newsletter #80
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Il 20 novembre la Stazione
Spaziale Internazionale (ISS) ha
compiuto 20 anni. Si tratta di un'impresa
scientifica e tecnologica nata dallo sforzo congiunto
di Stati Uniti e Russia negli anni
immediatamente successivi alla fine della Guerra
Fredda. Dal 2 novembre del 2000 la stazione è
stata sempre presidiata dagli esseri umani. A oggi sono
salite a bordo 230 persone appartenenti a 18
Paesi. Il primo europeo è stato
Umberto
Guidoni, che ha partecipato all'installazione di
un elemento fondamentale per il futuro accrescimento
della Stazione, il braccio
robotico canadese Canadarm2. Altra componente
importante della Stazione è il laboratorio
giapponese Kibo, trasportato in più missioni che
si sono concluse nel 2009. Un pezzo d'Italia è
poi arrivato nel 2011, con la consegna del modulo
abitativo permanente Leonardo. Il futuro della Stazione
è incerto: gli Stati Uniti hanno
interrotto il programma Space Shuttle che trasportava
gli equipaggi dalla Terra alla Stazione e oggi l'unico
modo per raggiungerla è a bordo della Soyuz, la
navicella russa che decolla dal cosmodromo di Baikonur
in Kazakistan. Di sicuro c'è però che a
giugno del prossimo anno Luca Parmitano
diventerà il primo italiano e il secondo europeo
a dirigere la Stazione, durante la missione Beyond. La ricerca condotta dagli astronauti che
negli anni si sono succeduti nella ISS riguarda
soprattutto il comportamento degli organismi viventi in
condizioni di microgravità, dalle singole cellule
fino al corpo umano. Nell'immagine: l'astronauta della NASA
Robert L. Curbeam, Jr., a sinistra, e l'astronauta
dell'ESA Christer Fuglesang, impegnati nella prima
delle tre sessioni di attività extraveicolari
della missione STS-116. Sullo sfondo sono
visibili le due isole principali della Nuova Zelanda:
l'Isola del Sud, a sinistra, e l'Isola del Nord, a
destra.
Credit: NASA / Wikipedia. Licenza: Public
Domain.
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L'EUROPA DELLA RICERCA
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Più fondi
per non perdere
progetti eccellenti:
l'intervista a
Jean-Pierre
Bourguignon ospite
dell'inaugurazione
dell'anno accademico
alla
Bocconi. Secondo
il presidente dello
European Research
Council (ERC)
Horizon Europe dovrà
prevedere per l'ERC
lo stesso livello di
finanziamento degli
ultimi anni di
Horizon 2020. Così
facendo sarà
possibile ridurre il
numero di progetti
eccellenti che restano non finanziati per mancanza di fondi. Per
quanto riguarda le
procedure di
valutazione dei
progetti finanziati,
Bourguignon è
convinto che la
strada sia quella di
un approccio
qualitativo, come
quello che
l'ERC segue ormai da
tre anni. Ma occorre
fare attenzione al
meccanismo di
costituzione e
monitoraggio delle
commissioni di
esperti.
[Scienza in rete;
Chiara Sabelli]
La bozza di accordo sulla Brexit
prevede che i ricercatori che
lavorano nel Regno Unito avranno
accesso ai fondi del programma
Horizon 2020 fino alla fine del
periodo di transizione. Nel caso
di una no-deal Brexit, il Governo britannico si
è impegnato a finanziare
tutti i progetti risultati vincitori
fino al 29 marzo 2019. A partire
dal 1 gennaio 2021 la Gran Bretagna
diventerebbe un paese terzo senza
alcun diritto di accesso a Horizon Europe. In un
documento allegato alla bozza sono
previsti dei visti per brevi viaggi
da tutti i Paesi dell'Unione, che
potrebbero essere sfruttati dagli
scienziati europei che vanno
frequentemente nel
Regno Unito per
collaborazioni e
conferenze. L'accordo impone inoltre
l'uscita dall'Euratom,
l'organizzazione che coordina i
programmi di ricerca sull'energia
nucleare, ma non è chiaro
cosa accadrebbe per il progetto ITER
e per il suo banco di prova Joint
European Torus.
