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Il libro di Peter Gøtzsche e alcune riflessioni sulla Cochrane Collaboration

Crediti: Ramdlon/Pixabay. Licenza: Pixabay License

Tempo di lettura: 23 mins

Believe in truth. To abandon facts is to abandon freedom. If nothing is true, then no one can criticize power, because there is no basis upon which to do so. If nothing is true, then all is spectacle. The biggest wallet pays for the most blinding lights

da "On Tyranny: Twenty Lessons from the Twentieth Century (English Edition)" di Timothy Snyder

Una drammatica testimonianza

La crisi della Cochrane Collaboration è oggi in un Instant ebook1: è disponibile online il nuovo libro di Peter Gøtzsche che ripercorre, con evidente passione personale e sulla base di registrazioni audio degli incontri di quei drammatici giorni, la sua espulsione dal Board dell’associazione. La Cochrane Collaboration – come dichiarano i principi base riportati nel libro - ha l’obiettivo di aiutare le persone nel mondo a prendere decisioni informate sugli interventi sanitari nella maniera più imparziale possibile, con l’obiettivo del rigore scientifico, di minimizzare gli errori ed evitare i conflitti di interesse.

Peter Gøtzsche è un fondatore della Cochrane Collaboration, un membro molto produttivo e da sempre, a suo stesso dire, molto controverso. Afferma nel libro:

la gente può certo parlare quando non apprezza i risultati del mio lavoro di ricerca, ma non ha argomenti da contrapporre alle mie conclusioni

Questo vuol dire che lui cerca di occuparsi sempre di argomenti controversi? No, sono le controversie che cercano lui. Dipinge il suo lavoro come quello di un detective che opera nel campo della medicina. Le persone si rivolgono a lui se hanno la sensazione che qualcosa va male nell’assistenza sanitaria. E lui, da segugio, si butta anima e corpo a studiare su come rispondere a queste richieste:

io trovo gli scheletri, e, quando li tiro fuori, le persone che li hanno seppelliti possono arrabbiarsi molto

Dice in faccia la verità e questa, concede, può essere “rude”, troppo diretta. Da qui nasce il suo ben conosciuto “bad behaviour”. Gli inglesi, che a un pubblico scientifico italiano pure sembrano assai diretti (anche se non come gli americani), fanno precedere alcune forme di ipocrita cortesia a tremendi insulti. Lui no, si confronta sempre in un duello all’ultimo sangue (mia metafora)2. Loda la sua grande capacità di pubblicare sulle riviste con alto impact factor. Questo corrisponde, in campo scientifico, alla facilità di accesso ai media (tradizionali e oggi anche social), che sono gli strumenti che permettono di comunicare i propri risultati, la propria verità. Questa sua capacità è nata nei media scientifici e, da pioniere di successo (una vera start up), l’ha trasferita sui social3

Naturalmente, è anche il più abile nel procurarsi fondi, privati e pubblici. Trenta milioni del governo danese sono stati utilizzati per il sistema informativo della Cochrane internazionale. Un fatto di cui si dispiace, essendo stato, diciamo, “fregato” dal famigerato CEO, Wilson, cui lui li ha dati in dote e che lo ha ricambiato con il suo fraudolento comportamento. Ma la verità trionferà, conclude, additando per tutto il libro il ridicolo e imbelle burocrate, l’infido al centro di questa storia che ha provocato il “peggior processo interno all’Accademia che mai si potesse immaginare”4

Detective, come l’investigatore Sherlock Holmes, è termine spesso usato per sottolineare l’acutezza e il metodo di uno scienziato. Qui però è usato in senso proprio. Io lo ritengo un pessimo atteggiamento in chi si occupa di scienza, che non ha come suo obiettivo la ricerca degli scheletri. Lo scienziato cerca, per quanto possibile, di studiare e misurare il vero. Quando prevale l’atteggiamento investigativo, che mira a trovare l’errore, il male, e a scardinare le ricerche che si trova a valutare, si stravolge il senso stesso della pratica scientifica. La scienza gestita in questo modo ha uno sbocco, che piace molto e la avvicina al giornalismo, che oggi conduce all’uso della comunicazione per polarizzare l’opinione pubblica e costruire uno schieramento emotivo. E’ un modo di fare che è ormai ben conosciuto; l’influenza della comunicazione polarizzante è nota e studiata in questi come in molti altri casi. Negli anni duemila, nel mondo social, la polarizzazione nella scienza (spesso borderline con mondi di anti-scienza) alimenta i consensi e i dissensi, promuove l’audience, i like o l’impact factor, non più solo i titoli di giornale o le comparsate televisive. Questa polarizzazione, oggi sempre di più, drena risorse economiche (gli influencer) alimentando gruppi di individui visceralmente pro o contro.

