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Prorogata di tre anni l’applicazione del divieto di sperimentazione animale su sostanze d’abuso e xenotrapianti

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topo bianco da laboratorio

Le Commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera hanno prorogato al 2025 l’applicazione del divieto che impedisce ai ricercatori italiani di impiegare animali negli studi sulle sostanze d’abuso (che comprendono anche alcuni farmaci) e sugli xenotrapianti. Un risultato di grande importanza per la ricerca italiana, che potrà proseguire in questi campi, ma anche per il Governo, che potrà intervenire sulla procedura d’infrazione che l’Unione europea ha avviato a carico dell’Italia proprio per questi divieti. Riportiamo il comunicato pubblicato da Research4Life al riguardo.

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Il mondo della ricerca biomedica italiana esprime apprezzamento per la proroga di tre anni, fino al 1° luglio 2025, dell’applicazione dei divieti che impediscono l’utilizzo dei modelli animali nelle ricerche sulle sostanze d’abuso e sugli xenotrapianti d’organo, approvata dalle Commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera, con un ampio consenso politicamente trasversale durante l’esame parlamentare del Decreto-legge di Proroga termini (il cosiddetto Milleproroghe).

Si tratta infatti di divieti che non trovano riscontro nella Direttiva europea 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati per scopi scientifici, né all’interno dei provvedimenti attuativi adottati dagli altri Stati membri. Non a caso sono oggetto di una procedura d’infrazione a carico dell’Italia. Secondo Giuliano Grignaschi, portavoce di Research4Life, «La proroga triennale concede un congruo orizzonte temporale al Governo per intervenire sull’intera procedura d’infrazione, nella quale i divieti si inseriscono, dando seguito all’impegno assunto in sede parlamentare. Contestualmente, i ricercatori potranno proseguire le loro attività di sviluppo di adeguate procedure alternative al modello animale che possano quanto prima sostituire integralmente o parzialmente le sperimentazioni animali».

Tali divieti non trovano fondamenti scientifici: come certificato dal Ministero della Salute, infatti, al momento non sono disponibili metodi alternativi idonei a sostituire adeguatamente il modello animale nelle sperimentazioni precliniche in questi ambiti. Pertanto, un’eventuale entrata in vigore degli stessi, oltre a far avanzare l’infrazione, comprometterebbe anche molti studi farmacologici. Nella definizione di sostanze d’abuso, infatti, rientrano anche alcuni farmaci: nello specifico, ogni farmaco che sia in grado di raggiungere il cervello deve essere testato per le sue potenziali attività di abuso; tra questi sono compresi per esempio alcuni chemioterapici impiegati nel trattamento del cancro.

Anche la Società Italiana di Farmacologia esprime soddisfazione e apprezzamento per la proroga, «una misura che garantirà il proseguo della attività di studio degli aspetti tossicologici di farmaci nuovi a fini registrativi e al contempo consentirà alla comunità scientifica di sviluppare sempre più metodi alternativi validi da affiancare alla sperimentazione su animali da laboratorio nell’ottica di una loro sostituzione».

Gli xenotrapianti d’organo, invece, rappresentano una concreta speranza per moltissimi pazienti che da anni aspettano un donatore compatibile per un trapianto, come dimostrano le recenti notizie sugli xenotrapianti di rene e di cuore negli Stati Uniti.

Giuseppe Remuzzi, direttore scientifico IRCCS Mario Negri, commenta così il risultato: «È molto importante che le commissioni parlamentari abbiano seguito l’orientamento dell’Europa prorogando il divieto all’impiego di animali da laboratorio negli studi sullo xenotrapianto. Si tratta di un’area che ha bisogno di ricerca per affrontare nel modo più rigoroso il problema di gravi malattie che affliggono tantissime persone. Esprimiamo il nostro plauso per il senso di responsabilità e attenzione delle commissioni ai problemi della scienza».

Vale inoltre la pena ricordare che è stato proprio grazie alle sperimentazioni sui modelli animali che si è riusciti a ottenere in modo tempestivo i vaccini contro Covid-19, principale arma nella lotta alla pandemia. Sin dal recepimento della Direttiva, l’entrata dei divieti è stata prorogata di anno in anno, ma il loro mantenimento mina la competitività dei ricercatori italiani nell’accesso ai bandi europei pluriennali. Nel corso del 2021, il Governo si è impegnato in sede parlamentare ad adoperarsi per la risoluzione dell’intera procedura d’infrazione che, come richiesto dalla Commissione europea, deve comprendere anche l’eliminazione dei divieti. In attesa di interventi risolutivi che pongano fine all’infrazione, le Commissioni hanno arginato per i prossimi tre anni il rischio dell’entrata in vigore dei divieti. 

Qui il comunicato originale di Research4Life

 


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