[Nature; Elizabeth Gibney, Holly Else]
L'idea di introdurre nel
prossimo programma quadro per la
ricerca dell'Unione Europea un
meccanismo di quote che favorisca i
Paesi dell'est si scontra con il
cattivo funzionamento della ricerca
a livello nazionale, come mostra l'esempio
della Romania. Inizierà
fra poco al Parlamento Europeo la discussione sul
budget di Horizon Europe e si
ragiona sulla possibilità di
favorire progetti che siano il
più possibile inclusivi dal
punto di vista geografico. In questo
modo, sostiene Dan Nica, il
parlamentare promotore della misura, si ridurrebbe il
divario nell'intensità della
ricerca e dell'innovazione dei Paesi
dell'est rispetto a quelli del
nordovest del continente. Ma la
ricerca rumena è penalizzata
dalla mancanza di finanziamenti,
solo 325
milioni di euro nel 2018 (lo 0,48%
del PIL), dalla
scarsa trasparenza dei meccanismi di
valutazione, da plagi e frodi nel
conferimento dei dottorati. In
queste condizioni, sostengono i
ricercatori rumeni, un aumento dei
fondi europei sarebbe del tutto
inutile. Occorre prima riformare la
politica nazionale della ricerca e
dell'innovazione.
[Science Business; Florin Zubașcu]
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DONNE NELLA SCIENZA
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La
National
Science
Foundation (NSF)
sospenderà
l'erogazione
di
fondi
agli
scienziati
colpevoli
di
aver
molestato
sessualmente
studentesse,
colleghe,
o altre donne
dello
staff. È
quanto
ha
deciso
France
Córdova,
presidente
dell'NSF,
un
ente
che
distribuisce
ogni
anno
5
miliardi
di
dollari
per
la
ricerca
(nel
2017
sono
stati
40 000
i
ricercatori
che
ne
hanno
beneficiato). Questa
misura,
secondo
Córdova,
è
necessaria
per
aumentare
la
presenza
delle
donne
nelle
università
americane,
dove
oggi
occupano
solo
il
30%
delle
posizioni
permanenti.
Di recente altre scienziate
che
presiedono
grandi
fondazioni
o
prestigiosi
laboratori
hanno
stanziato
finanziamenti
o
borse destinati
esclusivamente
alle
donne. Un
rapporto
sul
tema,
presentato
a
giugno
dalle
National
Academies
of
Sciences,
Engineering,
and
Medicine,
ha
sottolineato infatti
che
la
forma
di
gran lunga
più
diffusa
di
discriminazione
contro le
donne non
è
la
molestia
sessuale, bensì
il
gender
harassment,
definito
come
l'insieme
di
comportamenti
verbali
e
non
verbali
che
comunicano
ostilità,
oggettificazione,
esclusione
o inferiorità.
[The
New York Times; Amy Harmon]
Le donne rappresentano ancora una minoranza
nelle imprese che sviluppano software e
raramente depositano un brevetto nell'area delle
ICT. Colpa del fatto che poche intraprendono
studi di indirizzo scientifico e tecnologico. A
stabilire questa connessione è il nuovo rapporto
dell'OCSE "Bridging the Digital Gender Divide",
che ha rilevato che meno del 9% dei brevetti
sono stati
assegnati a donne tra il 2010 e il 2015, il
7% se si considera solo l'area delle ICT
(Information and Communication
Technologies). Inoltre l'OCSE ha constatato che
tra il 2012 e il 2017 i software open source in
linguaggio R sono stati sviluppati da gruppi di
soli uomini in oltre il 75% dei casi. A
determinare questo stato di cose
sarebbe la scarsa percentuale di
ragazze che intraprendono degli studi
universitari nelle discipline STEM, frutto a sua
volta di
un minore interesse già
nell'adolescenza. Secondo i test PISA infatti,
solo lo 0,5% delle ragazze di 15 anni dichiarano
di voler lavorare nell'area delle ICT, contro il
5% dei coetanei maschi. Bisogna dunque partire
dall'istruzione e dall'educazione per ridurre il
divario di genere in ambito digitale.
