newsletter #75
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La corte di appello dell'Aia
ha
pronunciato
martedì una sentenza storica: ha condannato
il Governo olandese per aver agito illegalmente
non rispettando l'impegno a ridurre le emissioni di gas serra
in maniera consistente. Così facendo il Governo
non avrebbe preso le misure
necessarie a prevenire la morte e il deterioramento
della salute dei suoi cittadini. In particolare gli viene contestata la violazione dell'obbligo di
protezione della popolazione, come stabilito
dagli articoli 2 (diritto alla vita) e 8 (diritto
alla famiglia e alla vita privata) della
Convezione Europea dei Diritti dell'Uomo. Un grande
successo per l'ONG Urgenda che aveva citato in giudizio
il Governo del Paese nel 2015 per conto di quasi 900
cittadini. Nel 2017 le emissioni di gas serra nei Paesi
Bassi sono diminuite solo del 13% rispetto ai livelli
del 1990. La sentenza della Corte di Appello obbliga al
raggiungimento di un taglio del 25% entro il
2020. Intanto a maggio il Governo ha annunciato
l'intenzione di chiudere le tre più vecchie centrali a carbone
e di puntare a una riduzione delle emissioni del 49% entro il 2030 e
del 95% entro il 2050. La vittoria di Urgenda
incoraggia altri processi simili che si stanno per
celebrare nel mondo, primo fra questi "Juliava v. US"
che prenderà il via il 29 ottobre in Oregon.
Credit: NUON / Jorrit Lousberg /
Flickr. Licenza: CC
BY-NC 2.0.
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IL PIANETA A +1,5℃
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È
stato pubblicato
lunedì il
rapporto "Global
Warming of
1.5℃" da parte
dell'Intergovernmental
Panel on Climate
Change. Il documento
analizza le
conseguenze a breve
e medio termine di un
innalzamento della
temperatura media
globale di
1,5℃ rispetto
ai livelli
preindustriali e le
misure necessarie
per limitare il
riscaldamento a
questo
livello. Il
rapporto arriva alla
vigilia della COP24,
che si terrà
a Katowice in
dicembre, e offre
una revisione
sistematica di tutti
gli studi
scientifici
rilevanti in tema di
riduzione delle
emissioni,
riscaldamento
globale e delle sue
conseguenze
politiche ed
economiche. Gli
Stati che hanno
sottoscritto l'accordo
di Parigi si sono
impegnati a fare
tutto ciò che
è necessario
per contenere
l'aumento della
temperatura
"ben al di sotto dei
2℃", ma il
rapporto mostra
la sostanziale differenza
tra un mondo a
+1,5℃ e
+2℃. Soprattutto
il rapporto cerca di
indicare di quanto
dovrebbero aumentare
le ambizioni dei
Paesi riguardo al
taglio delle
emissioni per
rendere
raggiungibile l'obiettivo
+1,5℃
e passa in rassegna
le tecnologie
disponibili nel
concreto.
[Climalteranti.it;
Stefano Caserini,
Sylvie Coyaud e
Valentino Piana]
Nello stesso giorno in cui è stato
pubblicato il rapporto speciale dell'IPCC,
l'Accademia reale svedese delle scienze ha
assegnato il premio Nobel per l'economia a
William Nordhaus, per aver compreso gli impatti
economici del cambiamento climatico e aver
proposto l'uso di una carbon tax per
contenere il riscaldamento globale. Nordhaus
parte dal principio che l'ambiente è un
bene pubblico, da cui tutti traggono benefici ma
per cui nessuno paga. L'introduzione di una
tassa sui combustibili fossili guiderebbe il
mercato, e dunque le imprese, verso una
riduzione nell'utilizzo di questo tipo di fonti
di energia. Inoltre è sua la proposta di
un mercato delle emissioni, in cui si possano
scambiare crediti e debiti. Secondo l'economista
di Yale il capitalismo, attraverso opportuni
strumenti, può rispondere a questa
difficile sfida con cui l'umanità
è chiamata a confrontarsi.