In questo clima, c’è anche chi ha sostenuto che la Cochrane Collaboration avrebbe dovuto riflettere bene, prima di espellere Peter Gøtzsche. Infatti, l’80% dell’impact factor della Cochrane è attribuito alle revisioni sistematiche del suo gruppo, con un forte impatto sul bilancio e le scelte. Quanto il meccanismo comunicativo con cui si ha successo in questo mondo di oggi, influisca sulla definizione del vero e condizioni le scelte, non è oggetto di riflessione nel libro. In ogni azione del Board che viene riferita anche in base alla più o meno fedele trascrizione degli incontri, si leggono, e vengono condite con una facile ironia, finalità di punizione, se non peggio5

Alla fine la faziosità di chi racconta è piuttosto chiara e poco appassionante, almeno per chi non fa parte del gruppo. Ridurre all’ultimo meeting, al casus belli, conflitti pluriennali non è molto avvincente, sembra più un modo per convocare a battaglia gli adepti; sono evidenti i postumi di scontri prolungati, più o meno ipocriti. Le tante citazioni di persone conquistate dalla personalità di Peter Gøtzsche e dal suo successo suonano, magari a un orecchio estraneo come il mio, fastidiose6. Non stupisce che si arrivi, in questo contesto, agli scontri all’arma bianca, alle ambiguità facili da svergognare e alle rotture, anche personali e definitive.

Non poteva mancare, siamo pur sempre in Danimarca, il traditore, il discepolo Karlsten Jorgensen, accusato di fedifraga collusione con il nemico7. Peter Gøtzsche non si imbarazza, forse non se ne accorge, che il suo racconto sia partigiano, delegittimante dell’avversario, sempre dipinto come sciocco, servile e, verosimilmente, corrotto o colluso. Leggendo il libro, non ho trovato convincente la retorica dell’eroe buono e del nemico subdolo e stupido, evidenti dai riferimenti a Harry Potter o a Schopenauer (massime di un filosofo non tanto frequentato nei nostri climi). Non mi pare ci fosse nulla di eccezionale nello statement del Board8 che richiamava all’ordine e affermava che non si può andare avanti con persone che, per proprio ego e propri obiettivi, non seguono le regole e i comportamenti convenuti. La situazione è chiara dopo poche pagine. Poco aggiungono i prolissi verbali delle riunioni, le rozze macchiette caratteriali dei personaggi o certi episodi imbarazzanti, presentati in forme caricaturale. Il ridicolo CEO e i suoi adepti con il loro continuo intercalare …um, um… non fanno ridere, e le pagine ci introducono, più che a un complotto o a scene di corruzione, alla moderna mediocrità9

I fatti ci saranno pure, ma questo libro non aiuta né a conoscerli né a leggerli criticamente. Come lamentato da qualcuno sui social, l’attenzione rivolta dalla pubblica opinione a questa questione è stata finora piuttosto scarsa. Dopo aver letto il libro, credo che ci sia un fondamento in questo disinteresse. Lunghe discussioni, avvocati, riunioni, statement e dichiarazioni possono reggere solo al ritmo delle fiction di Netflix. Alla fine, il libro risulta verboso e soprattutto scontato, afflitto da una retorica cui ormai siamo assuefatti. Lo sfondo della crisi della medicina a fronte della potenza di big pharma e degli altri poteri è anch’essa una retorica ben conosciuta; qui non è sorretta dalla identificazione di pertinenti fatti e episodi che possano aggiungere alcunché. Rimane solo il sospetto e la delegittimazione di chi governa la Cochrane e dei codardi che si sono piegati.

