E’ stato
appena ritirata una ricerca che avrebbe potuto svelare un mistero medico: perché
alcuni bambini hanno sviluppato narcolessia dopo aver ricevuto un vaccino
influenzale.
Era la
fine del 2009, quando una mamma finlandese portò il figlio di sette anni dal
dottore per via di strani colpi di sonno che lo colpivano all’improvviso. Due
mesi dopo, la diagnosi era inequivocabile: narcolessia. Il piccolo era stato da
poco vaccinato contro il virus H1N1.
Era il primo episodio di una catena di
casi di narcolessia infantile in Finlandia: alla fine del 2010 se ne contavano
54.
Trattandosi
di una malattia rara, con un’incidenza bassissima, dell’ordine di tre casi su
un milione, quell’aumento suscitò allarme. Tanto che le autorità sanitarie
decisero di sospendere la vaccinazione e l’Agenzia europea dei medicinali
decise di richiedere una serie di indagini supplementari sul vaccino.
Ha spiegare
la possibile relazione tra il vaccino, sviluppato dalla Gsk, e la narcolessia
era stato uno studio del 2013 pubblicato sulla rivista Journal Science Translational Medicine.
Gli
scienziati della Stanford University avevano scoperto che una porzione di una
proteina del virus H1N1 è molto simile a una regione dell’ipocretina, proteina
la cui riduzione o assenza gioca un ruolo chiave nello sviluppo della
narcolessia. Dopo il vaccino, secondo gli autori, si scatenerebbe una risposta
immunitaria non solo contro il virus ma anche contro l’ipocretina, portando
allo sviluppo della malattia. Questo fenomeno si verificherebbe solo nelle persone
con una determinata suscettibilità genetica.
Ma qualche giorno fa, gli stessi autori della ricerca hanno annunciato che sono stati in grado di ripetere una constatazione fondamentale: che le cellule immunitarie delle persone con narcolessia rispondono a ipocretina più che le cellule immunitarie di coloro che non hanno la narcolessia. “Poiché la validità delle conclusioni riportate nello studio non può essere confermata, stiamo ritirando la ricerca,” hanno spiegato gli scienziati. Oltre alla riproducibilità dei risultati, molti esperti avevano criticato lo studio anche perché a loro avviso era stato condotto con un numero ristretto di persone.
"Continuiamo a credere che l'ipotesi scientifica presentata nel lavoro statunitense rimanga valida ma deve essere ulteriormente verificata", hanno spiegato dalla Gsk. L'azienda farmaceutica sottolinea che continuerà a esplorare il possibile legame tra il suo vaccino e la narcolessia, e in particolare per capire meglio le interazioni tra il vaccino e altri fattori di rischio nelle persone che hanno sviluppato la malattia.