newsletter #73
 |
È stata scoperta nella biblioteca della Royal
Society di Londra la lettera in cui Galileo Galilei
critica il sostegno al modello geocentrico da parte
della Chiesa cattolica. La lettera risalirebbe al
dicembre del 1613 ed è indirizzata all'amico e
matematico pisano Benedetto Castelli. Il documento
potrebbe confermare che la copia che il frate
domenicano Niccolò Lorini
consegnò al tribunale dell'Inquisizione a Roma
nel 1615 non
era stata modificata ad arte, come sostenne a lungo lo stesso
Galileo, ma era effettivamente l'originale. Solo
successivamente Galileo avrebbe moderato i toni della
lettera, che Castelli gli aveva nel frattempo restituito, per evitare ciò che poi accadde: il
processo e la condanna per eresia. A trovare la
lettera è stato Salvatore Ricciardo, post-doc
in storia della scienza all'Università di
Bergamo. I documenti della biblioteca indicano che la
lettera è stata inclusa nel catalogo nel 1840,
ma è
probabile che fosse lì già da un
secolo. Potrebbe essere passata
inosservata poiché gli studiosi di Galileo consultano naturalmente la British Library,
piuttosto che la biblioteca della Royal Society. Credit: Mr.Shoval / Wikipedia. Licenza: Public Domain.
|
LA SCIENZA DEI TEST DELLA PERSONALITÀ
|
Dall'analisi dei questionari di 1,5 milioni di
persone, un gruppo di ricercatori
della University of California San Diego
ha identificato quattro tipi di
personalità che sarebbero rappresentativi
della maggioranza dei rispondenti:
reserved, self-centered , role
model e average (la categoria
più popolata) . La ricerca è
stata pubblicata la scorsa settimana su Nature
Human Behaviour. I questionari
considerati misurano i cinque fattori del
modello, la teoria psicologica
secondo cui esistono cinque tratti salienti
(estroversione, amichevolezza, coscienziosità,
instabilità emotiva e
apertura mentale) che
permettono di prevedere i comportamenti umani,
come l'inclinazione per un certo
tipo di lavoro, la forza delle relazioni
interpersonali, persino la probabilità di
sviluppare malattie mentali o fisiche. I
questionari restituiscono
però uno spettro continuo: ognuno di noi
può avere una diversa combinazione di
punteggi. I ricercatori statunitensi hanno
impiegato un algoritmo di machine learning
preso a prestito dalla fisica delle
particelle per raggruppare le risposte. Il
software è stato prima allenato su un campione di 150 000
questionari, da cui ha appreso il numero e le
caratteristiche delle quattro categorie. Ad
esempio la categoria media è popolata da
profili con punteggi alti su
instabilità emotiva ed estroversione, bassi su
apertura e medi su amichevolezza e
coscienziosità, mentre la categoria
self-centered è caratterizzata da
estroversione elevata, instabilità media,
scarsa apertura mentale, coscienziosità e
amichevolezza. L'algoritmo
ha poi processato i dati restanti, confermando
la validità di questa
categorizzazione. L'analisi mostra come sia possibile
sintetizzare una grande quantità di
dati. Se però questa classificazione sia utile per prevedere i nostri
comportamenti resta da dimostrare.
[Scientific American; Dana G. Smith]
La versione digitale del paradigma Big Five
è stata sfruttata dalla società
Cambridge Analytica, specializzata nella
pianificazione
di campagne informative di microtargeting, per influenzare le elezioni presidenziali
americane del 2016. Cambridge Analytica ha
ottenuto i dati Facebook di 50 milioni di
elettori americani da Aleksandr Kogan, un
ricercatore dell'Università di Cambridge
che aveva collaborato allo sviluppo di un
modello che assegnava un punteggio a ciascun
tratto di personalità a partire
dall'attività degli utenti sul social
network (reti di amicizia, 'Like', commenti).