La Cochrane Collaboration e la sanità pubblica: alcune riflessioni

Cochrane Collaboration è un'organizzazione basata sul volontariato e sull’appassionata iniziativa individuale, sorretta da chiari principi, ed è sempre più internazionale (è cresciuta fino a coinvolgere gruppi in 53 Paesi). E’un centro di produzione, oltre che di scienza, di fama e denaro. In questo processo, l’Istituzione, in cui necessariamente la grande organizzazione tende a trasformarsi, confligge con le spinte, la passione e le ambizioni individuali. Persone forti, aggressive e capaci possono contrastare e delegittimare la governance. Il problema è caratteristico della nostra società: le istituzioni e le organizzazioni hanno delle strutture di gestione che si muovono con guardinghe consuetudini impersonali e burocratiche, spesso con ambiguità. Non è difficile delegittimarle, vittime come sono della loro mediocrità e dei meccanismi perversi che le attanagliano; il risultato è indebolirle ulteriormente.

Non stupisce che tanti scienziati e operatori che partecipano alle attività della Cochrane per accrescere le conoscenze che permettono di migliorare la medicina con la scienza, e che sono animati dalla passione professionale e dall’interesse per la scienza, sentano come insopportabilmente burocratica la posizione dei manager, lontana dalle motivazioni non solo scientifiche ma di valore che hanno sorretto il loro impegno. D’altra parte, in un'organizzazione complessa e costosa, è difficile convivere con prassi e comportamenti individualistici, talora aggressivi, che mettono a rischio il funzionamento di una struttura che diviene sempre più fragile. Ma queste personalizzazioni e questi scontri, che sono normalità nelle grandi strutture di oggi, non sono questioni individuali, riflettono, quando arrivano a certi punti, questioni di sostanza, hanno a che fare con fenomeni politico-sociali di lungo periodo.

La Cochrane Collaboration ha, a dire dei suoi membri, bisogno di ripensare come è organizzata e come trattare i conflitti di interesse, ma potrebbe in primo luogo riflettere su problemi di fondo. Un nodo centrale, a mio parere, è proprio costituito dal nesso che si è costruito tra la ricerca della evidenza scientifica come frutto delle revisioni sistematiche (lo strumento per eccellenza della Cochrane), la sanità pubblica e la comunicazione. Il modello che Peter Gøtzsche propone alla Cochrane Collaboration, quello del detective che lotta contro il male e lo sconfigge grazie al suo metodo e alla sua purezza, si attua dividendo il mondo in amici e nemici, e usa a questo fine i nuovi strumenti comunicativi. La verità è tenuta nascosta dagli interessi delle istituzioni e delle corporation e può essere solo svelata dall’eroe che si contrappone, grazie all’uso della comunicazione, alla degenerazione della medicina attuale.

Questa modalità ha molto impatto nei media, ma, secondo me, non avvicina al vero. La valutazione delle prove degli studi randomizzati, le revisioni sistematiche Cochrane, si differenziano per l’attenzione alla completezza, alla metodologia e alla cura nella disanima dei conflitti di interesse, ma non sono finalizzati agli obiettivi che Archibald Cochrane10 poneva, cioè contribuire a valutare come l’evidenza scientifica si connette all’operare della sanità pubblica, che vive nella realtà dei sistemi sanitari. La conseguenza è, nella versione di Peter Gøtzsche, che tutti, a priori, hanno scheletri nell’armadio e ostacolano le sue campagne di verità. Non fa prigionieri, e così di fatto si costruisce uno spazio, fortemente segnato dalla sua individualità, di contrapposizione, di estraneità al mondo della sanità pubblica, le cui istituzioni e le cui competenze sono costantemente denunciate e sfidate. Sostanzialmente identificate come burocratiche e colluse, devono essere assediate perché la verità trionfi.

