Nell'ambito degli “Incontri con la città” tenuti dai vincitori della 60° edizione del Premio Napoli lo scienziato di fama internazionale Guido Barbujani si confronterà con in pubblico al Teatro San Carlo sul tema della biodiversità umana. Previsti anche due incontri con gli studenti del Liceo Mercalli e gli ospiti del Carcere di Secondigliano
Le razze esistono solo nei nostri occhi. In realtà siamo tutti africani”. Lo spiegherà parafrasando Benedetto Croce lo scienziato di fama internazionale Guido Barbujani,
ordinario di Genetica all'Università di Ferrara, nel corso della
conferenza dal titolo “Perché non possiamo non dirci africani”, primo
dei tre appuntamenti con la città nell'ambito del tour che il vincitore
del Premio Napoli per la Lingua e la Cultura Italiana terrà nel
capoluogo partenopeo mercoledì 22 e giovedì 23 ottobre 2014.
Trasformato nel 2013 da premio esclusivamente letterario in premio culturale, il Premio Napoli è il primo e unico riconoscimento italiano consegnato
a personalità che si distinguono per il loro contributo alla lingua e
alla cultura indipendentemente dalla produzione eminentemente
letteraria. Una cosa analoga accade in Germania con il Premio Georg
Büchner o in Svizzera con il Premio Schiller. Oltre a Barbujani sono
stati quest'anno insigniti il vignettista Francesco Tullio Altan, la potessa Patrizia Valduga e l'attore e regista teatrale Fabrizio Gifuni. Altan, Barbujani, Valduga e Gifuni ricevono il testimone da Gian Luigi Beccaria, Stefano Rodotà, Fabio Pusterla ed Enzo Moscato,
vincitori della 59° edizione del Premio Napoli, la prima nella sua
rinnovata veste di Premio Culturale e non esclusivamente letterario.
Dopo la settimana dedicata ad Altan, è la volta di Barbujani che dal 22 al 23 ottobre incontrerà
la città in una serie di appuntamenti con platee trasversali su
tematiche come razzismo, ideologia e memoria dei desaparecidos.
- Teatro San Carlo (22 ottobre – ore 18) -
Lo scienziato parlerà di biodiversità umana e dell'insensatezza di ogni
forma di razzismo la sera del 22 ottobre per un incontro pubblico dal
titolo “Perché non possiamo non dirci africani”. L'evento si svolge in
collaborazione del Future Forum, festival dedicato all'innovazione
territoriale promosso per la prima volta nel capoluogo partenopeo
nell'ambito del Forum delle Culture. L'incontro sarà introdotto e
moderato dallo scrittore e giornalista Piero Sorrentino.
- Liceo scientifico “Mercalli” (23 ottobre - ore 9) -
Il 23 mattina il genetista incontrerà gli studenti del Liceo
Scientifico “Mercalli”, con cui si confronterà sui temi del suo
“L'invenzione delle razze. Capire la biodiversità umana” (Bompiani,
2006).
- Carcere di Secondigliano (23 ottobre – ore 13) - Subito
dopo il confronto con gli studenti Barbujani raggiungerà il Carcere di
Secondigliano per parlare del suo libro “Morti e sepolti” (Bompiani,
2010), fatica narrativa del genetista dedicata a una delle pagine più
buie della storia contemporanea: la persecuzione, il rapimento e
l'uccisione e l'occultamento in fosse comuni di migliaia di dissidenti
da parte delle giunte militari argentine tra gli anni Settanta e Ottanta
del Novecento.
Quando
parliamo di razze – spiega Guido Barbujani -
la parola è così vaga e indistinta che si stenta a darne un
significato. Pariamo di razza bianca, nera o addirittura di razza
padana con gran disinvoltura, ma senza mai riuscire a darne una
definizione sensata. Siccome si tratta di un termine biologico ho
creduto necessario riportare il discorso su questo piano per provare
a fare un po' di chiarezza senza tuttavia illudermi di risolvere il
razzismo. Ebbene, quello che possiamo dire è che i 7 miliardi di
uomini e donne che popolano il pianeta hanno tutti gli stessi
antenati, i sapiens che abitavano circa diecimila anni fa l'Africa
orientale”.
Una
popolazione – sottolinea lo scienziato – che non stava mai
ferma, che non c'è mai trattenuta per lunghi periodi nello stesso
luogo. Risultato? Abbiamo avuto troppo poco tempo e troppo poco
isolamento perché nell’uomo si formassero razze biologiche
distinte paragonabili a quelle che invece possiamo individuare nelle
scimmie, dove effettivamente esistono differenza genetiche
significative tra quelle che chiamiamo razze. Per l'uomo non è così,
dal punto di vista scientifico siamo tutti diversi e siamo tutti
quanti parenti”.
Sono particolarmente emozionato – sottolinea Guido Barbujani a proposito dell'incontro con gli ospiti del Carcere di Secondigliano che hanno letto il suo libro – al pensiero del confronto che dovrò tenere a Secondigliano. So che hanno letto il mio romanzo sui Desaparecidos, una storia in cui i vivi sono alla disperata ricerca dell'identità dei morti che gli sono stati sottratti per soddisfare un esigenza elementare e viscerale di giustizia”.