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PRISMA, una rete di monitoraggio di meteoriti con la citizen science

Il progetto PRISMA mira a creare una rete italiana di telecamere e coinvolgere licei, università, enti di ricerca, musei e associazioni astrofile per monitorare meteore brillanti e meteoriti per determinarne orbite e zone di caduta e studiare la loro composizione. 

Nell'immagine: meteorite Matera. Crediti: PRISMA/INAF

Tempo di lettura: 6 mins

Da qualche anno in Italia è possibile, tramite la citizen science, entrare in contatto diretto con un corpo extraterrestre, non solo attraverso la sua osservazione ma andando a cercarlo in prima persona nella zona di caduta. Come? Grazie al progetto di ricerca Prima Rete Italiana per la Sorveglianza sistematica di Meteore e Atmosfera (PRISMA), coordinato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica con il supporto della Fondazione CRT.

Nato nel 2015, PRISMA mira a creare una rete italiana di telecamere per monitorare meteore brillanti e meteoriti al fine di determinare le orbite, le zone di caduta e studiare la loro composizione. Informare riguardo questi frammenti rimasti immutati per miliardi di anni risulta di fondamentale importanza, sia per lo studio della nascita ed evoluzione del nostro Sistema Solare che per il futuro dell’umanità.

Questi fossili spaziali risultano difficili da trovare perché spesso cadono o in acqua (pari al 70% della superficie terrestre) o in terre desertiche (pari al 30% delle terre emerse). A oggi si stima che si conosca l’origine solo di un numero molto limitato delle oltre 70.000 meteoriti recuperate in tutto il mondo. Dopo la raccolta del primo corpo extraterrestre da parte dei cecoslovacchi nel 1959 (tramite un sistema simile ma più datato rispetto a quello odierno), nacquero le prime reti di telecamere nel mondo per monitorare continuamente il cielo. La rete PRISMA, infatti, è parte della RETE FRIPON, una collaborazione internazionale tra istituzioni di ricerca europee, tra cui l’Institut de Mécanique Céleste de Calcul des Ephémérides di Parigi e l’European Spatial Agency.

«Poterle raccogliere nel più breve tempo possibile dalla caduta diventa prezioso, perché una volta toccato il suolo c’è il rischio che si contaminino con gli agenti terrestri: in altre parole, possono arrugginire, e in questo modo si deteriorano le informazioni che custodiscono», spiega Daniele Gardiol, astronomo dell’INAF e coordinatore Nazionale di PRISMA. È qui che entra in gioco PRISMA: con la sua rete composta da sessanta camere all-sky installate in quasi tutta Italia (eccetto Molise, Puglia settentrionale, Basilicata) tra licei, università, enti di ricerca, musei e associazioni astrofile, raccoglie immagini necessarie per calcolare dove sono atterrate le meteoriti e cercarle così con più facilità.

«Delle meno di 50 meteoriti trovate a livello mondiale con reti di sorveglianza sistematica, due sono state trovate nel territorio italiano da PRISMA: una a inizio gennaio 2020 a Cavezzo e un’altra a metà febbraio 2023 vicino alla città di Matera» racconta l’esperto. La più recente è ancora nei laboratori per le analisi, mentre quella di Cavezzo è stata considerata dai geologi planetari unica nel suo genere perché non assomiglia a nessuna delle meteoriti note (per i più curiosi è una condrite – pietra piuttosto porosa di tipo L5 anomala). Si tratta di un piccolo sasso cosmico del peso di 50 grammi, annerito a causa del riscaldamento che ha subito nel passaggio in atmosfera appartenente a un asteroide antichissimo di nome 2013 VC10. Si stima abbia un’età superiore ai 4 miliardi e mezzo di anni e attualmente è esposta al Museo Italiano di Scienze Planetarie di Prato.