La campagna anti-screening mammografico, finalizzata all’interruzione dei programmi di screening di popolazione11, diffusi in Europa e UK, dove si sono sviluppati con modalità di sanità pubblica non comparabili con quanto veniva fatto negli Stati Uniti, fu esemplare in questo senso. Ne ho parlato in un precedente articolo e diffusamente nel mio libro sulla mammografia di screening. Nel suo libro, Peter Gøtzsche conferma, ancora una volta, la sua linea di totale rottura, che non prevede di considerare mai, come in uso nella scienza, posizioni diverse e comunque di confrontarsi nel merito e sul come si valutano le evidenze scientifiche (cioè di confrontarsi nel merito con altri esperti). Parlando della revisione sistematica sulla mammografia di screening, lamenta di avere perso, tra il 2001 e il 2006, anni in inutili discussioni interne alla Cochrane (vedi il mio precedente articolo sulla posizione di Alessandro Liberati, un epidemiologo molto legato alla sanità pubblica) che discutevano le sue conclusioni sui danni dello screening mammografico (il più grande scandalo, a suo dire, furono queste esitazioni a pubblicare le sue conclusioni e affiancarlo in questo scontro) e valutavano le sue conclusioni proprio dal punto di vista interno a una sensibilità di sanità pubblica Europea12

Nel 2013, lo sprezzo che  Gøtzsche manifestò per ogni confronto dopo la pubblicazione dei dati di valutazione dello screening mammografico europeo ("I risultati di EUROSCREEN sono falsi", titolo del suo articolo sul BMJ) è confermato in un passo del libro13. La lettera che scrissi allora ai responsabili nazionali della Cochrane Collaboration si legge che creò discussioni dentro la stessa Cochrane, ma tutto fu risolto, come lui rammenta, nel silenzio. Nessuno prese la parola, e Gøtzsche riconferma ancora oggi la assoluta indiscutibilità delle sue certezze, anche se poi tolse il post dal sito web del Nordic Cancer Center.

L’ episodio più recente sui vaccini anti HPV, su cui la sanità pubblica internazionale si è molto impegnata, è affrontata con il consueto approccio, della collusione se non della corruzione e la produzione di articoli ad alto impatto mediatico e tweet. Il risultato è una grande tensione comunicativa, e l’indebolimento delle scelte della sanità pubblica. Scelte che possono essere discutibili ma che, in questo modo, sono a priori delegittimate.

Vi sono molti motivi che richiedono di riflettere sulla crisi della medicina nell’era della tecnologia e del dominio della finanza e dell’industria. Questioni che sono in parte alla base delle grandi difficoltà dei servizi sanitari pubblici, che, nonostante tutto, in Europa hanno continuato a garantire livelli importanti nella promozione della salute dei cittadini. La comunicazione è oggi una parte costituiva del come si parla e si opera nel campo della salute, ma è anche parte costitutiva di questi problemi. Quello che vive la Cochrane oggi è, a mio avviso, espressione di quanto sia necessario riscoprire la scienza e i valori che fondano il vero, ma è certo che questo avviene, come diceva Latour studiando la medicina di un secolo fa e riflettendo sull’oggi, quando

nous sommes les premiers peut-être, entre crise et guerre, qui considérions le monde sans croire ni aux religions, ni aux politiques, ni aux sciences

[da Pasteur:guerre et paix des microbes, suivi de"Irréductions" (POCHES SCIENCES t. 114) (French Edition)" di Bruno Latour]

E, direi, neanche nella sanità pubblica. Il pericolo che lo spettacolo sia nemico del vero, inteso come faticoso frutto di scienza e valori, è oggi quanto mai attuale.

 

