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Prepararsi al disastro nucleare

Le autorità sanitarie ucraine hanno dato avvio a un programma per cercare di far fronte alle conseguenze di un eventuale attacco nucleare: diversi esperti, però, ritengono che le conseguenze sarebbero comunque devastanti e che il sistema sanitario, in Ucraina già quasi in ginocchio, non potrebbe essere in grado di affrontarle.

Crediti immagine: Johannes Daleng/Unsplash

Tempo di lettura: 6 mins

Nell’Ucraina già duramente provata da nove mesi di guerra, le autorità sanitarie hanno dato il via a un programma che aiuti i servizi di salute a far fronte alle conseguenze di quell’attacco con armi nucleari che Putin o, alternativamente, qualcuno dei suoi generali o ministri minacciano di mettere in atto ogni volta che si sentono messi all’angolo. Ne dà conto su Lancet del 5 novembre scorso lo storico e reporter Ed Holt, osservatore dell’impatto della guerra sul sistema sanitario ucraino per la celebre rivista inglese.

Così, ospedali, cliniche e altre strutture sanitarie dichiarano di aver avviato diverse misure di sicurezza, mentre le autorità centrali e locali hanno cominciato a immagazzinare medicinali da distribuire alla popolazione in caso di necessità. Ma mentre alcuni medici si sentono fiduciosi di essere pronti se dovesse accadere il peggio, altri esperti ritengono che le conseguenze sarebbero comunque catastrofiche e che il sistema sanitario ucraino, già quasi in ginocchio, ne sarebbe completamente sopraffatto.

«Per quanto ci si prepari, se venisse sganciata una bomba nucleare, il sistema sanitario non potrebbe mai farcela, non esiste alcun modello che suggerisca qualcosa di diverso», ha dichiarato a Holt Ruth Mitchell, presidente dell’organizzazione International Physicians for the Prevention of Nuclear War (IPPNW), che per la sua attività si è guadagnata il Nobel per la pace nel 1985.

Quel (poco) che si può fare

Fin dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, lo scorso febbraio, sono emerse preoccupazioni sul potenziale uso di armi nucleari, preoccupazioni che sono via via andate crescendo e oggi la minaccia viene presa sul serio sia dalle autorità sanitarie ucraine, sia da quelle internazionali. Per esempio, l'OMS Europa ha organizzato una missione lo scorso mese di settembre per discutere con i responsabili della sanità ucraina una serie di interventi di salute pubblica in previsione di un rischio radio-nucleare con vittime di massa. E in effetti già dal mese di ottobre le città ucraine avevano elaborato piani di evacuazione in caso di attacco nucleare e si sono date da fare per assicurarsi forniture di pillole di ioduro di potassio, che possono aiutare a bloccare l'assorbimento di radioisotopi nocivi da parte della tiroide, da distribuire alla popolazione. Diversi medici con cui Holt è riuscito a parlare hanno confermato che su mandato del ministero della Salute il 10% delle squadre di medicina d'urgenza è stato riconfigurato per rispondere ai rischi chimici, biologici, radioattivi e nucleari. Si tratta di squadre appositamente attrezzate che curano direttamente le persone ferite in un'area colpita. I medici hanno aggiunto che il personale ospedaliero è stato regolarmente addestrato a rispondere alle emergenze legate all'uso di armi chimiche e nucleari e che, in un evento del genere, il personale medico del settore privato e quello che normalmente non è coinvolto nelle cure di emergenza sarebbe obbligato a contribuire alla risposta.

Volodymyr Vovchuk, direttore ad interim del Central City Clinical Hospital di Ivano-Frankivsk (città nell’estremo ovest dell’Ucraina, bombardata all’inizio dell’offensiva), ha dichiarato che il suo ospedale prevede di allestire due unità speciali per curare le persone direttamente colpite da eventuali esplosioni nucleari. «In caso di disastro radiologico ci saranno due reparti ustionati separati: uno per i pazienti chirurgici e uno per i pazienti terapeutici. Il numero di letti assegnati sarà di 60 per ogni reparto, ma potrebbe cambiare a seconda delle necessità. Il nostro ospedale sta inoltre collaborando con diverse organizzazioni non governative internazionali per fornire una formazione al personale ospedaliero su cosa fare in caso di disastro chimico o nucleare», è la testimonianza raccolta da Holt.

Quale bomba?

A rendere più complicato l'allestimento di qualsiasi piano di emergenza è il fatto che non è chiaro quale sia la portata di un’eventuale arma nucleare che potrebbe essere utilizzata dalle forze russe in Ucraina. Diversi commenti di esperti militari hanno sostenuto che si tratterebbe con ogni probabilità di un'arma nucleare cosiddetta "tattica", che avrebbe quindi un impatto relativamente basso.

