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16 giugno 2021

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Dopo le tragiche notizie di eventi severi e anche fatali, sono cambiate di nuovo le indicazioni sulla somministrazione del vaccino contro Covid-19: il Ministero della Salute ha reso perentoria quella che era una semplice raccomandazione e ai giovani adulti verrà ora offerto Pfizer/BioNTech o Moderna. Agli under 60 in attesa del richiamo con AstraZeneca verrà offerto uno di questi, autorizzando così la cosiddetta “vaccinazione eterologa”. La campagna di vaccinazione sta raggiungendo gli obiettivi dichiarati: il tasso di occupazione ospedaliera è sceso all’8% e il numero quotidiano di decessi è diminuito (ma ancora non azzerato). Ma nel frattempo, si sta estendendo ai soggetti più giovani, per i quali i benefici di salute sono decisamente inferiori. Questo sembra segnalare un cambio di rotta; se così fosse, sarebbe urgente rinnovare il patto con i cittadini che sottende i programmi di vaccinazione, e per farlo le istituzioni dovrebbero rispondere a due domande: la protezione di anziani e soggetti vulnerabili è ancora una priorità? E qual è l’obiettivo raggiungibile e misurabile della vaccinazione dei giovani? Il commento di Stefania Salmaso.


Vaccinare gli adolescenti, ma con giudizio
La valutazione del rapporto tra benefici e rischi di un vaccino durante un’emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo è estremamente complessa e cambia nel tempo al variare delle condizioni epidemiologiche e delle informazioni che via via vengono raccolte sul campo. Diventano quindi cruciali i criteri d’uso del vaccino: l’identificazione della popolazione target, delle priorità, le caratteristiche e la disponibilità stessa dei diversi vaccini. Questo è particolarmente vero per la popolazione tra i 12 e i 17 anni di età, per cui è stato recentemente approvato l'uso del vaccino Pfizer/BioNTech. Per gli adolescenti il rapporto tra benefici e rischi è infatti ridotto rispetto alla popolazione adulta e anziana, poiché raramente si ammalano o sviluppano forme gravi di Covid-19. L’offerta vaccinale verso gli adolescenti, se davvero la si considera prioritaria, dovrebbe costituire l’elemento essenziale di un piano sociale di welfare per i giovanissimi che compensi la cronica disattenzione che le istituzioni hanno avuto nei loro confronti durante la pandemia. [Scienza in rete; Eva Benelli, Maurizio Bonati]

Biodiversità e aumento delle temperature
Biodiversità è sinonimo di ecosistemi che funzionano, e quindi di servizi ecosistemici: dalla qualità dell’aria e delle acque, alla prevenzione di pandemie, alla produttività economica. Il 2020 ha segnato il termine della decade della biodiversità, il piano strategico globale della Convention on Biological Diversity delle Nazioni Unite, articolato in cinque traguardi e 20 target, mirati a una riduzione dell’impatto antropico sulla natura da raggiungere entro il 2020: di questi, solo dieci sono stati parzialmente raggiunti e la situazione è statica o addirittura peggiorata per molti aspetti riguardanti la biodiversità. La Strategia europea per la biodiversità per il 2030 ha come obiettivo assicurare una ripresa della biodiversità in tutti gli stati membri, agendo sui molti fronti aperti, dall'estensione e l'effettiva tutela delle aree protette alla scelta di strategie agricole sostenibili, dal ripristino del suolo alla gestione delle specie aliene invasive. [Scienza in rete; Laura Scillitani]

L'aumento delle temperature medie durante le stagioni calde è una delle conseguenze del cambiamento climatico. Secondo un recente studio pubblicato su Nature Climate Change, che ha analizzato quasi trent'anni di dati giornalieri su temperatura e mortalità, quasi il 40% delle morti associate al caldo in circa 700 località del mondo tra il 1991 e il 2018 sarebbero state causate dalle attività umane. In termini assoluti, le morti osservate durante le stagioni calde sono state 1 670 000, di cui circa 26 000 causate dal caldo e fra queste quasi 10 000 sarebbero di origine antropica. L'Europa centrale e meridionale sono le zone più vulnerabili, ma l'impatto del caldo sulla mortalità è notevole anche in paesi meno vulnerabili ma in cui gli effetti del cambiamento climatico sono già molto importanti, come per esempio il Paraguay. [Scienza in rete; Chiara Sabelli]

Dati personali e ricerca scientifica, è urgente cambiare
Nel corso degli anni si è radicata una lettura della normativa sulla protezione dei dati personali (erroneamente equiparata alla “privacy”) che ingessa la ricerca scientifica. Ci sono spazi per interpretare la legge in modo più corretto e consentire agli scienziati di lavorare più efficacemente per il bene comune. [Scienza in rete; Andrea Monti]

Le nostre dashboard
Consulta i dati sull'andamento dell'epidemia e delle vaccinazioni e monitora la progressione della seconda ondata in Italia e nelle regioni per classi di età. Nelle nostre dashoboard ospitiamo anche il sistema per il Monitoraggio e l’analisi dei dati dell’epidemia di Covid-19 (MADE), elaborato con i dati pubblicati giornalmente dalla Protezione Civile (in collaborazione con Associazione Italiana di Epidemiologia e la rivista Epidemiologia e Prevenzione).


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