Note 
1. "Death of a whistleblower and Cochrane's moral collapse (English Edition)" ebook di Peter C. Gøtzsche, People’s Press, 2019
2. “I am often called controversial, which people might say when they don’t like my research results but have no counterarguments. Journalists sometimes ask me why I look for controversies, but I don’t; they find me. When I received the 2016 HealthWatch Award at the Medical Society of London, I told the audience that, “My work is something like that of a medical detective. People come to me if they feel something is wrong in healthcare. When I start looking into these issues, I usually dig very deep. I find skeletons, and when I expose these skeletons, the people who buried them can get very angry. When I tell people the truth, they might say that I am rude, too direct, or that there is something wrong with my “tone.” But that’s my style. When I see an elephant, I call it an elephant. And when I see poor research, I explain why it is poor research. It’s not personal. It’s my obligation as a scientist. This personality trait, which is very useful for scientists but not for politicians, is what Cochrane called “bad behaviour,” but no one ever defined what it meant. Cochrane is highly dominated by British people and the rest of us can have difficulties living up to British norms. The Brits might say, “That sounds interesting” when they really mean “This is crap,” and they might say, “With all due respect,” followed by a tremendous insult. Several people have told me that I am the most well-known Danish doctor, which could be true. A journalist found out that I am the only Dane who has published" (da "Death of a whistleblower and Cochrane's moral collapse (English Edition)" di Peter C. Gøtzsche)
3. "(I) have been very active in promoting my research results to the public. It’s not a vanity project. It’s my duty to inform the taxpayer who funds my research. One of my interviews, where I describe the organised crime in the drug industry, has been seen by 300,000 people on YouTube. Such revelations and prominence give you many powerful enemies. I didn’t win many friends either among psychiatrists or Cochrane editors that deal with mental health disorders when I explained why I consider psychiatry a pseudoscience and why psychiatric drugs produce far more harm than good. There is so much smoke and dishonesty in this area that it took me many years of study to come to these conclusions and to realise that all psychiatric drugs are harmful when used long term. The patients and their relatives generally agree with me. A survey of 2,031 Australians showed that people thought that antidepressants and antipsychotics were more often harmful than beneficial. Many patients have experienced that they lost 10-15 years of their life being psychiatric patients until they read books by Robert Whitaker, Peter Breggin, Joanna Moncrieff or myself and realised that they needed to take control of their lives instead of letting their psychiatrists medicate them. Very often against the advice of their doctors, they withdrew their many psychiatric drugs slowly, one by one, and discovered they were able to live a normal life. They call themselves psychiatric survivors. In no other specialty do patients recover and then feel this way about their doctors. If patients survive a heart attack, they are grateful to their cardiologists. In psychiatry, it is the opposite. It is" (da "Death of a whistleblower and Cochrane's moral collapse (English Edition)" di Peter C. Gøtzsche)
4. "How did Cochrane react? The way any business with a dishonest leadership would react. It hid behind confidentiality clauses and continued to defame me, misleading millions of people, including its own members, about what really happened that day in Edinburgh. This book will document the truth, backed by leaked board room recordings, private emails and testimony from concerned citizens. I am widely known for my science and integrity, perhaps even the most widely known person in the Cochrane Collaboration, and no one had ever been expelled since it started in 1993. My story is therefore much bigger than me. It is not just about the personal costs of speaking truth to power, defending scientific freedom, which is constantly under attack in a healthcare system dominated by the drug industry and other economic interests. Science prospers when people have as much freedom as possible. Throughout my 25 years with Cochrane, I have fought to maintain our freedom and ideals, and to retain Cochrane’s structure as a bottom-up idealistic grassroots organisation. This is a story about institutional corruption and one of the worst show trials in academia you can imagine." (da "Death of a whistleblower and Cochrane's moral collapse (English Edition)" di Peter C. Gøtzsche)
5. The tyranny in Cochrane is so pervasive that she (Santesso) didn’t dare name this person. In Harry Potter, the "You-Know-Who" or "He Who Must Not Be Named," is Lord Voldemort, the archenemy of Potter, who, according to a prophecy, has "the power to vanquish the Dark Lord." Wilson’s staff is leaving because of his brutal and poor management." (da "Death of a whistleblower and Cochrane's moral collapse (English Edition)" di Peter C. Gøtzsche)
