La punta del complesso sistema di perforazione a disposizione del team russo coordinato da Valery Lukin ha finalmente raggiunto la superficie del lago subglaciale più esteso e importante dell'intero continente Antartico.
Lo storico traguardo è stato raggiunto lo scorso 5 febbraio alle 20.25 ora di Mosca. La conferma che il sistema perforante non si è imbattuto in una sacca d'acqua intrappolata nei ghiacci, ma ha davvero raggiunto la superficie del Lago Vostok alla profondità di 3769 metri è venuta dalla brusca risalita, per una trentina di metri lungo il condotto, del liquido antigelo utilizzato per la perforazione, sospinto dalla pressione esercitata dalle acque del lago. Premiati da un meritato successo, dunque, gli sforzi dei team che hanno operato la trivellazione in condizioni davvero proibitive. Basti ricordare che è proprio alla Vostok Station che il 21 luglio 1983 è stata registrata la temperatura più bassa mai riscontrata sulla Terra: meno 89,2 gradi centigradi.
Lukin, direttore dell'Istituto di ricerca russo per l'Artico e l'Antartico, considera il traguardo raggiunto paragonabile alla vittoria USA del 1969 nella corsa allo spazio. In effetti vi è quasi un che di extraterrestre in quelle acque incontaminate che da 20 milioni di anni si mantengono liquide grazie all'effetto combinato del calore geotermico e della spessa coperta ghiacciata che impedisce ogni minimo contatto con il mondo esterno.
L'attesa di poter trarre da quell'acqua preziose indicazioni sul passato del nostro pianeta è enorme, ma altrettanto elevato il timore che una manovra sbagliata possa irreparabilmente contaminare quella distesa d'acqua grande come il Lago Ontario. Ed è stata soprattutto la necessità di avere la certezza che la perforazione non avrebbe minimamente alterato quell'antico ecosistema a rendere questa trivellazione così lunga e tribolata.
Per il momento, però, quell'acqua è ancora in fondo al pozzo. L'arrivo della stagione invernale impedisce infatti di recuperare il prezioso campione fuoruscito dal lago e congelatosi nel condotto di trivellazione. Solo il prossimo dicembre sarà possibile, finalmente, avere per le mani quell'acqua così antica e preziosa.
La corsa al Lago Vostok
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Nel cuore delle Alpi, a 2500 metri di quota, si conserva la memoria di un mondo perduto. Pareti quasi verticali di Dolomia Principale, un tipo di roccia sedimentaria, custodiscono migliaia di impronte lasciate 210 milioni di anni fa da dinosauri erbivori che camminavano lungo le rive di un mare tropicale ormai scomparso. Una scoperta eccezionale, avvenuta nel Parco Nazionale dello Stelvio, che apre una finestra senza precedenti sul Triassico europeo e sulla vita sociale dei primi grandi dinosauri.
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