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Farmaci e società, un patto da ricostruire

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Pills - Photo by Bill Lenner  - Licenza: CC BY-SA 2.0.

Pillole - Storie di farmaci, medici, industrie (Add Editore, Torino 2017, pagg. 176, 16 €), il libro scritto da Guido Giustetto, medico di medicina generale e presidente dell’OMCeO di Torino e Sara Strippoli giornalista de La Repubblica, prende le mosse da una considerazione impegnativa: “L’idea è che in qualche modo si sia rotto quel patto etico implicito tra industria del farmaco e società, grazie al quale si manteneva un equilibrio tra la necessità (e il diritto) di fare profitti da parte dell’industria e l’utilità sociale dei suoi prodotti”. Da questa dichiarazione discende la filosofia del libro, che segue in modo chiaro e conciso tutte le tappe della vita di un farmaco dalla ricerca e sviluppo all’ingresso e alla presenza sul mercato.

Questo percorso è sostenuto da una documentazione che consente di dichiarare nomi, fatti e cifre di episodi ora discutibili ora virtuosi, ed è guidato da un approccio di “sano scetticismo” che rifugge da una parte dalla demonizzazione dell’industria farmaceutica, dall’altra dalla fiducia aprioristica nei progressi della medicina e nei benefici per la vita dei pazienti.

Lo stile è vivace, la narrazione è chiara perché l’obiettivo, dichiarato, è quello di far arrivare i dati di fatto e i messaggi di allerta a tutti i cittadini che sono tutti potenziali pazienti. Se nel 1976 il direttore della casa farmaceutica Merck ha dichiarato “Il nostro sogno è produrre medicine per le persone sane. Questo ci permetterà di vendere a chiunque” allora bisogna insegnare a tutti a tenere gli occhi aperti.

Si parte da un’analisi dalle valutazioni economiche, uno dei punti più dolenti e costantemente invocato come atto di accusa all’industria. Si svelano alcuni dei sistemi utilizzati per la formazione dei prezzi, ma si riconosce di fatto la difficoltà di stimare con precisione i costi di sviluppo, produzione e commercializzazione.

Si passano in rassegna meccanismi che consentono di espandere anche in modo inappropriato il mercato di pillole e affini: dalla medicalizzazione di situazioni fisiologiche alla rettifica delle soglie degli esami di laboratorio che giustificano la prescrizione. E si esamina la questione della promozione del farmaco: sia in termini di pubblicità al consumatore, con una notevole variabilità da paese a paese e una situazione tutto sommato ancora sotto controllo in Italia; sia per quanto riguarda la cosiddetta “informazione farmaceutica” al professionista, attuata con tecniche raffinate di persuasione che vanno conosciute, per gestirle al meglio.

Il libro è anche una interessante carrellata di  casi esemplari di medici corrotti, pentiti o integerrimi, che rendono di volta in volta la ricerca clinica un'attività utile e indispensabile o discutibile nella sua commistione con il marketing.

Degni di apprezzamento, oltre all’equilibrio e all’obiettività, sono il tentativo di fornire soluzioni e l’auspicio che la “sanità impari dai propri errori”. Gli strumenti da mettere in campo, a volte già esistenti ma non adeguatamente applicati, riguardano le regole che disciplinano la ricerca clinica e la pubblicazione dei risultati, la visibilità dei finanziamenti all’industria e dei compensi ai professionisti. Tra tutti spicca la proposta di tenere separati i vari momenti della vita di un farmaco a garanzia della trasparenza e dell’indipendenza, evitando interferenze e commistioni per esempio tra ricerca e produzione oppure tra pubblicità e formazione.

 

Guido Giustetto, Sara Strippoli. Pillole. Storie di farmaci, medici, industrie. Add Editore, Torino 2017, pagg. 176, 16 €.

 


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Crediti: Foto di Katie Rainbow/Unsplash

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