6. "Ioannidis’ analysis is very sharp. The science has been hijacked by Cochrane bureaucrats without vision and with no competence in clinical trials or meta-analyses who try hard to impose their views onto senior scientists at top universities. They also put spin on Cochrane findings without being able to discern whether the reviews are sufficiently reliable to justify it. They call it Knowledge Translation. In 2017, while I was on the board, I criticized a long report about this that it had taken a year to prepare. The experts in communication that had been involved were unable to communicate to us what they meant. It was words, words, words. I couldn’t" (da "Death of a whistleblower and Cochrane's moral collapse (English Edition)" di Peter C. Gøtzsche)
7. "The audience protested loudly and pressured Koster to allow more questions. The defamatory claims about my behavior were so shocking, that it paralysed people in the audience. Neither my Deputy, nor my other chief physician, psychiatrist Klaus Munkholm, rose to my defense although they had agreed to do this, and although I signaled to them that they should rise from their chairs. It was immensely disappointing, also considering what I had done for them and the research environment I had created. All of us loved going to work every day. I didn’t know that Jørgensen had betrayed me; that revelation came later. (...) There was also a counter-resistance movement. My Deputy, Karsten Juhl Jørgensen, had supported me at the centre directors’ meeting, and I had always had excellent relations with him ever since he came to me as a medical student in 2002. But over the course of 24 hours, he changed. He was seen in very friendly encounters with Wilson, Tovey and former co-chair Lisa Bero. Jørgensen was very worried about losing his job, and, although I had assured him repeatedly that it was only me Wilson was after, he told key people in Cochrane that he could no longer support me. To me, he explained that he had tried to negotiate with Wilson and others to reduce the tension and obtain a better outcome for our centre. Jørgensen said that Wilson had threatened to remove me as the author of my Cochrane reviews if I wasn’t cooperative and conciliatory in my upcoming appeal to the board. However, Wilson has no such authority; the academic rules ensure that no one can deprive others of their well-deserved authorships. I told Jørgensen that Wilson was taking advantage of his political naivety. I find it likely that he had threatened to close our centre if Jørgensen didn’t please him. Wilson was more vindictive than I thought, and he had made this threat so often, so why not on this crucial occasion, in order to win Jørgensen over? " (da "Death of a whistleblower and Cochrane's moral collapse (English Edition)" di Peter C. Gøtzsche)
8. "Statement from Cochrane: Cochrane issues a statement distinguishing between opinions expressed by individual contributors and organizational policy statements. Cochrane has a long tradition of vigorous, open scientific debate that we cherish, and we want to play a constructive role in the current debate on the evidence relating to the benefits and harms of psychiatric drugs, resulting in better health decision-making and patient care. However, Cochrane’s ability to take part in the debate is damaged if we are falsely perceived to have taken a partisan position that we do not hold. In his article ‘Prescription pills are Britain’s third biggest killer’ (MailOnline, 15 September 2015) Professor Peter Gøtzsche writes that: ‘As an investigator for the independent Cochrane Collaboration – an international body that assesses medical research – my role is to look forensically at the evidence for treatments’ and goes on to make a series of statements about the effects of psychiatric drugs and their use by doctors in the UK. These comments could be misconstrued as indicating that Professor Gøtzsche is conducting this work on behalf of Cochrane. Cochrane wishes to state unequivocally that the views Professor Gøtzsche has expressed on the benefits and harms of psychiatric drugs are not those of the organization. As primarily a research organization Cochrane does not make clinical recommendations and we have not done so on this issue. Professor Gøtzsche is an experienced researcher and he is the Director of the Nordic Cochrane Centre. He is free to interpret the evidence as he sees fit. He has an obligation, however, to distinguish sufficiently in public between his own research and that of Cochrane – the organization to which he belongs. There is a wide range of views within Cochrane on the benefits and harms of psychiatric drugs, of which Professor Gøtzsche’s is one. Lisa Bero and Cindy Farquhar, Steering Group Co-Chairs Mark Wilson, CEO David Tovey, Editor in Chief" (da "Death of a whistleblower and Cochrane's moral collapse (English Edition)" di Peter C. Gøtzsche)
