottura preistorica

Il progetto  Onfoods in prehistory ha voluto comprendere e ricostruire l’eredità di una agricoltura sostenibile nata nella preistoria, migliaia di anni, fa e in grado oggi di rappresentare un modello di riferimento. E lo ha fatto con particolare attenzione alla condivisione di questi valori con un pubblico più ampio possibile, sottolineando quanto si può imparare dalla ricerca archeologica e dalle comunità dell’età del Bronzo in termini di alimentazione sostenibile. Ce ne parla il gruppo di ricerca che ha portato avanti il progetto.

Nell'immagine: attività di archeologia sperimentale dimostrativa con cottura di una zuppa di lenticchie e una di roveja, con ceramiche riprodotte sperimentalmente sulla base dei reperti ceramici del villaggio dell’età del Bronzo di Via Ordiere a Solarolo (RA).

Pluridecennali ricerche sul campo, condotte da Maurizio Cattani, docente di Preistoria e Protostoria dell’Università di Bologna, e dal suo team, hanno permesso di riconoscere nell’Età del Bronzo il momento in cui si è definito un profondo legame tra la conoscenza del territorio e la sostenibilità della gestione delle sue risorse. Questa caratteristica ha infatti consentito alle comunità dell’epoca di prosperare, dando vita a villaggi sempre più stabili e duraturi nel corso del tempo.