fbpx Le donne soffrono di più | Page 2 | Scienza in rete

Le donne soffrono di più

Primary tabs

Read time: 2 mins

Quando le donne si ammalano soffrono di più degli uomini. Questo il risultato di un lavoro recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Pain.

Presso l’ospedale di Stanford (Stati Uniti) sono stati analizzati 11.000 pazienti dal 2007 al 2010. A ogni individuo è stato chiesto di valutare il proprio dolore utilizzando una scala da 0 (no dolore) a 10 (dolore fortissimo).
I ricercatori hanno riscontrato in tutti i pazienti analizzati una differenza legata al sesso per le 250 malattie (tra cui diabete, artrite, infezioni respiratorie) e condizioni osservate. Nella maggior parte delle diagnosi le donne hanno riportato un punteggio più alto del 20% rispetto agli uomini. I dati ottenuti sulla percezione del dolore sono in accordo con quelli pubblicati precedentemente.

La spiegazione più semplice, afferma Roger B.Fillingim ricercatore americano (University of Florida College of Dentistry), potrebbe essere che le donne percepiscono maggiormente il dolore.
Le cause non sono ancora conosciute, si pensa a fattori ormonali, genetici o psicologici, comunque Linda Liu, dottoranda del programma d’informatica biomedica dell’Università Stanford e coinvolta nel lavoro, dichiara che è importante essere consapevoli della differenza nella percezione del dolore tra i generi e saranno utili ulteriori studi per capirne le cause.

Rachael Rettner. Women Feel Pain More Intensely Than Men Do “Future research is needed to find out the exact causes of pain perception differences, and which ones would be best to target for more effective pain control” Scientific American, NewsDaily January 23, 2012.
Ruau D, Liu LY, Clark JD, et al. Sex Differences in Reported Pain Across 11,000 Patients Captured in Electronic Medical Records. J Pain. 2012 [in corso di pubblicazione]

Autori: 
Sezioni: 
Salute

prossimo articolo

Influenza aviaria, le infezioni nei bovini e la risposta sanitaria

Si riaccende l'attenzione sull'influenza aviaria, soprattutto dopo la recente scoperta di un ceppo ad alta patogenicità in bovini da latte negli Stati Uniti. Il salto di specie rimarca la capacità dei virus influenzali di adattarsi e infettare nuovi ospiti, aumentando la necessità di sistemi di sorveglianza e risposta efficaci. Nonostante i rischi, attualmente non ci sono prove di trasmissione diretta tra bovini; le misure di controllo si concentrano sulla prevenzione del contagio e la protezione dei lavoratori esposti.

Ora che la pericolosità delle infezioni da Covid-19 è stata domata, anche se non completamente sconfitta (più di 3.000 nuovi casi notificati negli ultimi 30 giorni e un non trascurabile numero di ricoveri in ospedale), i virus dell’influenza aviaria si riaffacciano all’attenzione di chi studia l’orizzonte di prossime eventuali minacce pandemiche. Soprattutto da quando, il 25 marzo 2024, i funzionari federali del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti hanno annunciato di aver identificato un ceppo di influenza aviaria ad alta patogenicità in alcuni bovini da latte.