9. "The statement has never been relevant, and it was very harmful. My critics took advantage and constantly referred to it and other similarly damaging messages from Wilson. It made it more difficult for me to do my advocacy work, e.g. in the European Parliament about wider access to clinical trial data. My critics abused it to claim that the Cochrane leadership had disavowed me, or worse: UK professor of psychiatry, David Nutt, said during a lecture he gave in New Zealand in February 2018 that I had been kicked out of Cochrane. He was seven months premature. Actually, Cochrane cannot disavow my conclusions about psychiatric drugs and the drug industry, as the organisation cannot have any “views” on such issues that carry more weight than those of a researcher who has studied them in great detail. And the Spokesperson Policy cannot apply to my evidence-based conclusions unless there is a Cochrane policy or statement on the benefits and harms of psychiatric drugs, which there isn’t. Cochrane loses credibility when its leadership doesn’t protect its own researchers against vexatious attacks from people like Torrey and Loonen. Five days after Wilson’s statement was uploaded, BMJ published a news item, “Cochrane distances itself from controversial views on psychiatric drugs.” I was quoted for saying that, “The Cochrane leadership cannot ‘distance itself’ from my views on psychiatric drugs, as they are evidence based and thoroughly documented in my new book. Further, as it is clear in my article in the Daily Mail that the views I express are my own, people have started wondering why the Cochrane leadership publishes a statement that confirms the obvious.”" (da "Death of a whistleblower and Cochrane's moral collapse (English Edition)" di Peter C. Gøtzsche)
10. "The future of the Cochrane Collaboration is not clear. Its reputation as an organisation that fosters critical thinking is now stained, and that is the public’s loss. The medical literature—and this is particularly true of the literature in psychiatry—is already seen as corrupted and biased due to the influence of pharmaceutical money and guild interests, and now the public will have reason to question whether the work of the Cochrane Collaboration is similarly untrustworthy. The public needs a collaboration that will provide a home for the scientific heretic, and this decision to oust Gøtzsche betrays that value. The Cochrane Collaboration needs to remember that it serves the public, and this decision to oust Gøtzsche fails to fulfil that obligation. Cochrane’s CEO Mark Wilson got me fired from my job in Denmark On September 28, I tried to withdraw the Nordic Cochrane Centre from the Cochrane Collaboration because I discovered via a journalist that Cochrane headquarters had changed our website behind our backs; had deprived us of our administrative rights without informing us; had deleted me among the employees, even though I was still employed by my hospital; had removed our tweet column, which mentioned our published criticisms of two Cochrane reviews; had removed my much appreciated article that focuses on the essential problems in the current Cochrane leadership," (da "Death of a whistleblower and Cochrane's moral collapse (English Edition)" di Peter C. Gøtzsche)
11) A. Cochrane, “Efficienza ed efficacia. Riflessioni sui servizi sanitari”, Il Pensiero scientifico editore.
12) "This seemed straightforward, but it became the biggest scandal in Cochrane’s history. The Cochrane Breast Cancer group refused to publish our data on the harms of screening, which included overdiagnosis and overtreatment, although these outcomes were listed in our review protocol the group had approved and published. We patiently negotiated with the group for a long while but got nowhere. After almost a year of repeated peer review, resubmissions and negotiations, including a face-to-face meeting in London I had arranged, we were suddenly told, shortly before the publication date, that the group did not want to publish our data on overtreatment, although they appeared in the same randomised trials as those that reported the effect of screening on breast cancer mortality. Earlier, Lancet had offered us a research letter" (da "Death of a whistleblower and Cochrane's moral collapse (English Edition)" di Peter C. Gøtzsche)
13) "Wilson postulated that there was a longstanding and well-known pattern of aggressive communication, sometimes qualifying as bullying of Cochrane collaborators and other external stakeholders by me over many years. This is not true. Wilson gave two examples, both of which are highly misleading. One is a letter from people who had published an article where they claimed – using highly flawed methods - that mammography screening reduces breast cancer mortality by 38% to 48%. I documented in detail in the BMJ what was wrong with their methods. I also posted a comment on our website because many people had asked me to do so. In this comment, my Deputy and I concluded that the paper presented “wishful thinking and inappropriate extrapolations far beyond the data, not what has been observed in terms of a reduction in breast cancer mortality. What is perhaps even more important is that they must have cherry-picked the data they liked.” We took down this message long ago when we pruned our website, but I stand by our conclusion. We have shown in our Cochrane review of the randomised trials and in other research we have published that mammography screening does not lower total mortality, or total cancer mortality, and it is even unlikely to lower breast cancer mortality.

 

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