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Coltivare il mare: nuove frontiere per il futuro del pianeta

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Si può coltivare in mancanza di terreno agricolo? Lunedì 21 luglio all’Università di Milano-Bicocca Sahida Zubair, imprenditrice maldiviana che ha avviato una fattoria sostenibile su un’isola dell’arcipelago, e Idrees Rasouli, ricercatore dell’Imperial College di Londra che ha brevettato una tecnica per coltivare anche in mare, racconteranno le proprie esperienze sull’utilizzo di particolari tecniche agricole che permettono di coltivare il terreno in ambienti dove spesso è limitato.

Idrees Rasouli ricercatore dell’IDE Innovation Design Engineering, MA Royal College of Art, MSc Imperial College London, ha progettato e brevettato SeaLeaf, una metodologia di coltivazione idroponica (una tecnica di coltivazione fuori suolo) che si basa su unità idroponiche modulari in grado di galleggiare in mezzo al mare e di produrre vegetali senza consumo di terra agricola. SeaLeaf verrà testata presso il MaRHE Center (Marine Research and Higher Education Center), il centro di ricerca e formazione sulla sostenibilità ambientale e sulla protezione della scogliera corallina dell’Università di Milano-Bicocca nel quale si svolgono master e corsi rivolti anche agli studenti maldiviani, aperto sull’isola di Maghodoo nel 2011 in collaborazione col governo della Repubblica delle Maldive e col sostegno del ministero degli Affari Esteri.

Shahida Zubair Managing Director at Island Organics Pvt.Ltd. Maldives, collegata in video conferenza direttamente dalle Maldive, presenterà il progetto “Island Organics Pvt. Ltd.”, l’unica fattoria alle Maldive che coltiva con metodi tradizionali, un esempio di attività imprenditoriale e sostenibile per la produzione di alimenti biologici, come lo sciroppo ottenuto dalla lavorazione dello zucchero di cocco. La fattoria si trova sull'isola di Marikilu, nell’Atollo di Baa.

Ufficio Stampa Milano-Bicocca

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Sostenibilità

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Il progetto  Onfoods in prehistory ha voluto comprendere e ricostruire l’eredità di una agricoltura sostenibile nata nella preistoria, migliaia di anni, fa e in grado oggi di rappresentare un modello di riferimento. E lo ha fatto con particolare attenzione alla condivisione di questi valori con un pubblico più ampio possibile, sottolineando quanto si può imparare dalla ricerca archeologica e dalle comunità dell’età del Bronzo in termini di alimentazione sostenibile. Ce ne parla il gruppo di ricerca che ha portato avanti il progetto.

Nell'immagine: attività di archeologia sperimentale dimostrativa con cottura di una zuppa di lenticchie e una di roveja, con ceramiche riprodotte sperimentalmente sulla base dei reperti ceramici del villaggio dell’età del Bronzo di Via Ordiere a Solarolo (RA).

Pluridecennali ricerche sul campo, condotte da Maurizio Cattani, docente di Preistoria e Protostoria dell’Università di Bologna, e dal suo team, hanno permesso di riconoscere nell’Età del Bronzo il momento in cui si è definito un profondo legame tra la conoscenza del territorio e la sostenibilità della gestione delle sue risorse. Questa caratteristica ha infatti consentito alle comunità dell’epoca di prosperare, dando vita a villaggi sempre più stabili e duraturi nel corso del tempo.