[The Conversation Global; Andrew J. Hoffman, Ellen Hughes-Cromwick]
In Italia solo il quotidiano La Stampa
riportava in prima pagina la notizia del
rapporto pubblicato dall'IPCC, per il resto un
vuoto clamoroso. “12 Anni per evitare la
catastrofe”, il Guardian. “Un avvertimento
terribile dagli scienziati ONU”, Washington
Post. "Mantenere il riscaldamento a 1,5℃
implica un cambiamento radicale nel modello di
crescita", Le Monde. “L'ONU esorta a prendere
misure drastiche contro il cambiamento
climatico”, El País. Queste le prime pagine di
martedì sul catastrofico report
dell’IPCC, che
tiene banco in tutto il mondo, ma che nel nostro
Paese è passato quasi del tutto inosservato. "Eppure, passare da un
aumento della temperatura di un grado e mezzo a
uno di due sarebbe un disastro per tutto: dalla
siccità all’emigrazione, ai diritti umani. Ce ne
importa?", si chiede Emanuele Bompan su Linkiesta.
[Linkiesta; Emanuele Bompan]
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POPOLAZIONI
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I
dati di comunicazione su Twitter
possono essere utili per misurare il
grado di integrazione delle diverse
comunità di immigrati nelle
città. Lo ha
dimostrato un gruppo di ricercatori
guidato dall'ingegnere Fabio Lamanna
dell'Istituto de Fisica
Interdisciplinar y Sistemas
Complejos di Palma de Mallorca, in
un recente lavoro pubblicato su
PLOS ONE. Gli scienziati hanno
analizzato migliaia di Tweet
confrontando la lingua (determinata
attraverso il software di Google
Compact Language Detector) e la
geolocalizzazione. Così
facendo è stato possibile
identificare 35 comunità di
immigrati in 53 città. Sempre
utilizzando la geolocalizzazione
sono stati in grado di individuare
il quartiere di residenza degli
utenti e hanno così potuto
concludere se erano ben integrati
(guardando alla densità di
abitanti non immigrati nel
quartiere). Da quest'analisi emerge
che nei quartieri centrali di
Londra si osserva il più alto
grado di integrazione (non è
altrettanto vero per le
zone periferiche dell'area
metropolitana). Inoltre i
ricercatori hanno individuato quali
sono le comunità che tendono,
in media, a integrarsi
meglio. L'utilizzo dei dati Twitter
per questo tipo di studi supplisce
alle difficoltà nello
svolgimento di censimenti
sull'immigrazione, ma presenta dei
limiti. Le comunità con
età media più alta
sono poco rappresentate e alcuni
Paesi, come la Cina, sono esclusi
poiché non è permesso
l'accesso al
social network.
[National Geographic; Paul Buffa]
In un sondaggio condotto dal
Pew Research Center tra maggio e
luglio di quest'anno i cittadini di
10 Paesi europei hanno espresso
posizioni più moderate
sull'opportunità di
accogliere i migranti rispetto a
quanto ci si aspetterebbe considerando
le politiche dei loro governi
nazionali. In particolare nel
nostro Paese il 56% dei rispondenti
si è dichiarato favorevole ad
accogliere più rifugiati,
nonostante la Lega, uno dei due
partiti al Governo, stia seguendo
tutt'altra strategia. Risultati
simili sono stati registrati in
Germania e Svezia. Allo stesso
tempo, però, gli intervistati
si sono espressi compattamente
contro le politiche dell'Unione in
tema di immigrazione.
[The Atlantic; Krishandev Calamur]
Nutrire 10 miliardi di persone
entro il 2050 senza uscire dal
safe operating space della
Terra può
essere realizzabile ma è
necessario rispettare una serie di
condizioni sulla produzione e il
consumo di cibo. Una nuova ricerca
della Oxford Martin School si
è concentrata sull'impatto
che la
produzione di cibo ha sull'ambiente
attraverso lo sfruttamento del
suolo, l'utilizzo dell'acqua e
l'inquinamento degli ecosistemi
terrestri e marini. Se continuassimo
come stiamo facendo ora fino al 2050, tenendo conto delle previsioni di crescita della
popolazione,
verrebbero oltrepassati uno o
più planetary boundaries. I
ricercatori hanno poi considerato
una serie di opzioni per ridurre
questo impatto: l'adozione di diete
a maggior componente vegetale, il
miglioramento delle tecniche
agricole per limitare lo
sfruttamento del suolo, l'estrazione
di acqua dolce e l'uso di
fertilizzanti, la riduzione degli
sprechi alimentari
[Nature; Marco Springmann et al.]
