newsletter #74
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Giovedì scorso la World Health Organization ha
alzato il livello di allerta sull'epidemia di Ebola in
corso nella Repubblica Democratica del Congo,
precisamente nella provincia
nordorientale del North Kivu, al confine con Ruanda e
Uganda. L'elemento che rende incerto l'esito di questa
epidemia, che dal primo agosto ha
già causato 104 morti, è la guerra che
da anni affligge la zona. Gli
scontri tra i gruppi armati
delle Allied Democratic Forces e l'esercito della RDC
ha costretto gli operatori sanitari ha interrompere le
loro attività nella città di Beni, dove
33 persone sono state infettate dal virus
Ebola. L'instabilità dovuta alla guerra ha
inoltre reso la popolazione più diffidente del
normale, spingedola a rifiutare le cure offerte e a
non presentarsi ai centri di assistenza. A far salire
il livello dell'allerta è stata la registrazione
di un nuovo caso nella città di Tchomia, al
confine con l'Uganda, e ben 50 chilometri a nord di
Beni, segno che il virus si sta spostando. Se
il contagio interessasse i Paesi vicini, l'epidemia
potrebbe sfuggire dal controllo delle organizzazioni
sanitarie e assumere le proporzioni di quella
del 2014/2015 che causò migliaia di vittime. La
differenza è che oggi esiste un vaccino
sperimentale contro la malattia, che si è
ormai rivelato estremamente efficace. Sarà
cruciale però riuscire a somministrarlo a tutte
le persone che potrebbero essere entrate in contatto con
il virus. Credit: WHO / Tedros Adhanom
Ghebreyesus / Twitter.
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LA FISICA E LE DONNE
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Il
Nobel per la fisica è stato
assegnato quest'anno a tre
scienziati, tra cui una donna, che
hanno dato contributi fondamentali
alla fisica dei laser: lo
statunitense Arthur Ashkin, il
francese Gérard Mourou e la
canadese Donna
Strickland. Ashkin, oggi 96
anni, sviluppò tra gli anni
'70 e '80 i cosiddetti
optical tweezers, una sorta
di "pinzette ottiche", in grado di
intrappolare e manovrare oggetti
piccoli quanto atomi. Si sono
rivelati fondamentali nello studio
dei DNA e dei virus, sono alla base
di orologi atomici super precisi e
in generale hanno aperto i nostri
occhi sul mondo microscopico.
Mourou e Strickland hanno ricevuto
il premio per aver messo a punto una
tecnica, oggi chiamata chirped
pulse amplification (CPA), in grado di restituire
impulsi laser ultra corti di alta
intensità. La CPA ha
applicazioni in numerosi campi,
dalla chirurgia dell'occhio,
all'elettronica, alla diagnostica
medica e più in generale
nella biologia, nella chimica e
nella scienza dei materiali. La CPA
venne sviluppata dai due scienziati
alla fine degli anni '80 presso
la University of Rochester,
dove Strickland stava svolgendo il
suo dottorato sotto la supervisione
di Mourou. Ha fatto discutere il
fatto che oggi Strickland, terza
donna nella storia a ricevere il
premio Nobel per la fisica dopo
Marie Curie (1903) e Maria
Goeppert-Mayer (1963), è
"solo" associate professor
alla University of Waterloo.
[Quantamagazine; Michael Moyer e Natalie Wolchover]
La notizia della terza donna
nella storia
premiata con un Nobel per la fisica
arriva il giorno dopo la sospensione
del fisico Alessandro Strumia dal
CERN, per aver tenuto un seminario
giudicato sessista e offensivo venerdì
scorso, durante il workshop "High
Energy Physics and
gender". Strumia ha presentato
dati e statistiche estratti dal
più grande archivio di
articoli scientifici nel campo delle
alte energie (INSPIRE), per mettere
a confronto due teorie. La prima, da
lui definita MAINSTREAM,
è quella che sostiene che
esista una discriminazione contro le
donne nel campo delle alte energie,
la seconda, denominata
CONSERVATIVE, afferma invece
che non ci sia simmetria tra uomini e donne in
questa area della fisica (gli
uomini sono più capaci delle
donne o, peggio ancora, più
"portati per" questo tipo di studi) e dunque
che non si debba aspirare alla
parità tra i due sessi. I
dati, principalmente il numero di citazioni, presentati da Strumia hanno
confutato la prima teoria e
convalidato la seconda, dimostrando
inoltre che se una discriminazione
esiste questa avrebbe finora
penalizzato gli uomini e non le
donne. Nelle sue
slide, ancora
disponibili qui,
Strumia ha scritto frasi come
"Physics invented and built by men,
it’s not by invitation." e "Curie
etc. welcomed after showing what
they can do, got Nobels...". Inoltre
ha affermato di essere stato lui
stesso vittima di discriminazione
nel concorso per una posizione
nell'INFN, secondo lui ingiustamente
assegnata a una donna da una
commissione presieduta da una
donna. Nel suo comunicato il CERN,
guidato dalla fisica Fabiola
Gianotti, ha definito la
presentazione di Strumia
inaccettabile e contraria al codice
di condotta del Centro.
