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Eni, Enel, Rio e il greenwashing

"Eni conferma il suo impegno per lo sviluppo sostenibile partecipando a Rio+20. Nel 1992, all'Earth Summit, fu l'unica azienda italiana, tra le poche realta' private, che presero parte alla conferenza. In seguito, Eni ha proseguito il percorso tracciato durante la Conferenza, mettendo a punto soluzioni e tecnologie innovative in supporto ai processi politici internazionali per lo sviluppo sostenibile e integrandole nella propria strategia di business. ''Partecipare a Rio+20 - si legge nel comunicato ufficiale - rappresenta la possibilita' di parlare di sviluppo, che vuol dire parlare di energia. Se la crescita economica è il motore di un Paese, l'energia è la chiave di accensione. Eni, fornendo il proprio contributo alla preparazione dell' UNCSD, vuole assicurare che la voce del business sia presa in considerazione e che sia riconosciuto l'impegno del settore privato nel promuovere iniziative a sostegno dello sviluppo sostenibile".

L'Eni riconfermerà pure i suoi impegni al Summit della Terra a Rio de Janeiro, però poi chiede di togliere il divieto delle trivellazioni petrolifere a 12 miglia dalla costa, che dopo l'incidente della Deep Water Horizon nel Golfo del Messico le associazioni ambientaliste avevano ottenuto del ministro Prestigiacomo. Da parte sua l'Enel, presente a Rio in gran spolvero con i suoi progetti "sostenibili", fa ripartire la riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle, in pieno Parco del Delta del Po. Con la benedizione del Ministero dell'Ambiente (pure presente con folta delegazione a Rio), si amplia la centrale a carbone di Vado Ligure e si fa partire la centrale a carbone di saline Joniche. Insomma, siamo ancora immersi nel fossile fino al collo.

Direi che più greenwashing di così... (Luca Carra)

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