[Financial Times; Valentina Romei]
È iniziata la revisione comune del
libro "Data Feminism", pubblicato in versione
preliminare da MIT Press Open. Il libro
analizza il ruolo dei dati e della loro
visualizzazione nel determinare gli equilibri di
potere e le disuguaglianze all'interno delle società. Non si concentra
esclusivamente sulla discriminazione contro le
donne, ma più in generale utilizza il
pensiero femminista come strumento di critica
alle strutture di privilegi che esistono nel
mondo. Le autrici del libro sono Lauren
Klein, professoressa al Georgia Tech, e
Catherine D'Ignazio, ricercatrice all'Emerson
College di Boston.
[MIT Press Open;
Catherine D’Ignazio,
Lauren Klein]
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RICERCA E SOCIETÀ
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Crisi di
finanziamento per il
CNR: i direttori dei
100 istituti
chiedono 100 milioni
per non bloccare la
ricerca. Il
fondo di
finanziamento
ordinario che il
Ministero destina al
Consiglio Nazionale
delle Ricerche
servirà al
98,7% per coprire le
spese per il
personale e il
funzionamento delle
strutture. Finora i
ricercatori del CNR
erano riusciti a
fare ricerca grazie
alla capacità
di raccolta di fondi
competitivi europei
e internazionali, ma
quest'anno è
diverso a causa
dell'aggiornamento, dovuto,
dei contratti e
della
stabilizzazione,
altrettanto dovuta, di
molti precari di
lungo corso.
[Scienza in rete;
Rino Falcone]
Il CNRS ha reso pubblico il 13 novembre il suo piano per
l'integrità e
la deontologia
scientifica. La
presentazione arriva dopo
tre anni
caratterizzati da
diversi scandali di
frode scientifica da
parte di ricercatori
del Centre National
de la Recherche
Scientifique (CNRS).
L'ultimo
riguarda la
biologa e
presidente ad
interim del CNRS Anne
Peyroche, accusata di
aver manipolato i
dati in alcune sue
pubblicazioni. Il
nuovo presidente,
Antoine Petit, ha
nominato ad agosto
un referente
all'integrità
scientifica che
sarà
affiancato, secondo
quanto previsto dal
piano, da un gruppo
di cinque esperti. Le
segnalazioni di
cattiva condotta o
di frode potranno
essere presentate a
questo gruppo, ma
non potranno essere
anonime. Petit
è infatti
convinto che il
clima generato da
piattaforme come
PubPeer, che
permette di
commentare e
segnalare errori
anonimamente, sia
stato estremamente dannoso. [Le
Monde; David Larousserie]
La società
Genomic Predictions
può prevedere
quali embrioni hanno
un alto rischio di
avere un quoziente
intellettivo (QI) basso
prima
dell'impianto. Il
test si basa sulla
valutazione del cosiddetto
polygenic risk
score, la
probabilità
che la
configurazione
congiunta di
una serie di regioni
del DNA dia origine
a certi tratti
complessi, come
l'altezza, alcune
malattie cardiache,
il diabete di tipo 1
e 2 e anche
disabilità
mentali. La
Genomic Predictions promette
di non offrire la
possibilità
di usare il test per
selezionare gli
embrioni con QI
più alto, ma
solo per
identificare quelli
con QI
inferiore a 25. Tuttavia
è probabile
che altre compagnie
lo faranno. Si
entrerebbe
così in un
mondo in cui i
genitori potrebbero
conoscere il livello
di intelligenza dei
loro figli, almeno
la parte influenzata
dai geni e non
dall'ambiente, e
decidere di
conseguenza come
educarli. Alcuni
potrebbero
addirittura pensare
di selezionare gli
embrioni più
dotati per il bene
della Nazione.
[Financial Times; Anjana Ahuja]
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