[The Guardian; Angela Giuffrida e Mattha Busbyn]
Tra le persone presenti al
seminario di Strumia c'era Jessica
Wade, post doc all'Imperial College,
che ha espresso il suo dissenso
prima in aula e poi su Twitter,
sottolineando come il fisico abbia
utilizzato i dati in maniera
scorretta per sostenere la sua tesi
(ad esempio usando il numero di
citazioni come misura della bravura
degli scienziati) e ha suggerito al
fisico italiano di leggere il libro
"Inferior. How Science Got Women
Wrong and The New Research That's
Rewritting the Story", scritto lo scorso anno
dalla giornalista scientifica Angela
Saini. Saini espone i risultati
di studi sociologi condotti
all'interno della comunità scientifica per mostrare come
questa abbia
considerato e consideri ancora le
donne come un gruppo "inferiore". La
discriminazione riguarderebbe le
assunzioni, ma anche il salario di
partenza e le possibilità di carriera. E le donne non sarebbero
meno "maschiliste" degli uomini, ma
anzi soffrirebbero dello stesso bias.
[Independent; Chantal Da Silva]
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LA DIFFICILE TRANSIZIONE ALL'OPEN ACCESS
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L'annuncio
di un ambizioso (e imminente)
piano di transizione
all'Open Access da
parte di un
consorzio di 12
agenzie nazionali di
finanziamento della
ricerca all'inizio
di settembre lascia ben
sperare, ma il
sistema da
rivoluzionare
è ben
radicato
nelle pratiche della
comunità
scientifica e gli
interessi privati
incredibilmente grandi.
Le case editrici
scientifiche hanno
margini di profitto
che raggiungono il
40% sfruttando un
"bizzarro" modello
di business,
che gli analisti
hanno definito
"triple pay
mechanism". Gli
Stati di fatto
pagano tre volte gli
articoli prodotti
dai loro scienziati:
la prima volta
attraverso lo
stipendio degli
autori che inviano gratuitamente
i loro articoli per la
pubblicazione, la
seconda volta quando
i ricercatori,
sempre a titolo
gratuito, eseguono
il lavoro di
revisione, la terza
quando pagano
l'accesso ai
contenuti
elettronici. Ma le
metriche di
valutazione basate
sul numero e
sull'impatto delle
pubblicazioni legano
i ricercatori a
queste riviste che
sfruttano un sistema
di monopolio per
aumentare
continuamente i
prezzi di
sottoscrizione. Nella
transizione
all'Open Access le
università si
vedrebbero poi
costrette a pagare
contemporaneamente
le commissioni per
l'accesso e quelle
per la pubblicazione
in OA. I boicottaggi
nei confronti dei
colossi
dell'editoria
scientifica, primo
fra tutti Elsevier,
organizzati sia a
livello
istituzionale che
individuale (con
esperienze come
Sci-Hub), non sono
state finora
sufficienti a
portare e a termine
questa
rivoluzione.
