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Alcuni punti fermi su discariche, inceneritori e salute

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Politica del rifiuto zero, riciclo di tutti i materiali di scarto e discariche a impatto ambientale ridotto, in grado di recuperare l’energia, rappresentano l’approccio europeo in tema rifiuti. Questa cornice, raccontata da Giuseppe Ruocco (ministero della Salute), ha introdotto il convegno “Salute e rifiuti: ricerca, sanità pubblica e comunicazione” (Roma, 6 febbraio 2014), organizzato per presentare i risultati raggiunti da due studi finanziati dal Centro di controllo delle malattie (Ccm) nel 2010: “Sorveglianza epidemiologica sullo stato di salute della popolazione residente intorno agli impianti di trattamento rifiuti” e “Salute e rifiuti: ricerca, sanità pubblica e comunicazione”.
Come ha ricordato Loredana Musmeci, del Dipartimento ambiente e connessa prevenzione primaria dell’Iss, l’importanza di questi progetti risiede nella necessità di migliorare le conoscenze sull’impatto che gli impianti di smaltimento dei rifiuti hanno sulla salute e riuscire a comunicare questi dati ai cittadini, che (giustamente) chiedono chiarezza.

Perché due progetti Ccm?

In Italia, l’ingresso nel nuovo millennio è stato caratterizzato dallo scoppio dell’emergenza rifiuti in Campania, che ha portato all’avvio di un’indagine sull’impatto sanitario dello smaltimento illegale dei rifiuti pericolosi nelle Provincie di Napoli e Caserta. Contemporaneamente, con la pubblicazione del report dell’Oms Europa “Population health and waste management: scientific data and policy options. Report of a Who workshop. Rome, Italy, 29-20 march 2007” (pdf 1,7 Mb), l’interesse per queste tematiche è aumentata anche a livello internazionale.
Nello stesso periodo venivano realizzate al cune importanti esperienze a livello regionale sulla stima degli effetti sulla salute legati alla presenza di inceneritori (progetto Moniter in Emilia-Romagna) e discariche (progetto ERAS nel Lazio).
In questo quadro, nel 2010, il ministero della Salute ha finanziato due progetti Ccm mirati alla definizione di basi scientifiche da adottare nei processi decisionali in tema di politiche di gestione dei rifiuti e sui processi di comunicazione con le comunità interessate e il pubblico generale. È tuttavia importante ricordare che i progetti Ccm non finanziano la ricerca ma la definizione di modelli e protocolli in grado di essere applicati alle strutture operative che operano sul campo. Liliana La Sala, del ministero della Salute, ha esposto una breve panoramica sui progetti realizzati: “Salute e rifiuti: ricerca, sanità pubblica e comunicazione”, ha fornito un approccio metodologico sulle procedure di smaltimento dei rifiuti e le procedure connesse allo smaltimento illegale, e “Sorveglianza epidemiologica sullo stato di salute della popolazione residente intorno agli impianti di trattamento rifiuti” (prorogato rispetto all’iniziale deadline in seguito al terremoto che ha colpito l’Emilia-Romagna, regione capofila del progetto), è stato realizzato per aiutare nella definizione di un Piano di sorveglianza epidemiologica per le popolazioni residenti attorno agli impianti di smaltimento dei rifiuti.

Rifiuti e salute: quale pericolo?

Durante il convegno è emerso subito che l’esistenza di numerosa letteratura di riferimento non è indice di conoscenze chiare sull’argomento. Infatti, come ha ricordato Carla Ancona (Dipartimento di epidemiologia del Ssr Lazio), le evidenze scientifiche sulle patologie studiate non sono conclusive (classificate nelle pubblicazioni come “limitate” o “inadeguate”) e i risultati sono (spesso) incerti. Infatti, le review di letteratura non tengono conto dell’evoluzione storica degli impianti (con una sempre maggiore sicurezza) e del calo nelle emissioni di sostanze dannose (per esempio le emissioni di diossine sono diminuite di circa mille volte rispetto al passato).
Inoltre, Ennio Cadum, dell’Arpa piemontese, ha ricordato che le limitazioni degli studi epidemiologici, legate alle sempre minori emissioni nell’atmosfera di sostanze nocive per la salute, sono state affrontate attraverso l’avvio di studio sui biomarker (già realizzati nelle città di Modena e Torino) per l’esposizione agli inceneritori. Tuttavia, i risultati ottenuti sono incerti perché pur conoscendo certe relazioni non esistono, al momento, chiare linee guida.
I dati sulla città di Torino hanno evidenziato una maggiore percezione del rischio tra la popolazione, direttamente proporzionale alla loro vicinanza con l’impianto. Tuttavia questo studio ha anche permesso di osservare come la popolazione sia più collaborativa e interagisca positivamente con gli esperti e gli operatori sanitari se viene coinvolta nei processi e percepisce l’utilità del lavoro svolto.
Una situazione più complessa è quella campana, dove l’area tra le Provincie di Napoli e Caserta è oggetto di continue pratiche illegali di smaltimento dei rifiuti. Gli studi epidemiologici condotti hanno evidenziato un eccesso di mortalità per alcuni tumori e l’elevata incidenza di specifiche patologie neonatali, rendendo necessario l’avvio delle bonifiche ambientali e il ripristino della legalità.