Non è d’accordo ICAN, il network internazionale per l'abolizione delle armi nucleari, che ritiene che gli effetti di un eventuale attacco nucleare sarebbero comunque devastanti. A sostegno dei propri timori, l’organizzazione sottolinea che la classe di bombe che potrebbe essere utilizzata nel conflitto ucraino ha una resa esplosiva tra i 20 e i 200 chilotoni e che la bomba atomica che nel 1945 distrusse Hiroshima uccidendo 140.000 persone, aveva una potenza di 15 chilotoni. Il confronto è presto fatto.

«A seconda delle dimensioni delle bombe sganciate e di altri fattori come l'altezza dell'esplosione, un attacco in Ucraina potrebbe uccidere da 10.000 a milioni di persone», ha dichiarato a Holt Alicia Sanders-Zakre, coordinatrice delle politiche e delle ricerche di ICAN. Inoltre, accanto all'enorme numero di vittime dirette, la ricaduta radioattiva potrebbe contaminare vaste aree e il panico che ne deriverebbe scatenerebbe una massiccia dislocazione della popolazione.

ICAN ha diffuso un rapporto, Nessun posto dove nascondersi, armi nucleari e il collasso dei sistemi sanitari, che documenta come anche i sistemi sanitari più avanzati non avrebbero possibilità di fornire una risposta efficace di fronte a un attacco nucleare. Il rapporto (disponibile qui) sostiene che non ci sarebbero abbastanza medici, infermieri, letti di ospedale o di unità di terapia intensiva. «Il bombardamento atomico di Hiroshima ha distrutto l'80% degli ospedali della città e ucciso quasi tutti i medici e gli infermieri», ci ricorda ICAN, che per rendere maggiormente apprezzabile l’impatto di un eventuale attacco nucleare rende disponibile sul proprio sito una simulazione: combinando una città a scelta, con le caratteristiche di un possibile ordigno e delle modalità di sganciamento, restituisce gli effetti in termini di morti e distruzione.

Un esempio di simulazione con NUKEMAP

Un evento umanitario devastante

«Le storie dei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki mostrano chiaramente che l'intero sistema sanitario è stato decimato, quindi è chiaro che non c'è speranza di rimettere insieme i pezzi, nemmeno dopo l'uso di una delle armi nucleari più piccole oggi disponibili», rincara Ruth Mitchell di IPPNW. «Sarebbe un evento umanitario devastante, certo non tale per cui un'agenzia di soccorso internazionale possa semplicemente piombare sul posto e sistemare le cose. La portata e l'entità delle conseguenze non sono commisurate alla capacità di una squadra di pronto intervento di ridurre in modo significativo la morbilità o la mortalità», ha aggiunto Mitchell.

Ci sono poi da considerare gli effetti a lungo termine sulla salute fisica e mentale, come ricordano gli esperti di ICAN: ciò che sappiamo delle conseguenze di Hiroshima e Nagasaki, infatti, è che il lascito umanitario e sanitario dell'uso di armi nucleari dura per generazioni.

«Per quanto riguarda l'impatto multigenerazionale dell'uso di armi nucleari, quello che abbiamo sentito dai sopravvissuti ai bombardamenti nucleari in Giappone e ai test delle armi in passato, per esempio è che queste persone hanno paura di quando si ammaleranno di cancro - non se, ma quando - e temono per i loro figli. C'è un ulteriore peso psicologico nel vivere con l'impatto delle armi nucleari», ribadisce Sanders-Zakre.

Ma nonostante i gravi problemi che il sistema sanitario ucraino sta affrontando dopo nove mesi di guerra, alcuni medici ritengono comunque di avere le risorse per aiutare le persone colpite se una bomba nucleare venisse sganciata sul paese. Un medico del Kiev City Clinical Hospital ha dichiarato a Holt a condizione di rimanere anonimo: «I medici di tutto il paese ci aiuterebbero. Non sarebbero solo quelli di noi che lavorano negli ospedali statali. Sappiamo quali sono i pericoli, ma ci hanno insegnato e addestrato ad aiutare le persone e questo è ciò che faremmo. Abbiamo il personale e i farmaci per aiutare il popolo ucraino».

Nel 1982 un film documentario, Atomic cafe, mostrò all’opinione pubblica internazionale quanta disinformazione era circolata sui temi degli effetti della guerra nucleare. Tra l’altro si mostrava un’esercitazione nelle scuole elementari statunitensi in cui si insegnava ai bambini come ripararsi… sotto ai banchi. Speriamo che il sistema di salute ucraino non sia vittima di analoghe illusioni.

 

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