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RICERCA E SOCIETÀ
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Nel libro
"Probabilità. Come
smettere di
preoccuparsi ed
iniziare ad amare
l’incertezza",
pubblicato lo scorso
anno da Carocci, il
logico matematico
Hykel Hosni riflette
sull'importanza di
una cultura
dell'incertezza. Se
l’istinto porta ad
assegnare una
connotazione
negativa
all’incertezza, il
ragionamento
razionale dovrebbe
portare in direzione
opposta. Una
maggiore confidenza
con i concetti
fondamentali della
probabilità
ci renderebbe prima
di tutto
cittadini
consapevoli del
nostro ruolo, capaci
di scegliere tra le
diverse opzioni,
anche politiche, che
via via si
presentano. Hosni
vuole spingere il
lettore non solo ad
accettare l'incertezza ma
addirittura ad
amarla. A che cosa
si ridurrebbero le
nostre giornate se
conoscessimo il
giorno preciso della
nostra fine come
esseri umani? La
recensione di Marco Taddia.
[Scienza in rete;
Marco Taddia]
Partecipare
a una
competizione
per
ricevere
fondi
di
ricerca
ha
un
impatto
positivo
sulla
quantità
e
la
qualità
degli
articoli
pubblicati
nei
cinque
anni
successivi
alla
richiesta
di
finanziamento. Vincere
la
competizione
non
ha,
invece,
un
effetto
significativo
sulla
produzione scientifica. È
quanto
emerge
dallo studio
condotto
da
Charles
Ayoubi,
Michele
Pezzoni
e
Fabiana
Visentin,
pubblicato
ad agosto
sulla
rivista
Research
Policy. I
tre
ricercatori
hanno
analizzato
i
dati
relativi
al
programma
di
finanziamento
SINERGIA,
promosso
dalla
Swiss
National
Science
Foundation. Confrontando
gli
scienziati
che
hanno
partecipato
al
bando
ma
non
hanno vinto
con
un
gruppo
che
non
vi
ha
partecipato
ma che
presenta
caratteristiche
simili,
si
vede
che
nei
cinque
anni
successivi
i
primi
pubblicano
il
43%
di
articoli
in
più
rispetto
ai
secondi. L'impact
factor
medio
delle
riviste
che
ospitano
le
pubblicazioni
dei
partecipanti
è
il
7%
più
alto
rispetto
a
quello
dei
non
partecipanti. Competere
per
un
bando
genera
anche
una
maggiore
capacità
di
espandere
la
propria
rete
di
collaboratori. Al
contrario
i
vincitori
del
bando
non
mostrano
un
aumento
significativo
della
loro
produttività,
né
in
termini
di
quantità
né
di qualità.
Due
peculiarità
del
bando
SINERGIA
potrebbero
aver
avuto
un
peso
importante
nel
determinare
questi
risultati:
poco
lavoro
amministrativo
per
gli applicants
e
la
richiesta
di interdisciplinarità.
[LSE Impact Blog;
Charles Ayoubi, Michele Pezzoni, Fabiana Visentin]
Tre Nobel
all'immunologia. Quest’anno
il
Premio
Nobel
per
la
Medicina
è
stato
assegnato
a
due
ricercatori,
James
Allison
e
Tasuku
Honjo,
per
le
loro
scoperte
nel
campo
dell’immunoterapia
dei
tumori. Ancora
in
immunologia
si
sono
svolte
le
ricerche
di
Greg
Winter,
Nobel
per
la
Chimica
2018,
per
lo
sviluppo
di
nuovi
approcci
tecnologici
per
sviluppare
anticorpi
monoclonali. Sono
quindi
tre
i
Nobel
dedicati
quest'anno
all'immunologia. Alberto
Mantovani
commenta
l'importanza
di
questo
riconoscimento
e
traccia
le
prospettive
future
dell'immunoterapia
oncologica,
dalla
ricerca
sulla
resistenza
di
alcuni
pazienti
a
queste
terapie
fino
alla
sfida
dei
vaccini
preventivi
e
terapeutici
contro
il
cancro.
[Scienza in rete;
Alberto Mantovani]
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