newsletter #59
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Ottenere il finanziamento per un
progetto di ricerca subito dopo il dottorato è
determinante per la capacità di raccogliere
fondi durante tutta la carriera di uno scienziato. In un articolo, pubblicato
recentemente sui Proceedings of the National Academy of
Sciences, un gruppo di sociologi dell'Università
di Amsterdam ha seguito 4000 ricercatori che
hanno fatto richiesta, tra il 2002 e il 2008, del
grant per giovani scienziati messo al bando dal
consiglio nazionale delle ricerche. Ebbene coloro che
sono risultati vincitori, anche se per un soffio, hanno
ottenuto, negli otto anni successivi, più del
doppio dei finanziamenti rispetto a chi non ce l'ha
fatta. Il paradosso è che tra i due gruppi,
gli "appena vincitori" e gli "appena perdenti", non c'è
differenza in termini di produttività
scientifica (numero di pubblicazioni e loro
impatto). La spiegazione risiederebbe nella tendenza,
da parte dei comitati di valutazione degli enti erogatori di finanziamenti, a far pesare molto l'aver ottenuto
fondi di ricerca in passato. Nell'immagine:
giovani
scienziati in laboratorio. Credit: Young Scientist Journal.
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Il 10 maggio si terrà un grande convegno del Gruppo 2003 al CNR di
Roma (14:00-18:00) dedicato alle strategie per rilanciare la
ricerca scientifica in Italia.
Nel primo intervento Mario Pianta (Università Roma Tre)
darà un quadro economico della ricerca
nazionale. Successivamente Luca Moretti (CNR Bruxelles) esporrà
le performance italiane in Horizon 2020 e
riferirà del dibattito sul nuovo programma
quadro della commissione europea. Maria Pia Abbracchio e Maria Cristina
Facchini (Gruppo 2003) forniranno analisi e
proposte su reclutamento dei ricercatori,
valutazione della ricerca e
finanziamento. Seguirà un ampio dibattito dal
pubblico, a partire da dieci protagonisti della
ricerca nazionale ed europea: Maria Caramelli
(IZSPLV); Alessandro Damiani (APRE); Andrea
Ferrari (Graphene Center, Cambridge); Cristina
Messa (Milano-Bicocca); Luigi Nicolais (MIUR);
Giorgio Parisi (La Sapienza); Francesca
Pasinelli (Telethon); Annalisa Pelizza (ERC
starting grant); Piergiuseppe Torrani (AIRC);
Paola Zaratin (AISM).
[Scienza in rete; Redazione]. A questo
indirizzo è possibile iscriversi.
Segnali di miglioramento arrivano dal settore del trasferimento
tecnologico della
ricerca nelle
università
italiane. È
quanto emerge dal
Rapporto Netval
2018, pubblicato
pochi giorni fa dal
consorzio che mette
insieme, ormai dal
2007, 58
università e
7 enti pubblici di
ricerca. Sono 225 gli impiegati nei 56 uffici universitari di trasferimento tecnologico, e 8 i milioni di euro di budget. Un po' poco rispetto a un fondo di finanziamento ordinario delle università pari a circa 5,5 miliardi di euro.
[Scienza in rete; Luca Carra]
Il 4 aprile il Ministero della Salute ha reso noti i fondi
destinati alla ricerca finalizzata relativi al biennio 2016-2017,
stanziati per realizzare il programma nazionale della ricerca sanitaria 2017-2019: 95 milioni di euro di cui circa 50 milioni dedicati ai ricercatori con meno di 40 anni.
Diverse le tipologie di finanziamento: progetti ordinari, progetti cofinanziati dall'industria, programmi di rete e, appunto, progetti per giovani ricercatori. Novità di quest'anno sono i 5 milioni destinati agli starting grant, dedicati ai ricercatori under 33.
[Scienza in rete; Cristina Da Rold]
Destinare maggiori fondi a ricerca e innovazione nel prossimo bilancio
pluriennale dell'Unione Europea. È questo il
manifesto promosso dal Consiglio Nazionale delle
Ricerche insieme ad altre grandi organizzazione
scientifiche europee, in vista dell'inizio delle
negoziazioni del nuovo budget europeo per il
periodo 2021-2027. Durante queste negoziazioni,
che proseguiranno per 18 mesi, verrà discusso il nuovo programma
quadro della Commissione Europea (FP9), che succederà a Horizon 2020.
[Scienza in rete; Luca Moretti]
È di poche settimane fa la notizia del
fermo, operato dalla Procura di Torino, di due
membri di una gang accusati di aver scatenato il
panico il 3
giugno scorso in piazza San Carlo a
Torino. Il
caso sembrerebbe, dunque, avviarsi a
conclusione. Sarebbe invece meglio soffermarsi
sul perché una folla può reagire in modo tale da
lasciare sul campo un morto e più di 1.500
feriti. Per scoprire magari che l’esito
drammatico non era affatto scontato. Quale
dinamica si innesca durante le evacuazioni d’emergenza in luoghi sovraffollati? Come fare a evitare tragedie simili, o quanto meno minimizzarne i danni? Anche in questo la ricerca scientifica può dare un aiuto molto concreto.
[Scienza in rete; Nicola Bellomo e Luca Carra]
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