I risultati nel dettaglio

Sespir

Il progetto Sorveglianza epidemiologica sullo stato di salute della popolazione residente intorno agli impianti di trattamento rifiuti (Sespir) è stato messo a punto con l’obiettivo di fornire metodologie e strumenti operativi per la sorveglianza dell’impatto sulla salute della gestione dei rifiuti solidi urbani. Cinque le Regioni coinvolte: Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio, Campania e Sicilia. Gli impianti di smaltimento rifiuti oggetto di analisi sono stati inceneritori, discariche e impianti di trattamento meccanico biologico (Tmb). Per le analisi di impatto, sono stati scelti i seguenti esiti di salute:

ImpiantoMisura di esposizioneEsiti sanitari
InceneritoriModelli di dispersioneincidenza tumori, nascite pretermine, altri esiti riproduttivi
DiscaricheDistanzaanomalie congenite, basso peso alla nascita, sintomi respiratori, fastidio (annoyance) da cattivi odori
TmbDistanzasintomi respiratori, fastidio (annoyance) da cattivi odori

Le simulazioni hanno riguardato l’impatto degli impianti dal 2008 (anno di partenza, o baseline) al 2040, con le variazioni dettate dal confronto fra la situazione al baseline e i due scenari considerati. Le scelte sulla riduzione degli impianti sono ipotetiche, basate su considerazioni sul numero di persone esposte e anni di attività dell’impianto. Le analisi di impatto per discariche e Tmb sono state basate sulla distanza dagli impianti, e riportano i casi attribuibili come prevalenza (annoyance e sintomi respiratori) o incidenza cumulativa (malformazioni ed esiti riproduttivi). Inoltre, è stato calcolato l’indicatore degli anni di vita persi a causa della disabilità (Disability-Adjusted Life Year, DALY), che permette di disporre di un indicatore uniforme su tutti gli outcome di salute considerati. La tabella successiva riporta le differenze fra il baseline e lo scenario virtuoso, per la somma di tutte le regioni considerate.

OutcomeMisura*BaselineGreenDiff. Dalys Diff %
DalysDalys

Inceneritore

Popolazione esposta

n

241.274

158.494

-34.3

Tumori(2008-2040)

2

42

232

27

152

80

-34.6

Nati Pretermine

1

21

181

14

115

66

-36.5

Discarica

Popolazione esposta

n

139.910

7408

-94.7

Anomalie congenite (2008-2040)

2

8

101

1

6

60

-92.4

Basso peso (2008-2040)

