fbpx VISTA sulla Tarantola | Scienza in rete

VISTA sulla Tarantola

Read time: 1 min

Diffusa dall'ESO la fantastica immagine ripresa da VISTA della Nebulosa Tarantola, una regione di intensa formazione stellare appartenente alla Grande Nube di Magellano.
Se la qualità e la bellezza dell'immagine bastano ad appagare i non addetti ai lavori, per gli astronomi è necessario contenga anche dell'altro. E di dati importanti ce n'è un bel po' nell'immagine infrarossa raccolta dalla fotocamera di 67 megapixel di VISTA, una delle ultime della sua survey volta allo studio delle Nubi di Magellano.
La Nebulosa Tarantola è infatti una tra le più attive regioni di formazione stellare – dunque soggetto ideale per chi studia come nascono le stelle – e la ripresa infrarossa riesce a penetrare i gusci di polveri che avvolgono come bozzoli le stelle nascenti. Proprio nel cuore della nebulosa vi è RMC 136, un esteso ammasso stellare nel quale sono state individuate le stelle più massicce che si conoscano.
Tra le circa 100 mila stelle che lo compongono, infatti, ve ne sono quattro che superano la soglia delle 150 masse solari, ritenuta dalle attuali teorie di formazione stellare una sorta di massa limite. Una di esse poi, battezzata R136a1, raggiunge la massa record di 265 masse solari. Tenendo conto che, nel corso della loro evoluzione, queste stelle massicce disperdono una gran quantità di materia nello spazio, si è potuto stimare che R136a1 possedeva una massa iniziale di 320 masse solari, oltre il doppio dei limiti teorici.

ESO

Autori: 
Sezioni: 
Astronomia

prossimo articolo

Come cominciano i terremoti

faglia di terremoto

Analizzando i primi secondi delle onde P, le prime a essere registrate dai sismometri durante un terremoto, un gruppo di ricercatori ha mostrato che è possibile stimare la magnitudo del terremoto. Il loro risultato si aggiunge al lungo dibattito sulla natura deterministica dei fenomeni di rottura all’origine dei terremoti e dunque sulla loro prevedibilità e ha implicazioni per i sistemi di allerta sismica precoce.

Nell'immagine due geologi dell'USGS misurano una rottura di faglia causata dai terremoti di Ridgecrest in California nel 2019. Foto di Ben Brooks/USGS (CC0).

È possibile prevedere la magnitudo di un terremoto osservando le onde sismiche nei loro primissimi istanti? Gli scienziati dibattono da decenni intorno a questa domanda, che è centrale per la progettazione dei sistemi di allerta sismica precoce.

Uno studio pubblicato recentemente da un gruppo di sismologi dell'Università di Napoli Federico II mostra che è possibile, analizzando circa 7000 mila onde sismiche relative a 200 terremoti avvenuti in tutto il mondo con magnitudo tra 4 e 9.