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Valutazione parte II - Sparare o non sparare? (nel mucchio naturalmente...)

Ancora sulla valutazione: si rischia di includervi quasi tutto, e forse non è neppure un male… Voglio raccontarvi una piccola cosa personale. Da alcune settimane sono in giro per l’Italia per valutare, con una Commissione fatta anche di stranieri, una trentina di Istituti del CNR. Ad ogni visita, organizziamo una seduta a porte chiuse con il personale tecnico-amministrativo dell’Istituto. Ebbene, qualche giorno fa, in un Istituto del Sud, ho chiesto, in modo volutamente provocatorio, se pensavano fosse meglio sparare nel mucchio o non sparare affatto (per colpire “alla Brunetta” i nullafacenti, naturalmente). La sorprendente, unanime risposta è stata: sparare nel mucchio. Ed era il profondo Sud, non era Bergamo, non era Bolzano… Quindi, sarà proprio vero che Brunetta non piace a nessuno? Prendo questo argomento perché nel nostro ambiente credo che di nessuno si parli con la passione emotiva con cui si parla di lui: non ci sono vie di mezzo, o lo si ama o lo si detesta. Visceralmente. Ed è un guaio, perché si dovrebbe invece analizzare quello che tenta di fare, ragionando anziché imprecando. E sarebbe importante, perché quello che sta cercando di fare, piaccia o non piaccia, è direttamente legato al problema della valutazione: il problema dei problemi, per noi della ricerca. Mi ha ad esempio colpito un  fatto: tutto quello che Brunetta dice, andava dicendo da anni Pietro Ichino, il pioniere a cui tra l’altro dobbiamo lo strepitoso neologismo “nullafacenti”. Naturalmente Ichino non era simpatico ai sindacati, ma era simpatico a tutti gli altri. E siccome non ricordo parole di biasimo gridate contro di lui dal circuito mediatico, mi viene il sospetto che forse, chissà, nelle urla del suddetto circuito mediatico contro il povero Brunetta ci possa anche stare un qualche lontano pregiudizio politico… Punto secondario, comunque. Più importante è certamente il “distinguo”, a cui, appunto, si rifà il titolo qui sopra. Ma come, si dice, sparare nel mucchio? Ma non è un assioma di tutti noi democratici che è meglio avere 100 assassini liberi che un solo innocente condannato? Difficile dire di no, specialmente quando, matematica alla mano, si dimostra che le statistiche possono essere ingannevoli. Come ha magistralmente fatto, nella sua gustosissima storiella degli impiegati postali di Mamaquefrio e del Ministro Mouretina, il nostro Franco Brezzi: proprio un Brezzi d’annata, devo dire. Franco non voleva certo portare acqua al mulino dei nullafacenti: con rigore matematico metteva semplicemente alla berlina il giornalista saccente e demagogico. Ottima cosa, naturalmente (gliel’ho anche scritto). Però, ad onta delle validissime ragioni matematiche, ha finito per mettere in pessima luce il povero Ministro Mouretina... E quindi, cavilli matematici a parte, il dilemma rimane: sparare nel mucchio, o non sparare affatto? Chiaro che il meglio sarebbe sparare prendendo la mira: ma se il farlo diviene impresa proibitiva, sarebbe una gran tragedia se a qualcuno capitasse di beccarsi di striscio una qualche schioppettata sbagliata?

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Ernesto Carafoli
Biochimica, Università di Padova