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I protagonisti del Festival della Scienza: Renzo Piano

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Incomincia il viaggio tra i protagonisti della X edizione del Festival della Scienza e non poteva esserci inizio migliore di un’intervista al genovese Renzo Piano, alla sua prima presenza alla manifestazione (ma la sua Fondazione ha contribuito a realizzare laboratori per studenti già dall’edizione del 2009).

Architetto di fama mondiale, vincitore di numerosi premi e ambasciatore dell’UNESCO, ha realizzato, fra gli altri, il Centre Georges Pompidou di Parigi, l’Auditorium Parco della Musica di Roma, il grattacielo The Shard a Londra, la ricostruzione dell'area di Potsdamer Platz a Berlino e la risistemazione del Porto Antico di Genova. Noi di Scienzainrete siamo riusciti a incontrarlo prima del suo intervento a Palazzo Ducale, dove è venuto a parlare della California Academy of Sciences di San Francisco da lui progettata, che rappresenta un eccellente esempio di sintonia fra scienza e architettura.

Lei ha più volte detto che quello dell’architetto è un mestiere in bilico fra arte e scienza. Quanto è importante l’interdisciplinarietà nel campo dell’architettura?

È importantissima, direi essenziale. Un architetto non deve limitarsi a fare disegni ma deve anche comprendere ciò che un edificio rappresenta, la sua funzione, la sua natura. Il disegno è come la cima di un iceberg, non si può ignorare tutto il resto della sua massa, nascosto sotto la superficie. Se non ha l’anima dentro, se non possiede la propensione allo sconfinare nelle altre discipline, l’architetto non esiste. L’architettura è un’arte che deve sconfinare.

In passato l’architettura era strettamente integrata con la scienza, l’arte e l’urbanistica. È così ancora oggi?

No, c’è stato un progressivo allontanamento fra queste discipline, spesso dovuto a un’iperspecializzazione in certi campi o a forme di isolamento accademico. Questo allontanamento purtroppo continua tutt’oggi, nonostante vi siano alcune eccezioni. In passato invece, durante il Rinascimento, si era riusciti a creare un incontro armonioso, una sintesi felice tra i diversi campi del sapere e dell’arte.

Ma è ancora possibile un nuovo Rinascimento?

Certo che è possibile e l’Italia è senza dubbio il paese che più di altri può realizzarlo, in virtù del suo patrimonio artistico, scientifico e culturale.

Link alla conferenza "COSTRUIRE PER LA SCIENZA" con Gregory Farrington e Renzo Piano: http://www.festivalscienzalive.it/site/home/percorsi/articolo10619.html

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centrale geotermica di Nesjavellir in Islanda

L'estrazione geotermica dal sottosuolo richiede—a volte—una stimolazione, che consiste nell'iniettare dei fluidi nella crosta terrestre per renderla più permeabile. Questa procedura può causare terremoti a volte rilevanti. Un gruppo di ricercatori ha messo a punto un algoritmo di machine learning che prevede l'aumento di permeabilità ottenuto a partire dalla magnitudo dei terremoti indotti. Lo ha fatto sfruttando i dati raccolti da due esperimenti negli Stati Uniti e ne sta testando la validità anche in altri siti. L'algoritmo potrebbe diventare uno strumento per la selezione dei siti più adatti per sistemi geotermali migliorati e per la loro ottimizzazione. Inoltre, poter prevedere la sismicità indotta potrebbe aumentare l'accettabilità sociale di questi stabilimenti.

Nell'immagine di copertina: la centrale geotermica di Nesjavellir in Islanda. Credit: Scott Ableman (CC BY-NC-ND 2.0).

Nel 2006 la centrale geotermica costruita da Geopower Basel, nella zona industriale di Basilea fu costretta a chiudere. La stimolazione idraulica del sottosuolo aveva infatti causato un terremoto di magnitudo 3,4 in una zona sismicamente silenziosa, provocando danni agli edifici e spaventando la popolazione. La zona era particolarmente favorevole per una centrale del genere.