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I vaccini e il transetto della cattedrale

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I vaccini rappresentano l'intervento medico a basso costo che più di tutti ha cambiato la vita dell'uomo: nel secolo scorso hanno permesso di sconfiggere malattie come vaiolo, poliomielite e difterite, ponendo fine alle disastrose epidemie che comportavano. Esemplare quanto accadde nel 1300 Siena, a quell'epoca una delle maggiori potenze economiche dell'occidente. Iniziò la costruzione di una cattedrale che avrebbe dovuto essere, quale espressione della sua grandezza, la più imponente del mondo. Ma nel 1348 la città fu flagellata dalla peste, che si portò via i due terzi della popolazione. Fu la fine di Siena come potenza globale, e il transetto di quella che avrebbe dovuto essere la più monumentale cattedrale dell'epoca divenne 'la cattedrale' di Siena.

"I vaccini dell'era globale", il libro scritto da Rino Rappuoli con la collaborazione di Lisa Vozza, inizia raccontando questa storia, ben nota, che ci ricorda che cosa sono state nella storia dell'umanità le malattie infettive - dalla poliomelite al vaiolo, che oggi fortunatamente i nostri figli quasi non sanno che cosa siano - e quali disastrose conseguenze hanno causato. Un tema reso particolarmente attuale dalla cronaca di questi giorni in cui si segue con apprensione la minaccia della nuova influenza (A, da virus H1N1) e si attende con ansia il vaccino che ci permetterà di arginare la pandemia.

Il libro è una presentazione chiara ed esaustiva, stimolante ed interessante della vaccinologia fatta da quelllo che è considerato da chi scrive, e dalla comunità scientifica in generale, il più autorevole vaccinologo vivente, che ha cambiato la storia di questa disciplina introducendo un approccio definito di "reverse vaccinology" (vaccinologia rovesciata), che parte dal DNA dei patogeni, ovvero dal sequenziamento del loro genoma, per identificare il bersaglio contro cui mirare il vaccino. Il libro costituisce dunque uno strumento agile per orientarsi non solo nella cronaca - dall'uso di nuovi vaccini alle nuove minacce pandemiche - ma anche e soprattutto nel dibattito scientifico e culturale in un settore chiave della scienza nel terzo millennio. Sul piano più generale, ad esempio, la resistenza al vaccino contro il virus del papilloma, soprattutto negli USA, in quanto minaccia per la moralità dei giovani, o i movimenti irrazionalistici di opposizione ai vaccini ci ricordano le invettive di Voltaire contro le persone contrarie all'introduzione del vaccino contro il vaiolo nel '700. Ancora, la vaccinologia e la sua storia, da Pasteur a Rino Rappuoli, sottolineano il nesso inestricabile, in alcuni settori, fra ricerca fondamentale e applicata, rivolta a risolvere problemi anche con approcci di tipo industriale.

Il libro di Rappuoli e Vozza cade in piena pandemia da virus H1N1 e su questo stimola riflessioni a livelli diversi. Questo virus non è più aggressivo dei virus dell'influenza stagionale, ma si trasmette con maggiore facilità. Basso rischio quindi per l'individuo sano, alto impatto sulla comunità. Inoltre conosciamo ancora poco del perché in alcuni individui anche sani si comporta in modo aggressivo: di qui la necessità di fare ricerca. La scarsa aggressività e il basso rischio di complicanze gravi e mortalità per il singolo individuo, confrontabile se non inferiore a quello dell'influenza stagionale, non sono motivo per non far ricorso al vaccino. Anche per l'influenza stagionale, infatti, tutti gli anni viene approntato un vaccino ad hoc che è fortemente consigliato. La scarsa propensione - a tutt'oggi - dei medici a farsi vaccinare è forse spia di una ventata di irrazionalità popolata di leggende metropolitane (il rischio vaccino; il rischio adiuvanti; il rischio di malattie neurologiche; il complotto di big pharma ecc). Spero che questo libro e forse - perché no - il buon esempio di ricercatori e immunologi disponibili alla vaccinazione, a partire da chi scrive, come ai tempi pionieristici degli illuministi e del vaiolo, diano un piccolo contributo a sviluppare atteggiamenti razionali, che evitino di oscillare fra la sottovalutazione del rischio pandemico e l'isteria.

Infine, un piano non meno importante di lettura di questo libro è quello della solidarietà. Infatti Rappuoli ci ricorda che "i vaccini costituiscono un'assicurazione sulla vita del terzo millennio". Un'assicurazione di cui abbiamo particolarmente bisogno vivendo in un mondo sempre più globale, nel quale non si può far finta che i problemi degli altri non ci riguardino. Ad esempio, la sostanziale indifferenza nei confronti della richiesta di assicurare una quota significativa di vaccino anti-H1N1 per i paesi poveri è non solo ingiusta ma anche insensata: proprio lì infatti si rischia la comparsa di una variante pandemica aggressiva.

Una delle più grandi frustrazioni di chi si occupa di vaccinologia e immunologia è che queste armi così efficaci non vengono utilizzate per chi ne ha più bisogno. Così, ogni anno muoiono circa 2,5 milioni di bambini per malattie prevenibili con i vaccini già ora disponibili: ad esempio circa 800.000 a causa della polmonite, 600.000 per infezioni intestinali da rotavirus.

Per il futuro, quindi, la sfida dei vaccini è duplice. Da una parte condividere le armi disponibili e far diminuire l'intervallo di tempo (attualmente 15-20 anni!) che intercorre fra lo sviluppo di un vaccino e il suo trasferimento ai paesi poveri, come sta facendo con iniziative di salute globale la Global Alliance for Vaccines and Immunization (GAVI). Dall'altra parte, promuovere la ricerca per trovare nuovi vaccini che permettano di prevenire malattie quali tubercolosi e malaria. Indispensabile, quindi, migliorare le nostre conoscenze sul funzionamento del sistema immunitario, per orientare al meglio le risposte delle nostre difese ai patogeni.

L'articolo è stato pubblicato sul Sole 24ore di domenica 8 novembre 2009

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