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L’idea pericolosa di Galileo, storia della comunicazione della scienza nel Seicento

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Il 12 marzo 1610 Galileo Galilei pubblica il Sidereus Nuncius e si può a ragione dire che questa data segni l’inizio di una nuova epoca scientifica. Nel libro L’idea pericolosa di galileo, storia della comunicazione della scienza nel Seicento, Pietro Greco racconta con la precisione di uno scienziato come nel Seicento sia nata e si sia sviluppata la scienza moderna, caratterizzata da tre momenti principali: osservare, interpretare, comunicare. L’osservazione è quella di Galileo, dello scienziato in senso lato o del filosofo della natura come era allora definito, che guarda la natura e cerca di descriverla. L’interpretazione è l’atto stesso di trovare un senso nelle proprie osservazioni, nel poterle ricondurle a un modello comune, spiegabile, ragionevole, e riproducibile. E infine la comunicazione è una necessità nuova, consiste nel condividere con tutti coloro che hanno «gli occhi nella testa e nel cervello» le proprie scoperte in modo che appartengano a tutta l’umanità. Ed è proprio nella comunicazione che sta la grandezza della nuova scienza. In un certo senso si può pensare che prima di Galileo esistesse solo una scienza privata, individuale, laddove il Sidereus Nuncius rappresenta il primo esempio di comunicazione del sapere, una conoscenza pubblica condivisa. Una scienza condivisa è prima di tutto una scienza verificabile, ma soprattutto è una scienza in grado di crescere perché i contributi di ogni ricercatore si sommano e migliorano il sapere, e il sapere diffuso genera sapere.

Il libro è diviso in sei capitoli in cui viene delineato il contesto storico e culturale per poi ricostruire i momenti fondamentali che hanno caratterizzato la nascita della scienza moderna e della comunicazione scientifica. Nel primo capitolo si descrivono le scoperte scientifiche del Sidereus Nuncius e si argomenta la tesi per cui la pubblicazione di questo breve trattato apre una nuova epoca. La nascita della scienza moderna e della comunicazione della scienza è ben evidente nel fiorire di Accademie e Scuole scientifiche in tutta Europa nel Seicento e da un forte impulso alla ricerca nelle varie discipline (non solo fisica ma anche matematica, biologia, chimica, epistemiologia e medicina) che danno luogo ad una vera e propria rivoluzione scientifica (capitolo secondo). Le nascenti accademie europee comunicano tra loro attraverso nuovi strumenti, le riviste scientifiche in primo luogo, ma anche le lettere e i libri (capitolo terzo) ma comunicano anche al pubblico di non esperti attraverso libri più divulgativi, e nuovi linguaggi: i musei, le esperienze e più sviluppate forme di comunicazione orale (capitolo quarto). Una forma particolare di comunicazione della scienza è rappresentata nel Seicento dai linguaggi artistici, si assiste infatti in questo secolo al diffondersi delle scoperte scientifiche attraverso il modo in cui queste ultime impressionano gli artisti e ne lasciano traccia nelle loro opere. La scienza diventa quindi ispiratrice per l’arte. E a sua volta l’arte ispira la scienza (capitolo quinto). Nell’ultimo capitolo si affrontano infine le multiple forme di comunicazione della scienza (all’interno della comunità scientifica e al di fuori di essa) cercando di trovare una sintesi dei modi in cui la comunicazione della scienza è mutata nei secoli. Viviamo nell’era della conoscenza, ed è quindi fondamentale oggi più di ieri la diffusione della scienza a tutti i livelli in modo che il sapere scientifico diventi un sapere ancora una volta di più condiviso.

L’idea pericolosa di Galileo. Storia della comunicazione della scienza nel Seicento. UTET 2009.


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