[Scienza in rete; Chiara Sabelli]
Secondo John Holmwood, sociologo alla
University of Nottingham, la transizione
all'Open Access sta privilegiando gli interessi
privati, sfruttando però l'idea che sia
per il bene comune. L'impegno politico
sull'Open Access sarebbe più che altro
motivato dalla necessità di accelerare la
trasmissione di conoscenza tra l'accademia e
l'industria e dunque ottenere più
rapidamente il ritorno sull'investimento fatto
in ricerca. Ma questo ritorno non sarebbe poi
distribuito tra i contribuenti che la hanno, di
fatto, finanziata. Inoltre il
modello di Open Access proposto privilegia il
consumo della ricerca rispetto alla sua produzione. Se infatti sarà necessario
pagare per pubblicare in Open Access, i
ricercatori dei Paesi più poveri potranno
sì consultare liberamente i risultati prodotti
dai loro colleghi dei Paesi ricchi, ma
difficilmente riusciranno a pubblicare i propri
lavori su
quelle stesse riviste. In altre parole si
passerebbe da un modello global open access
to publish a uno global open access to read.
[LSE Impact Blog; John Holmwood]
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RICERCA E SOCIETÀ
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Il Ministro
Bussetti ha
annunciato il 26
settembre la
nascita di
un'agenzia nazionale
per la ricerca, che
metta a sistema
tutte le
realtà
scientifiche
italiane, facendo
riferimento alla
proposta che il
Gruppo 2003 sostiene
da anni. Ma
l'agenzia promossa
dal Gruppo
2003 avrebbe
caratteristiche
diverse rispetto a
quelle prospettate
dal
ministro. Il
Gruppo ha
proposto un'agenzia
che abbia da una
parte competenze
politiche, come la
scelta delle
priorità e
dell’allocazione
delle risorse
globali e di ciascun
settore, dall'altra competenze
esecutive, come
identificare le
modalità con cui
dare una risposta
agli indirizzi del
Governo, valutando
l’appropriatezza
delle risorse messe
a disposizione e
segnalando i punti
di forza e di
debolezza della
ricerca nel Paese.
[Scienza in rete;
Gruppo 2003]
Il premio Nobel
per la fisiologia o
la Medicina è
stato assegnato
lunedì a
James Allison e
Tasuku Honjo, per aver
sfruttato il
sistema immunitario
per attaccare e far
recedere i
tumori. Allison
e Honjo hanno
scoperto due diverse
proteine, la CTLA-4
e la PD-1, che
agiscono come un
freno sul sistema
immunitario,
impedendogli di
attivarsi contro il
cancro. Nei primi
anni '90 i due
scienziati sono
riusciti a
dimostrare come, intervenendo
su questi "freni",
sia possibile
spingere il sistema
immunitario ad attaccare
e distruggere le
cellule tumorali. Inizialmente
le case
farmaceutiche hanno
opposto resistenza a
questo tipo di
terapie, considerate
così diverse
rispetto al
paradigma di cura
del cancro
(chirurgia,
radiazioni,
chemioterapia). È
stato grazie a una
piccola
società, la
Medarex, che l'immunoterapia ha
raggiunto i
pazienti oncologici. Il primo
farmaco basato su
questi meccanismi
è stato
approvato nel 2011 rivelandosi
incredibilmente efficace
nella cura di alcuni
tumori, anche metastatici.
[Science; Gretchen Vogel, Jennifer Couzin-Frankel, Dennis Normile]
Il
premio Nobel per la chimica è andato a Frances H Arnold, quinta
donna a ricevere questo riconoscimento, George P Smith e Gregory P
Winter, per aver sfruttato i meccanismi dell'evoluzione nello sviluppo di proteine utilizzate in biocarburanti e farmaci. Arnold, del California Institute of Technology, ha
ricevuto metà del premio per il suo lavoro sugli enzimi, i
catalizzatori delle reazioni chimiche. La scienziata identificò
una serie di mutazioni utili per far funzionare gli enzimi in
ambienti "industriali", ad esempio all'interno di un solvente, riducendo così
l'utilizzo di catalizzatori tossici. Smith e Winter, invece, sono
stati premiati per aver utilizzato i fagi, un tipo di virus in grado
di infettare i batteri, per studiare quali sono le proteine espresse
da certi geni. Winter ha poi osservato che intervenendo geneticamente
sui fagi è
possibile produrre una serie di anticorpi, che appaiono sulla
superficie del virus stesso. Questo meccanismo è alla base di farmaci
contro le malattie più diverse, da alcuni tipi di tumore alle patologie autoimmuni.
[The Guardian;
Nicola Davis]
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