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Scienza e diplomazia a convegno a Budapest

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Si è tenuto a Budapest il convegno “Scienza e diplomazia in Europa Centrale e nel Mediterraneo del Sud”, organizzato dalla TWAS (l’Accademia delle scienze per I paesi in via di sviluppo, che ha sede a Trieste) e dall’Accademia ungherese delle scienze, in collaborazione con l'Ambasciata d'Italia e con l'Istituto Italiano di Cultura di Budapest. L’evento è rientrato nelle iniziative avviate dal Ministero degli affari esteri italiano per l’ “Anno internazionale italo-ungherese per la scienza e la cultura”, per aprire una discussione sul ruolo che assumono le Accademie Scientifiche nel promuovere scienza e ricerca scientifica nei programmi dei decisori politici. Durante il giro di tavole rotonde, articolato in tre sessioni, i circa cinquanta diplomatici rappresentanti dei Paesi presenti hanno analizzato i principali aspetti legati allo sviluppo delle regioni del Mediterraneo in rapporto all’Europa Centrale: cooperazione scientifica internazionale e promozione della cultura scientifica avviata delle Accademie Scientifiche; disparità di genere nelle carriere scientifiche e politiche, come correggere questi gap e favorire la partecipazione delle donne in questi settori; promuovere la sfida della ricerca scientifica nei Paesi che hanno intrapreso un percorso di transizione economica, nonostante le scarse risorse disponibili e la fuga di cervelli. 

Proprio in merito alla disparità di genere e al ruolo delle donne nella ricerca scientifica, si è così espresso Peter McGrath, responsabile dei programmi di formazione e specializzazione alla TWAS: "Ci sono ragioni diverse alla base di questa discriminazione: poca volontà a livello politico, e la percezione che scienza e tecnologia appartengano all’elite maschile, per tradizione. Un mito da sfatare".

Lidia Brito, direttore della Divisione di politiche della scienza e sviluppo sostenibile dell’UNESCO, è stata tra i relatori intervenuti sulle politiche di cooperazione internazionale – a cui è seguito un approfondimento da Immacolata Pannone, Esperto scientifico del Ministero degli affari esteri: "Questa tavola rotonda ci dà l’opportunità di creare una solida rete di contatti e di scambi reciproci a livello scientifico e culturale”, ha sottolineato Brito “Non c’è dubbio che la giornata odierna rafforzerà lo spirito costruttivo di collaborazione e di reciproca comprensione fra Europa centrale e paesi del Sud del Mediterraneo, due aree per le quali Italia e Ungheria rappresentano un fulcro su cui imperniare nuove strategie e iniziative di innovazione".

Secondo Romain Murenzi, Direttore esecutivo della TWAS, centrale sarà il ruolo dell’Accademia di Trieste nelle future cooperazione con l'area Centro Orientale dell'Auropa: "Siamo convinti che l’esperienza maturata dalla nostra Accademia in 30 anni di attività, in cui ci siamo adoperati affinché i paesi in via di sviluppo acquisiscano competenze scientifiche, alimenterà un proficuo dibattito con i colleghi dell’Europa Centro-Orientale, dove la ricerca scientifica ha solide e profonde radici. Questa virtuosa miscela di esperienza e attitudine proattiva non può che rinforzare la cooperazione fra Italia e Ungheria, stimolando al contempo altri risultati positivi". 

Oltre a Italia e Ungheria, sono dodici le nazioni che intervenute alla tavola rotonda: Croazia, Repubblica Ceca, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia e Slovenia per l’Europa; Algeria, Egitto, Libia, Marocco e Tunisia per l’area mediterranea.


Tra i temi e risultati del convegno (fonte Ufficio Stampa TWAS):

  • Incrementare l’agricoltura intelligente.
    Dal 2001 al 2011 la produzione industriale di acqua desalinizzata si e’ accresciuta del 276%, e oggi tocca i 6.7 milioni di metri cubi al giorno. E’ indispensabile costruire impianti di desalinizzazione a bassa energia per ridurre il prezzo dell’acqua dolce e migliorare le tecniche di risparimo energetico in agricoltura. (Dall’intervento di Adel El-Beltagy, Presidente del Centro internazionale di studi agronomici del Mediterraneo - CIHEAM)
  • Questione di genere.
    Il primo articolo sulle opportunità di carriera nella scienza per le donne risale al 1965, pubblicato da Science: “Women in Science: Why so few?” La cosiddetta “leaky pipeline”, la via debole della carriera femminile, non è cambiata da allora. Nelle università della UE-27, solo il 20% delle donne è professore ordinario. In paesi come Romania, Ungheria e Slovacchia questo valore è addirittura inferiore (10%). In Ungheria, le donne impiegate in ricerca e innovazione nel settore pubblico sono metà degli uomini; nel settore privato sono un quarto degli uomini. (Dall’intervento di Valéria Csépe, Accademia ungherese delle scienze) 
  • Fermare la fuga di cervelli.
    Il Marocco è uno dei paesi africani che sta cercando di trarre beneficio dalla tendenza alla delocalizzazione posta in essere dalle grosse industrie internazionali. L’industria aeronautica, per esempio, ha puntato su Casablanca, come sede delle proprie filiali, e oltre 100 aziende hanno posizionato le proprie fabbriche in questa città (la canadese Bombardier, la francesi Airbus e Safran – aerospaziale, difesa, motori e sistemi a propulsione). Per stimolare queste e altre aziende a sviluppare ulteriormente in loco le sedi, il governo marocchino sta attuando strategie per richiamare in patria i migliori cervelli emigrati all’estero. Anche I flussi migratori stanno cambiando: molti spagnoli, per esempio, stanno emigrando in Marocco in cerca di un lavoro. (Dall’intervento di Mostapha Bousmina, Università euro-mediterranea di Fez, Marocco).
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