fbpx Staminali embrionali, la ricerca discriminata | Scienza in rete

Staminali embrionali, la ricerca discriminata

Tempo di lettura: 2 mins

Come scienziate preoccupate dall’ingerenza della politica nella ricerca, alcuni mesi fa abbiamo portato in tribunale la decisione del governo di escludere le cellule staminali embrionali umane da un bando di ricerca ministeriale [sulla biologia delle cellule staminali e il loro potenziale terapeutico]. Il nostro ricorso, ad oggi, non ha avuto successo (vedasi Nature, 460, 19, 2009; e 460, 449, 2009).

Ma intendiamo continuare questa battaglia, anche se dovessero essere necessari anni a confronto della rapida evoluzione delle conoscenze scientifiche in questo ambito. Riteniamo infatti che l’esclusione di questo tipo di cellule, legalmente utilizzabili e scientificamente importanti, costituisca un abuso di potere e che, pertanto, la nostra azione assuma una valenza sia sul piano politico che culturale di particolare rilievo nella situazione attuale del nostro Paese.

L’indifferenza generalizzata rende questa azione particolarmente difficile. Noi contiamo di sensibilizzare la comunità scientifica sia nazionale che internazionale sull’importanza di una discussione attenta su come viene destinato il denaro pubblico per la ricerca, allertando studenti, media, politici ed accademici sul rischio di qualsiasi tipo di condizionamento ideologico della scienza.

E’ già molto grave per la comunità scientifica cronicamente sofferente per la mancanza di finanziamenti, che il governo italiano abbia deciso di affrontare la crisi finanziaria tagliando i fondi per la ricerca, l’innovazione e l’istruzione e che il sistema di distribuzione dei finanziamenti pubblici usi modalità meno trasparenti di quelle che dovrebbero essere. Questo non solo per considerazione del lavoro dei ricercatori, ma anche (o soprattutto) di quello dei contribuenti da cui questi fondi derivano.

Auspichiamo che tutti gli scienziati italiani e coloro che si occupano di ricerca di base protestino per l’insostenibile atteggiamento del governo verso la ricerca. A nostro avviso, il rischio di essere posti al margine della scena scientifica internazionale è reale.

Leggi il testo della lettera pubblicata su Nature.

Elisabetta Cerbai
Facoltà di Medicina e Chirurgia, Dipartimento di Farmacologia Preclinica e Clinica, Università degli Studi di Firenze

ritratto di Silvia Garagna Silvia Garagna
Biologia dello Sviluppo, Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali dell'Università di Pavia

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Misurare l’energia della biodiversità per la salute degli ecosistemi

elefanti nella savana

Una nuova ricerca rivela che il flusso di energia che attraversa le reti alimentari africane si è ridotto di quasi due terzi dall’epoca preindustriale. Capire come l’energia scorre negli ecosistemi permette di leggere in anticipo segnali di degrado e orientare strategie di conservazione più efficaci.

Biodiversità significa non solo ricchezza e abbondanza delle forme di vita in un luogo, ma anche delle relazioni che esse intessono tra loro. La vita chiama vita, una specie crea i presupposti per l’esistenza di altre, la rete di connessioni e interazioni  dà forma e funzione agli ecosistemi.  Misurare le relazioni consente dunque di valutare lo “stato di salute” delle comunità biologiche e fornire una diagnosi precoce dei problemi ambientali, che possono insorgere ben prima che una specie si estingua. È però un compito tutt’altro che semplice.