Ha ragione Robert Socolow quando dice che bisogna tenere in debito conto le paure della popolazione, che nel caso delle radiazioni sono al massimo. E che non serve a molto opporre a queste paure semplici discorsi razionali e confronti fra rischi. Però che in Italia molta gente (anche medici) abbiano cominciato a prendere pastiglie di iodio è troppo... Lo iodio preso così, senza un vero motivo, non fa un gran bene. Tanto è vero che le autorità giapponesi giustamente aspettano a darlo anche intorno a Fukushima solo dove è strettamente necessario (a Tokyo per esempio non l'hanno raccomandato). Delle radiazioni di Fukushima in Italia sono arrivate tracce di Iodio 131 (il Cesio 137 no, o quantomeno non ancora). Un'inezia rispetto alle concentrazioni di Cesio che risalgono ancora ai tempi di Chernobyl (in certe zone delle Alpi, secondo il presidente dell'Associazione italiana radioprotezionisti Sandro Sandri fino a 50mila Bequerel/metro quadro). A sua volta un'inezia rispetto al radon (con le altre radiazioni naturali l'80% del totale della nostra dose annua, pari in media a 2,4 mSv), o alle radiografie che facciamo per scopi medici (17% del totale). E allora non preoccupiamoci per noi. Preoccupiamoci per loro, i giapponesi.