[University of Cambridge; Communication
Office]
Il risultato pubblicato su Nature
Human Behaviour arriva pochi giorni dopo la
pubblicazione del libro "The Personality
Brokers: The Strange History of Myers-Briggs and
the Birth of Personality Testing", in cui
Merve Emre
raccontata la storia del test della
personalità più diffuso negli
uffici delle risorse umane, il
Myers-Briggs Type Indicator (MBTI). Ogni
anno due milioni di persone in 26 Paesi del mondo si sottopongono a
questo test: aspiranti impiegati, studenti,
soldati, persone in cerca di un partner. Il test
è basato sull'intuizione di Katharine
Briggs e di sua figlia Isabel Myers:
ciascuno di noi può essere classificato
in base a quattro caratteristiche dicotomiche (
estroversione / introversione, intuizione / riflessione,
razionalitè /istinto, giudizio /
percezione). Emergono così 16 tipi
diversi (le combinazioni possibili di quattro
variabili ciascuna con due valori). Emre
conclude che l'MBTI non ha alcuna base
scientifica e che è uno dei prodotti
più insensati del capitalismo. Del resto
anche l'Educational Testing Centre, l'organo che
amministrava uno dei primi test per l'ammissione
ai college americani, studiò l'MBTI e
concluse che non aveva alcuna base scientifica
(più di metà di coloro che
ripetevano due volte il test ottenevano
risultati diversi, la maggior parte dei profili
non poteva essere assegnato ai valori estremi di
ciascuna caratteristica ma piuttosto cadeva nel
mezzo).
[The New Yorker; Louis Menand]
|
|
QUANTO CI COSTA IL CAMBIAMENTO CLIMATICO?
|
Saranno
gli Stati Uniti e la Cina a pagare
il prezzo più alto per gli
effetti del cambiamento
climatico. Ad affermarlo
è un articolo pubblicato
lunedì sulla rivista
Nature Climate Change che
offre una stima del costo
socioeconomico legato a ciascuna
tonnellata di CO2
emessa per oltre 200 Paesi. Il
lavoro considera per la prima volta
il contributo dei diversi Stati
separatamente, e questo aumenta la
sua importanza anche a livello
politico, soprattutto in vista della
prossima Conferenza delle Parti, che
si terrà a dicembre a
Katowice in Polonia e che
discuterà delle sorti
dell'accordo di Parigi. I due maggiori emettitori, USA
e Cina, perderebbero 48 e 24
&dollar per tonnelata rispettivamente, e il costo
globale ammonterebbe a 400&dollar
per tonnellata (questo
significherebbe che solo nel 2017
abbiamo perso 16 000 miliardi
di dollari). I risultati confermano
inoltre le disuguaglianze tra i
Paesi ricchi e quelli in via di
sviluppo, che hanno emesso meno
finora ma pagano già conseguenze
più gravi (Canada e Russia
guadagnano ancora dalle emissioni di
biossido di carbonio, mentre l'India
perde 10 &dollar per ogni tonnellata).
[Nature; Editorial]
Entro la fine del secolo
potrebbero essere 13 milioni i
cittadini statunitensi costretti a
spostarsi a causa del cambiamento
climatico. Questa la stima di
uno studio pubblicato lo scorso anno
su Nature Climate Change che ha
considerato l'effetto
dell'innalzamento dei mari e della
temperatura sulle
popolazioni che abitano le coste del
Paese. Sei milioni le persone
costrette a spostarsi solo in
Florida. La migrazione annunciata
sarebbe paragonabile alla cosiddetta
Great Migration, che
tra il 1910 e il 1970 vide sei
milioni di afroamericani spostarsi
dagli stati del sud verso le
città industrializzate del
nord. Tuttavia, mentre la Great
Migration interessò un numero
ristretto di stati, il fenomeno che
abbiamo davanti riguarderà
probabilmente tutto il Paese, con
gli abitanti delle coste che
cercheranno rifugio all'interno e in
regioni più elevate.
