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Perché non possiamo non dirci africani

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2013-10-21T22:00:00

Nell'ambito degli “Incontri con la città” tenuti dai vincitori della 60° edizione del Premio Napoli lo scienziato di fama internazionale Guido Barbujani si confronterà con in pubblico al Teatro San Carlo sul tema della biodiversità umana. Previsti anche due incontri con gli studenti del Liceo Mercalli e gli ospiti del Carcere di Secondigliano


Le razze esistono solo nei nostri occhi. In realtà siamo tutti africani”. Lo spiegherà parafrasando Benedetto Croce lo scienziato di fama internazionale Guido Barbujani, ordinario di Genetica all'Università di Ferrara, nel corso della conferenza dal titolo “Perché non possiamo non dirci africani”, primo dei tre appuntamenti con la città nell'ambito del tour che il vincitore del Premio Napoli per la Lingua e la Cultura Italiana terrà nel capoluogo partenopeo mercoledì 22 e giovedì 23 ottobre 2014.
Trasformato nel 2013 da premio esclusivamente letterario in premio culturale, il Premio Napoli è il primo e unico riconoscimento italiano consegnato a personalità che si distinguono per il loro contributo alla lingua e alla cultura indipendentemente dalla produzione eminentemente letteraria. Una cosa analoga accade in Germania con il Premio Georg Büchner o in Svizzera con il Premio Schiller. Oltre a Barbujani sono stati quest'anno insigniti il vignettista Francesco Tullio Altan, la potessa Patrizia Valduga e l'attore e regista teatrale Fabrizio Gifuni. Altan, Barbujani, Valduga e Gifuni ricevono il testimone da Gian Luigi BeccariaStefano RodotàFabio Pusterla ed Enzo Moscato, vincitori della 59° edizione del Premio Napoli, la prima nella sua rinnovata veste di Premio Culturale e non esclusivamente letterario.

Dopo la settimana dedicata ad Altan, è la volta di Barbujani che dal 22 al 23 ottobre incontrerà la città in una serie di appuntamenti con platee trasversali su tematiche come razzismo, ideologia e memoria dei desaparecidos.
- Teatro San Carlo (22 ottobre – ore 18) - Lo scienziato parlerà di biodiversità umana e dell'insensatezza di ogni forma di razzismo la sera del 22 ottobre per un incontro pubblico dal titolo “Perché non possiamo non dirci africani”. L'evento si svolge in collaborazione del Future Forum, festival dedicato all'innovazione territoriale promosso per la prima volta nel capoluogo partenopeo nell'ambito del Forum delle Culture. L'incontro sarà introdotto e moderato dallo scrittore e giornalista Piero Sorrentino.
- Liceo scientifico “Mercalli” (23 ottobre - ore 9) - Il 23 mattina il genetista incontrerà gli studenti del Liceo Scientifico “Mercalli”, con cui si confronterà sui temi del suo “L'invenzione delle razze. Capire la biodiversità umana” (Bompiani, 2006).
- Carcere di Secondigliano (23 ottobre – ore 13) - Subito dopo il confronto con gli studenti Barbujani raggiungerà il Carcere di Secondigliano per parlare del suo libro “Morti e sepolti” (Bompiani, 2010), fatica narrativa del genetista dedicata a una delle pagine più buie della storia contemporanea: la persecuzione, il rapimento e l'uccisione e l'occultamento in fosse comuni di migliaia di dissidenti da parte delle giunte militari argentine tra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento.

Quando parliamo di razze – spiega Guido Barbujani - la parola è così vaga e indistinta che si stenta a darne un significato. Pariamo di razza bianca, nera o addirittura di razza padana con gran disinvoltura, ma senza mai riuscire a darne una definizione sensata. Siccome si tratta di un termine biologico ho creduto necessario riportare il discorso su questo piano per provare a fare un po' di chiarezza senza tuttavia illudermi di risolvere il razzismo. Ebbene, quello che possiamo dire è che i 7 miliardi di uomini e donne che popolano il pianeta hanno tutti gli stessi antenati, i sapiens che abitavano circa diecimila anni fa l'Africa orientale”.
Una popolazione – sottolinea lo scienziato – che non stava mai ferma, che non c'è mai trattenuta per lunghi periodi nello stesso luogo. Risultato? Abbiamo avuto troppo poco tempo e troppo poco isolamento perché nell’uomo si formassero razze biologiche distinte paragonabili a quelle che invece possiamo individuare nelle scimmie, dove effettivamente esistono differenza genetiche significative tra quelle che chiamiamo razze. Per l'uomo non è così, dal punto di vista scientifico siamo tutti diversi e siamo tutti quanti parenti”.

Sono particolarmente emozionato – sottolinea Guido Barbujani a proposito dell'incontro con gli ospiti del Carcere di Secondigliano che hanno letto il suo libro – al pensiero del confronto che dovrò tenere a Secondigliano. So che hanno letto il mio romanzo sui Desaparecidos, una storia in cui i vivi sono alla disperata ricerca dell'identità dei morti che gli sono stati sottratti per soddisfare un esigenza elementare e viscerale di giustizia”.

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