GIOVEDÌ 11 FEBBRAIO 2016
DIAMOCI UNA MANO, AMICO ROBOT
Quando le macchine aiuteranno i fisioterapisti
PAOLO ARIANO
Istituto Italiano di Tecnologia IIT
In prospettiva avremo (forse) robot umanoidi capaci di sviluppare, o almeno di simulare, un’empatia verso gli umani. Qualcuno pensa già a un’etica dei robot che va ben oltre quella rudimentale abbozzata da Asimov. Per adesso i termini della questione sono diversi e molto più concreti. L’allungamento della vita media e l’esigenza di ridurre i tempi di ricovero sono due dei molti fattori che concorrono ad aumentare la richiesta di prestazioni riabilitative: e qui l’automazione può svolgere un ruolo importante. La società e la scienza stanno dialogando per definire e progettare macchine che aiuteranno i fisioterapisti nella riabilitazione. Da una parte avremo l'offerta, i robot: macchine spersonalizzate da una ripetizione continua di movimenti e da una completa assenza di partecipazione. Dall'altra parte avremo la richiesta, la riabilitazione: un termine che comprende il “prendersi cura”, atteggiamento inseparabile da doti umane come motivazione, partecipazione, apprendimento. Come saranno i robot che ci aiuteranno a coltivare la nostra neuroplasticità per ricavarne il maggior beneficio possibile?
Paolo Ariano Laureato in Fisica, Paolo Ariano ha esordito con la costituzione di una cooperativa che sviluppava tecnologie per non vedenti. Poi è venuta un'esperienza come ricercatore all'Istituto Nazionale di Fisica della Materia, seguita da un dottorato in Neuroscienze. Studiando l'attività elettrica dei neuroni, è stato il primo a interfacciare un neurone con un elettrodo di diamante per fabbricare biosensori trasparenti. Attualmente è ricercatore all'Istituto Italiano di Tecnologia e coordina l'Artificial Physiology Lab, un gruppo multidisciplinare che utilizza l'ElettroMioGrafia (sEMG) e la meccatronica per sviluppare esoscheletri per la mano utilizzabili in ambito spaziale e riabilitativo.