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Buon compleanno IFOM!

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“IFOM 2020 – La Ricerca sul Cancro di domani: Sinergica, Interdisciplinare, TransNazionale”. Questo il titolo dell'incontro tenutosi lunedì scorso presso il famoso centro di ricerca milanese.

L'evento non ha voluto celebrare i primi 10 anni di una visione che si conferma lungimirante, bensì tracciare i binari su cui far correre la ricerca sul cancro di domani, quelli grazie a cui il sistema-Italia si potrebbe rendere competitivo a livello internazionale sul piano della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica.

Oggi, a 10 anni dall’avvio del suo programma scientifico, i fatti rendono onore all’intuizione di FIRC: con la sua attività diversificata in 19 programmi di ricerca sui fronti più promettenti della ricerca oncologica e oltre 100 ricerche all’anno, pubblicate sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali come Science, Nature e Cell.

Nella sede milanese di IFOM, sorta in un’area ex-industriale di 11.000 Mq, si respira un’atmosfera internazionale: dei 200 ricercatori, il 25% è costituito da stranieri, provenienti da 25 diversi Paesi, tra i quali spiccano alcuni tra i più competitivi oggi in questo ambito: Giappone, Gran Bretagna, Stati Uniti, Malesia, Germania e Canada. I ricercatori italiani provengono da 17 diverse regioni e dopo un periodo di lavoro nei laboratori di IFOM convolano spesso per i più prestigiosi istituti di ricerca internazionali, dove possono arricchire la propria esperienza e riportarla in Italia.

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Il progetto  Onfoods in prehistory ha voluto comprendere e ricostruire l’eredità di una agricoltura sostenibile nata nella preistoria, migliaia di anni, fa e in grado oggi di rappresentare un modello di riferimento. E lo ha fatto con particolare attenzione alla condivisione di questi valori con un pubblico più ampio possibile, sottolineando quanto si può imparare dalla ricerca archeologica e dalle comunità dell’età del Bronzo in termini di alimentazione sostenibile. Ce ne parla il gruppo di ricerca che ha portato avanti il progetto.

Nell'immagine: attività di archeologia sperimentale dimostrativa con cottura di una zuppa di lenticchie e una di roveja, con ceramiche riprodotte sperimentalmente sulla base dei reperti ceramici del villaggio dell’età del Bronzo di Via Ordiere a Solarolo (RA).

Pluridecennali ricerche sul campo, condotte da Maurizio Cattani, docente di Preistoria e Protostoria dell’Università di Bologna, e dal suo team, hanno permesso di riconoscere nell’Età del Bronzo il momento in cui si è definito un profondo legame tra la conoscenza del territorio e la sostenibilità della gestione delle sue risorse. Questa caratteristica ha infatti consentito alle comunità dell’epoca di prosperare, dando vita a villaggi sempre più stabili e duraturi nel corso del tempo.