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Autismo e vaccini: c'è frode

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Non è stato solo un clamoroso errore quello in cui è incappato nel 1998 Andrew Wakefield, quando pubblicò sulla rivista Lancet uno studio che identificava il vaccino trivalente contro morbillo, parotite e rosolia come una delle possibili cause scatenanti l'autismo. Una ricerca, quella di Wakefield, che fece parecchio scalpore e che fu vera e propria benzina sul fuoco per i movimenti no-vaccino, diffusi in tutto il pianeta. Negli anni successivi si sono susseguite prove sempre più convincenti della falsità di quei risultati, ottenuti con una metodologia molto discutibile su una manciata di casi clinici.

Ma nonostante ciò, negli anni successivi la pubblicazione dei risultati, si verificò un netto calo del numero di bambini vaccinati. E l'ombra del sospetto non è del tutto svanita dall'opinione pubblica neppure dopo che la stessa rivista Lancet, a febbraio dell'anno scorso, ritrattò ufficialmente l'articolo. Dopo ben 13 anni la polemica si è riaccesa: dalle pagine del British Medical Journal il giornalista lancia a Wakefield un'accusa ben più grave: il caso non sarebbe derivato da un errore in buona fede, ma dalla volontà di trarre fama e denaro da un inganno ben costruito. Wakefield avrebbe alterato i dati clinici presenti nelle cartelle e presentato come sani bambini che già prima di essere vaccinati avevano mostrato chiari problemi di sviluppo.

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Giornata storica il 13 maggio: Vittoria Brambilla e Fabio Fornara di Unimi hanno messo a dimora le prime piantine di riso geneticamente editate TEA (tecniche CRISPR di evoluzione assistita) per resistere a parassiti come il brusone senza usare fitofarmaci, nella campagna pavese di Mezzana Bigli. Si tratta di una sperimentazione, ma in campo aperto, il primo consentito in Italia. Il permesso è fino a fine anno, ma prorogabile in attesa delle nuove regole europee. All'evento erano presenti una piccola folla di amici delle biotecnologie, tra cui spiccano la senatrice a vita Elena Cattaneo e Marco Cappato dell’associazione Luca Coscioni. Era presente anche la giornalista Anna Meldolesi, che firma l'articolo, e il ricercatore CNR Roberto Defez, nella foto insieme a Vittoria Brambilla. Credito foto: Associazione Luca Coscioni.

La rete delimita ventotto metri quadrati di nudo terreno, in mezzo alla campagna pavese. Al suo interno si muove una decina di ricercatrici e ricercatori dell’Università di Milano. Il computer portatile appoggiato a terra mostra lo schema delle parcelle. Un metro viene srotolato per segnare le coordinate sulle zolle.