Oltre l’installazione e l’utilizzo delle telecamere specifiche, sono varie le modalità di coinvolgimento all’interno del progetto: si possono fare delle segnalazioni visuali di meteore e bolidi tramite il sito www.prisma.inaf.it fornendo informazioni complementari utili agli astronomi per studiare i fenomeni registrati con le telecamere, come il colore e il boato prodotto (le camere all-sky registrano soli in bianco e nero) e la ricerca sul campo per la raccolta dei fossili spaziali. Ne è d’esempio la meteorite di Cavezzo, trovata proprio da un cittadino assieme alla sua cagnolina in meno di tre giorni dalla sua caduta dopo aver sentito l’allerta lanciata da PRISMA. Quando ci si trova davanti a una presunta meteorite i passaggi necessari da seguire per mettere al sicuro il reperto sono fotografarlo senza toccare nulla, rilevare le coordinate Gps del punto di ritrovo, raccogliere la meteorite con dei guanti di cotone o con un foglio di carta con delicatezza, avvolgerla nella carta assorbente e metterla in un vasetto di vetro chiudendo il tappo. In ultimo, segnalare a PRISMA il ritrovamento inviando una foto con la descrizione del ritrovamento e le coordinate geografiche.

I dati raccolti dal progetto risultano utili anche per migliorare i modelli meteorologici e la comprensione dell’interazione dei corpi cosmici con l’atmosfera.

Il nostro pianeta ha sempre avuto a che fare con la caduta di asteroidi. Tra i vari episodi possiamo ricordarne due: l’estinzione dei dinosauri avvenuta circa 65 milioni di anni fa e, in tempi più recenti, l’esplosione avvenuta nel 2013 (pari 30 bombe di Hiroshima) di un asteroide a 30 km di quota sopra la città Chelyabinsk in Siberia, che causò 1.400 feriti. Comunque, negli anni le capacità di sorveglianza dello Spazio sono aumentate, e tra i futuri sviluppi delle agenzie spaziali c’è la progettazione di missioni impegnate a studiare come deviare gli asteroidi. «Si stima che gli oggetti più grandi di un chilometro siano stati in gran parte individuati tutti, e infatti sono costantemente monitorati. Un esempio è l’asteroide Aphofis, che dalle prime osservazioni si pensava potesse collidere con la Terra nel 2029; successivamente, grazie al calcolo della sua orbita, questa possibilità è stata esclusa e si è scoperto che ci passerà molto vicino senza colpirci» racconta Gardiol.

I telescopi odierni non sono sufficientemente potenti per rilevare, se non in qualche raro caso, asteroidi più piccoli del chilometro, anche il colore scuro oltre alla dimensione incidono sulla loro eventuale individuazione. «Più i corpi sono piccoli, più risultano imprevedibili e pericolosi; non possono causare danni a livello globale ma possono farlo a livello locale, arrivando a radere  al suolo un’intera città» continua Gardiol.

PRISMA da poco è diventato anche un fumetto, Frammenti di cielo, illustrato da Matitaelettrica e curato da INAF Press. È stato presentato all’ultima edizione di Lucca Comics 2023 ed è scaricabile gratuitamente dal sito del progetto. Mentre tramite il progetto PRISMA-Edu vengono proposte numerose attività didattiche di promozione dell’astronomia e di laboratorio pensate per le scuole di secondo grado: si passa dalla creazione di un cratere simulando l’impatto, alla misurazione della curva di luce di un bolide e dei crateri lunari, alla costruzione di un asteroide. In occasione del Prisma Days 2023, convegno dedicato alle meteoriti che si tiene il 17 e il 18 novembre, verrà presentato per la prima volta un corso dedicato al recupero di fossili spaziali aperto a tutti gli interessati che vogliano contribuire alle attività di ricerca sul campo e che prevede anche una formazione teorica e pratica sulla ricerca e recupero di questi sassi cosmici.

Insomma, grazie alla rete PRISMA possiamo avvicinarci ancora di più allo Spazio, non solo puntando lo sguardo e il dito verso l’alto ma anche osservando quello che c’è sotto i nostri piedi. Teniamo dunque le orecchie tese e gli occhi bene aperti perché i prossimi a trovare una meteorite potreste essere voi!

 


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