2

161

1365

9

72

813

-92.0

Sintomi respiratori

3

73

135

4

7

189

-95.0

Annoyance odorigeno

3

856

591

37

26

565

-95.7

TMB

Popolazione esposta

n

2.586

2.522

-2.5

Sintomi respiratori

3

29

53

28

52

1

-2.4

Annoyance odorigeno

3

139

96

135

93

3

-2.9

TOTALE

Popolazione esposta

n

383.770

168.424

-56.1

DALYs

anni

2.754

524

2.230

-80.9

* 1=incidenza annuale; 2=incidenza cumulativa; 3=prevalenza

Complessivamente, la popolazione esposta agli impianti considerati passa da 383.770 residenti nello scenario baseline a 168.424 nello scenario “green” o virtuoso, con una riduzione significativa degli esposti a discariche (-94.7%). Per il periodo 2008-2040, i casi attribuibili di tumore passano da 42 per lo scenario baseline a 27 casi per lo scenario virtuoso, con diminuzioni percentuali da 3.6% a 93.8% a seconda della regione. La diminuzione dei casi attribuibili di sintomi respiratori negli esposti a discariche, valutata in base ai risultati dello studio Eras Lazio, passa complessivamente da circa 73 casi attesi nel periodo di studio a 4, con una riduzione superiore al 94% (con variazioni regionali dal 76% al 98%). Per quanto riguarda la nascite pretermine, i casi annui, stimati a partire dai risultati del progetto Moniter, passano da 21 a 14. Da segnalare anche la forte differenza per i sintomi legati all’annoyance odorigeno dovuto alla residenza in prossimità di discariche, che vedono diminuzioni da 856 a 37 casi passando dal baseline allo scenario “green”. Significativa la riduzione degli anni di vita con disabilità nel passaggio tra i 2 scenari (2301 anni contro 524), anche qui dovuto alla diminuzione della presenza di discariche e in misura minore alla riduzione di casi di tumore dovuti alla presenza di inceneritori, che incide maggiormente sul calcolo del DALY. Considerando il periodo di simulazione (33 anni), si ha un risparmio medio annuo di 54 anni di vita con disabilità. Alcune patologie di minore rilevanza, come l’annoyance odorigeno, presentano una numerosità stimata elevata che va ad incidere significativamente sulla riduzione del DALY complessivo.

Salute e rifiuti: ricerca, sanità pubblica e comunicazione

Questo progetto Ccm è stato realizzato perché le indagini e gli studi condotti nel corso degli ultimi dieci anni avevano fatto emergere una possibile correlazione tra la salute delle popolazioni delle Province di Napoli e Caserta e la presenza di siti di smaltimento illegale dei rifiuti e pratiche di incenerimento incontrollato. In particolare, sono stati osservati eccessi di specifiche patologie come determinati tumori e malformazioni congenite.

Trattandosi di patologie multifattoriali è prevedibile l’influenza di altri fattori di rischio, nonché l’effetto sinergico di esposizioni a sostanze chimiche rilasciate da siti di rifiuti e altri fattori di rischio. Si tratta di un’ipotesi supportata dai risultati di studi svolti in contesti simili in diversi Paesi, che riportano eccessi per queste patologie in aree interessate da siti di smaltimento non idoneo di rifiuti pericolosi. Il Progetto “Salute e rifiuti: ricerca, sanità pubblica e comunicazione”, aveva come obiettivi principali la costruzione e la sperimentazione di protocolli per caratterizzare le sostanze volatili emesse dai siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi e le deposizioni al suolo del materiale particellare attraverso l’esame approfondito di un numero limitato di siti paradigmatici. Sul piano operativo questo approccio ha richiesto un lavoro integrato dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e dell’Agenzia regionale di protezione ambientale della Regione Campania (Arpac).

A questo fine, sono stati individuati due siti interessati dallo smaltimento improprio di rifiuti urbani e speciali pericolosi. Si tratta della Resit (un’ex cava, dove tra il 1980 circa e il 2004 sono stati smaltiti circa 1 milione di mc di rifiuti solidi urbani e rifiuti speciali su una superficie di circa 59.000 mq, solo in parte autorizzati) e di un sito in località Caselle Pisani, completamente illegale, dove, fino al 2003 è stato smaltito un quantitativo stimato di rifiuti pari a 175.000 mc, costituiti da rifiuti da demolizione e costruzione, rifiuti industriali, modeste quantità di rifiuti solidi urbani.

La scelta dei due siti si è basata sul risultato della Vcr, che vede i due siti con un indice di rischio molto elevato. Entrambi i siti sono citati in un Documento della Commissione Parlamentare sul Ciclo dei rifiuti; entrambi ricadono all’interno dei perimetri delle Aree Vaste, in entrambi i siti vi è presenza di rifiuti speciali pericolosi smaltiti illegalmente e in entrambi si sono verificati fenomeni di combustione/autocombustione dei rifiuti.

Vista la particolare collocazione della discarica di Caselle-Pisani si è deciso di effettuare un monitoraggio di sostanze organiche volatili (COVS) considerando anche l’atmosfera poco respirabile che si incontra scendendo verso il fondo della discarica stessa. I campionamenti sono stati effettati mediante campionatori passivi (Radiello) per periodi di circa 15 giorni a diverse altezze dal fondo della discarica stessa (P1, P2 e P3); non è stata preso in considerazione il prelievo delle deposizioni atmosferiche perché si è ritenuto che difficilmente, vista la profondità dell’invaso, potesse esserci un risollevamento eolico delle polveri dal fondo. Diverso è il caso della discarica ex-Resit che si estende sul piano campagna in una zona pianeggiante. Dal sopralluogo effettuato si è deciso di realizzare due postazioni, la prima all’interno della discarica (D1) e la seconda presso un fondo agricolo (D2) a circa 500m dalla discarica stessa; ognuna delle due postazioni è formata da due deposimetri totali per la raccolta delle ricadute atmosferiche. Poiché, durante il sopralluogo, si è notato in più punti fumo e/o vapore sollevarsi dal corpo della discarica, si è deciso di posizionare dei campionatori passivi per analizzare il fenomeno. Due sono stati posizionati all’interno della discarica (uno sulla discarica (R1) e l’altro presso un capannone industriale (R2) all’interno del sito steso) ed il terzo presso il fondo agricolo (R3); inoltre in seguito ad alcuni episodi di incendio (probabilmente di autocombustione) è stato posizionato un quarto campionatore passivo (R4) lungo il perimetro opposto all’ingresso della discarica stessa.