[The Guardian; Oliver Milman]
|
|
RICERCA E SOCIETÀ
|
Sono più di
5 000 gli
scienziati tedeschi che
hanno pubblicato
articoli sulle
cosiddette riviste
predatorie. Sarebbero
400 000 i
ricercatori coinvolti a livello
globale. Il
volume del fenomeno
è triplicato
dal 2013 a oggi. È
quanto ha scoperto
un team
di
giornalisti
investigativi,
appartenenti a
diversi Paesi tra cui
Germania, Francia,
Austria, Norvegia, India, Corea del
Sud, analizzando
oltre 175 000
articoli pubblicati
su riviste
pseudo-scientifiche:
pagare per
pubblicare ottenendo
anche il timbro di
garanzia di un
rigoroso processo di
peer
review. Creando
identità
fasulle, i
giornalisti sono
riusciti a
pubblicare articoli
del tutto inventati
in pochi giorni,
scoprendo che spesso
non veniva condotta
alcuna revisione. Il
giro di affari delle
riviste predatorie
non si limita
all'editoria, ma
riguarda anche le
conferenze
scientifiche. Molti
ricercatori hanno
dichiarato di aver
accettato di
pubblicare su questi
giornali a causa
delle pressioni
subite per ottenere
posizioni di lavoro stabili o
avanzamenti di
carriera. (L'inchiesta
pubblicata sul
Süddeutsche Zeitung
Magazin è
stata tradotta in
italiano da
Internazionale,
n.1274).
[NDR, Suddeutsche
Zeitung in
collaborazione con
The Guardian, Le Monde,
New Yorker, Indian
Express, Newstapa e altri]
Ci sono anche due
italiani tra gli 11
astri nascenti della
scienza individuati
dal Nature Index in
combinazione con il
League of Scholars
Whole-of-Web (WoW)
ranking. Si
tratta di Silvia
Marchesan, chimica
dell'Università
di Trieste, e
Giorgio Vecchiano, ecologo
dell'Università
di Milano. L'analisi
si è
concentrata su 500
ricercatori con
pubblicazioni in 82
riviste indicizzate
nel 2017 e che hanno
pubblicato il primo
articolo meno di 20
anni fa. Gli 11
astri nascenti hanno
mostrato una
crescita annuale nel numero
di citazioni e hanno
ottenuto un
punteggio elevato
nel ranking WoW, un
algoritmo simile al
Google PageRank che
valuta la
capacità di
creare reti di
collaboratori e l'impatto
della ricerca anche
fuori dall'ambito accademico.
[Catherine Armitage,
Katherine Bourzac,
Elie Dolgin e Smriti
Mallapaty; Scientific American]
L'espulsione
di
Peter
Gøtzsche
dalla
Cochrane Collaboration,
proposta
lo
scorso
13
settembre
dal
direttivo
della
stessa
organizzazione,
ha
aperto
una
crisi
all'interno
della
storica
associazione
votata
Evidence
Based
Medicine.
La decisione
è
probabilmente
motivata dalla
critica mossa a
luglio dal Nordic
Cochrane Center
alla
revisione sul
vaccino HPV, che la
collaborazione aveva
pubblicato a maggio
di
quest'anno. L'epidemiologo
Eugenio Paci ha
commentato
l'accaduto
ripercorrendo
un
caso
simile
sullo
screening
mammografico
[Eugenio Paci;
Scienza in
rete]. La
decisione
di
espellere
Gøtzsche
ha
causato
le
dimissioni
di
quattro
membri
del
direttivo.
Il
network
italiano
della
Cochrane
riflette sull'accaduto
[Network italiano Cochrane;
Scienza in
rete]. Infine
Luca
Carra
ha
intervistato
Tom
Jefferson,
autore
insieme
a
Jørgensen
di
un
editoriale,
pubblicato
sul
British
Medical
Journal
a
marzo
del 2018
dal
titolo
“Redefining
‘E’
in
EBM”,
dove
la
E
andrebbe
intesa
come
"Ethics"
oltre
che
come
"Evidence"
[Luca Carra;
Scienza in
rete]
|
|
Segui Scienza in rete
|
|
Se non vuoi più ricevere la newsletter clicca qui
|
|
Con il sostegno di: |
 |
By: |
 |
|
Con l'entrata in vigore della nuova norma sulla
protezione dei dati (Regolamento UE 679/2016) abbiamo
modificato l'Informativa sulla privacy: leggi qui i tuoi diritti e le modalità con cui Zadig garantisce la protezione dei dati personali. |
|