I campionamenti delle sostanze organiche volatili sono stati effettuati, presso la discarica ex-Resit, nel periodo 20 febbraio 2012 – 11 settembre 2013 e nel periodo 21 febbraio 2012 – 30 maggio 2013 presso la discarica di Caselle-Pisani; le deposizioni atmosferiche sono state raccolte dal 25 maggio 2012 al 17 luglio 2013 con cadenza mensile.

Per quanto riguarda le sostanze organiche volatili si sono prese in considerazione le concentrazioni di Benzene rilevate nelle due discariche; nel sito di Pianura (Caselle-Pisani) le medie calcolate per l’intero periodo di campionamento vanno da 1,26 a 2,22 µg/m³ in linea con il limite annuale per l’aria ambiente pari a 5 µg/m³, nel sito di Giugliano (ex-Resit) le postazioni presso il capannone ed il fondo agricolo presentano concentrazioni medie pari a 3,25 µg/m³ e 2,74 µg/m³, anch’esse in linea con il limite annuale mentre nelle due postazioni situate sulla discarica i valori di concentrazione medi dell’intero periodo sono pari a 20,5 µg/m³ e 36,8 µg/m³ decisamente superiori al limite considerato. Per ciò che riguarda il flusso delle polveri sedimentabili rilevate nei due siti i valori rilevati sono inferiori, per questa tipologia di polveri, al limite riportato nella normativa tedesca (TA-Luft) di breve durata di 650 mg/m2d e di 350 mg/m2d come media annuale. Per i metalli, la caratterizzazione delle polveri sedimentabili hanno evidenziato un flusso di deposizione caratterizzato da elevati contenuti di mercurio che, per il sito ex-Resit, presenta un valore medio annuale di 1,28 µg/m²d e per il sito fondo agricolo un valore di 0,81 µg/m²d. I valori degli altri metalli risultano decisamente inferiori (di circa 10 volte) a quelli che sono i valori (media annuale) presenti in alcuni Paesi europei.

In conclusione, questo studio ha consentito di:

  • individuare specifici agenti chimici nelle emissioni e deposizioni; la presenza di questi agenti dipende da tipologia e modalità di rifiuti smaltiti e dai fenomeni di combustione pregressi o in atto. Si noti che la presenza di benzene nelle emissioni di siti di smaltimento di rifiuti industriali è stata oggetto di indagini anche da parte di altri autori, in particolare Boberg et al. (2011) negli USA
  • stimare i livelli di esposizione per la popolazione residente nell’intorno dei siti indagati, integrando i risultati relativi alle diverse matrici ambientali
  • mettere a punto una procedura generale per lo studio di situazioni analoghe.

Sulla base di questo lavoro è ora possibile rendere disponibili i protocolli di indagine relativi alla stima dell’esposizione per le popolazioni residenti in prossimità di siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi, ed inoltre proporre i protocolli relativi a studi epidemiologici di seconda generazione da utilizzare in contesti analoghi, secondo lo schema seguente.

In conclusione, dall’insieme dei dati qui presentati emergono due decisioni operative. Per quanto attiene lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, un significativo guadagno in salute per le popolazioni residenti in prossimità di discariche e inceneritori può essere ottenuto attraverso la riduzione del 10% dei rifiuti prodotti, l’innalzamento al 70% della raccolta differenziata e del compostaggio e il divieto di conferimento in discarica del rifiuto indifferenziato tal quale.

Per quanto attiene la tutela della salute delle popolazioni residenti in aree con presenza di siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi e di combustioni incontrollate di rifiuti sia pericolosi che solido urbani, il lavoro svolto da Istituto Superiore di Sanità e Arpa Campania ha consentito di mettere a punto protocolli per caratterizzare la contaminazione ambientale nei siti in esame e valutare se vi siano rischi per la salute dei residenti, con l’obiettivo di fare emergere le situazioni a rischio ed effettuare con priorità gli interventi preventivi.


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Nella foto: Parco degli Acquedotti, Roma. Crediti: Maurizio.sap5/Wikimedia Commons. Licenza: CC 4.0 DEED

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